È USCITO IL NUMERO 83 DE LO SPEKKIETTO
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- Scritto da LoSpekkietto
- Categoria: Cronaca
Siamo lieti di annunciare che il numero 83 del periodico "Lo Spekkietto" è finalmente disponibile! Ricco di articoli interessanti, approfondimenti e notizie locali, questo numero è imperdibile per tutti i nostri tesserati.
Cosa troverete all'interno?
- Via Matteotti in ostaggio: approfondimento su casa Galeazzi, l'edificio pericolante che sta bloccando la strada da piu di 2 anni
- La nuova Proloco: Novità e progetti futuri dell'associazione locale Proloco.
- Consiglio comunale dei ragazzi: Le attività e le iniziative del consiglio comunale giovanile.
- BASKET: un'alternativa per lo sport dei ragazzi nella Valle Del Senio
- Viabilità, intervista al Sindaco: Un'intervista al Sindaco sui temi della viabilità compromessa dalle frane
- Chiude l'asilo Santa Dorotea: Approfondimento sulla chiusura dell'asilo delle suore
Come ricevere la tua copia:
Il numero 83 è disponibile per tutti i tesserati de Lo Specchio APS, che lo riceveranno a casa nei prossimi giorni. Oppure vi aspetta da Ciata.
Non perdere l'occasione di rimanere aggiornato sulle ultime novità della nostra comunità!
Il ritorno di Trump
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- Scritto da Lorenzo Sabbatani
- Categoria: Attualita
Il trionfo di Trump su Kamala Harris lo scorso 6 novembre è stato netto; e lo è stato in misura maggiore rispetto alle elezioni del 2016 nella corsa alla presidenza contro Hillary Clinton. Questa volta, Trump ha vinto anche nel voto popolare, col 51% delle preferenze a livello federale – anche se, nel sistema elettorale americano, conta conquistare il maggior numero di grandi elettori (270 è la soglia minima), e la lotta più serrata si consuma negli Stati cosiddetti “in bilico” (swing states), ossia quelli che storicamente non sono né rossi (repubblicani) né blu (democratici), come Pennsylvania e Georgia, Michigan e Iowa. Trump non ha solo vinto in questi Stati, ha vinto oltremodo dove non si sarebbe neanche lontanamente pensato1: per questo ha migliorato di molto i risultati del 2016. Trump ha ottenuto voti – dicevamo – dalla maggioranza degli americani, persino all’interno di fasce sociali che tradizionalmente votavano dem: latinos ed elettori non bianchi, ossia le minoranze etniche, per le quali ha pesato l’inflazione e la religione (Trump sarebbe passato dal 33% a quasi il 50% dei votanti non bianchi)2. Trump, inoltre, con questa vittoria, è stato il solo presidente della storia degli States ad essere eletto per la seconda volta in maniera non consecutiva (2016/2024), l’unico assieme a Grover Cleveland, presidente dem, più di 130 anni fa (1885/1993): nonostante l’anzianità, l’assenza di una alternativa migliore e più giovane, gli scandali che gravano a suo carico, Trump è apparso – di nuovo – come la «grande novità» del panorama politico statunitense, come il «vero successore di se stesso».
Molti prospettavano Trump come favorito, specie dopo essere sopravissuto a due attentati in due distinte occasioni di comizio elettorale – fatti che hanno indiscutibilmente rafforzato la sua immagine in tutto il mondo (non è di certo poco). Che ci piaccia oppure no, il Tycoon newyorkese diventerà il 47esimo presidente USA e si insedierà a Washington, nello studio Ovale della Casa Bianca, a partire dal 20 gennaio prossimo, dopo che Joe Biden avrà terminato il suo mandato. Ecco dunque che il caro e (soprattutto) vecchio Donald è “risuscitato” ed è tornato a guidare l’America più forte che mai, nonostante la sua precedente sconfitta nel 2020, l’assalto di Capital Hill che lo adombrò, la perquisizione della villa a Mar-A-Lago da parte dell’FBI, i molteplici scandali, le condanne e la “galera” che sembravano ormai aver decretato la fine della sua carriera politica (a 78 anni, non si può dire che non abbia grinta). In altri Paesi forse tutto questo non sarebbe potuto accadere, ma – ehi – non in America (e qui non so se scrivere: “meno male, non siamo più gli unici a collezionare figuracce” o “sì, ma devono ancora mangiarne di pasta asciutta”).
Analizzando i dati elettorali, rispetto alle elezioni del 2016, questa volta la vittoria di Trump è stata totale e più generalizzata, segno che sono diversi i fattori da considerare per la grande rilevanza che hanno avuto a bilancio del risultato finale. Mettiamoci pure che Kamala è stata scaraventata nella corsa alla presidenza a cento giorni dalle elezioni, e che Trump partisse come favorito rispetto a un Biden sempre meno presentabile; che in America, sebbene ci sia già stato un presidente nero, non è giunto ancora il momento di eleggere una presidente donna; che in fatto di comunicazione, lo staff di Harris non è riuscito a stare al passo con Trump, il quale ha centrato specifici canali d’informazione e ha saputo raccogliere i malumori attorno ai temi principali della politica interna, come l’economia e l’immigrazione.
In realtà, il Tycoon è apparso parecchio sotto pressione rispetto a Harris nell’ultimo periodo, mancando a diversi appuntamenti con il pubblico (cancellandoli di fatto), tra cui: 60 minuts – la più autorevole e temuta trasmissione giornalistica americana – NBC, poi con CNBC, poi con la redazione del più grande quotidiano di Detroit; ha toppato in diversi comizi, è stato umiliato da un elettore negli studi di Univision (tv dal pubblico latinoamericano) ed è andata male persino da Fox News, il cui pubblico è repubblicano. Ciononostante, niente di tutto questo si è tradotto in un crollo nei sondaggi e non è chiaro – come scrive Francesco Costa – «se questo ci dica di più dell’America o dei sondaggi», i quali, di fronte all’incertezza, producono tutti risultati simili e tendono a limitare i rischi. Forse, a discapito dei buchi nell’acqua, la sua popolarità è da ricercare nel suo stile comunicativo da comizio – che Trump stesso definisce the weave – fatto di frasi perentorie, brevi e sconnesse, alternate a entrate sceniche, musica anni 70/80 su cui oscillare per svariati minuti, attacchi deliberati sotto il velo di minacce: tutto per fa attirare l’attenzione su di sé, prendersi il palco, galvanizzare i suoi e ossessionare i media e gli osservatori internazionali. Inoltre, se Harris passava il tempo a saltare da un canale all’altro e da un comizio all’altro per non cedere terreno allo sfidante, Trump ha dominato la scena nei podcast (i giornali parlano di «podcast election», vedi Joe Rogan) e sui social media, dove l’età dei votanti si abbassa e dove si accentuano le polarizzazioni. L’ultima fase della campagna elettorale ha visto i rispettivi candidati intercettare il consenso presso nicchie di pubblico definite al di fuori del loro elettorato: Kamala ha cercato di convincere gli indecisi specialmente tra donne e afroamericani; Trump cercava il «bro vote» – il voto dei giovani under 30, tradizionalmente spostati verso sinistra. Lo staff di Trump, inoltre, non ha mai perso l’occasione di denigrare i democratici attraverso la strumentalizzazione delle notizie e la montatura di spot mirati (i 6,5 mln di dollari spesi per lo spot contro le parole di Kamala per normalizzare la «transizione» di donne transgender detenute con l’ausilio di fondi pubblici ha fatto guadagnare a Trump 2,7 punti percentuali rispetto ad Harris (vedi Future Forward) e la trasmissione di fake news (celebre l’intento di accostare Harris al producer P. Diddy, coinvolto nel recente scandalo per l’accusa di stupro di decine di donne del mondo dello spettacolo).
Un viaggio tra storia, natura e memoria: La Memoria degli Alberi
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- Scritto da LoSpekkietto
- Categoria: Cultura
Siamo felici di invitarvi alla presentazione del libro e alla visione del documentario La Memoria degli Alberi, un'opera unica e affascinante realizzata da Lo Specchio APS con la redazione di Lo Spekkietto.
Quando?
Venerdì 10 Gennaio 2025, alle ore 20:30
Dove?
Presso il Cinema Senio, in Via Roma, Casola Valsenio.
Attraverso la regia di Eolo Visani, le riprese di Cinzia Caruso e le spettacolari foto aeree di Luca Baldassarri, con il supporto di Antenna 306, scopriremo come gli alberi, pur essendo immobili e muti, siano straordinari testimoni della nostra storia e portatori di memoria.
Un’occasione imperdibile per riflettere sul legame tra l’uomo e la natura, e per lasciarsi ispirare da un progetto che celebra il tempo, il paesaggio e le generazioni.
Vi aspettiamo per vivere insieme un’esperienza che resterà nel cuore!
In collaborazione con:
L'Amministrazione Comunale di Casola Valsenio e APS Cinema Senio.
I nuovi libri di Renato Soglia
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- Scritto da Benedetta Landi
- Categoria: Cultura
Nel mese di gennaio 2024 sono stati pubblicati dalla prestigiosa Casa Editrice “Ricordi” di Milano gli ultimi libri scritti da Renato Soglia: si tratta di quattro volumi (due dedicati alla Tromba e due al Trombone) che compongono un’opera innovativa nello studio della tecnica musicale, che colma anche lacune importanti che spesso emergono negli esecutori per ciò che concerne l’impostazione, la tecnica, la velocità e l’agilità, doti indispensabili per eseguire tutte le musiche scritte per questi strumenti.
La struttura dell’opera è molto agile e flessibile, quindi si adegua alla metodologia propria di ogni docente, lasciandogli un ampio spazio di proposta e interazione didattica. Tutti i capitoli e gli esercizi di tecnica in essi contenuti sono proposti in modo estremamente graduale: ogni esercizio, infatti, è propedeutico a quello successivo. Questa nuova opera, unica nel suo genere, offre una straordinaria ricchezza di materiali presentati attraverso sette diversi capitoli, i quali si suddividono a loro volta in diverse unità: in ciascuna di esse viene indicato il range della velocità di esecuzione, dalla più lenta a quella più veloce, e viene lasciata ampia libertà di insegnamento ai docenti affidando a loro il compito di indicare agli alunni l’andamento del brano e il limite dell’estensione sonora sulla quale esercitarsi nelle singole unità. Per questo motivo il volume può essere utilizzato, con diversa modalità di esecuzione-studio, sia da professionisti, sia da studenti. Ogni capitolo si conclude con un accertamento delle competenze acquisite, dove vengono presentati alcuni studi che riassumono gli argomenti e le difficoltà presenti nel capitolo. Questi studi, oltre a rappresentare un ottimo strumento di valutazione, autovalutazione e verifica delle abilità tecniche apprese nel capitolo, possono essere eseguiti anche in occasione di saggi, concerti pubblici e concorsi. Le prefazioni dei volumi sono state curate da due musicisti d’eccellenza: Francesco Tamiati (Prima tromba del Teatro alla Scala e dell’Orchestra Filarmonica della Scala di Milano) e Enzo Turriziani (Primo trombone dei Wiener Philharmoniker e dell’Opera di Stato di Vienna).
L’opera di Renato Soglia è stata recensita su “Risveglio Musicale”, rivista nazionale dell’ANBIMA (Associazione Nazionale Bande Italiane Musicali Autonome), nonché presentata dall’autore al Conservatorio di Milano: «In data 23 marzo 2024 sono stato invitato al Conservatorio di Milano a presentare i due volumi», dice Renato. «Ciò che mi ha fatto più piacere è stato confrontarmi sia con i docenti, sia con i moltissimi alunni presenti ed esporre, con esempi pratici e grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, le differenze didattiche e metodologiche che caratterizzano quest’opera mettendola a confronto con oltre quattrocento testi di didattica specifica della tromba, scritti da autori di ogni nazionalità, pubblicati tra la fine del 1700 e i giorni nostri. In occasione della presentazione ho anche avuto il piacere (e l’onore) di poter contare sulla presenza e collaborazione del Maestro Francesco Tamiati, prima tromba dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, che ha preso la parola e ha messo in evidenza diverse peculiarità della pubblicazione con esempi pratici sull’utilizzo di quest’opera e caldeggiando a tutti i presenti di utilizzarla con la finalità di affrontare, con maggior consapevolezza, le difficoltà tecniche presenti nei repertori sinfonico, operistico e concertistico della letteratura della Tromba. Seguiranno altre presentazioni, in autunno 2024 e primavera 2025 in diversi Conservatori Italiani.»
Benedetta Landi
Intervista a Giorgia Ricciardelli
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- Scritto da Benedetta Landi
- Categoria: Attualita
Sono più di un centinaio le abitazioni e le attività commerciali che ad oggi custodiscono al loro interno una delle opere di Giorgia Ricciardelli. Tutti la conoscono per il suo doppio lavoro come farmacista e all’interno del negozio di famiglia, ma oltre a questo Giorgia porta avanti da sempre anche la passione per l’arte e il disegno. Ho deciso quindi di intervistarla per far conoscere a tutti i lettori questo suo talento.
Quando hai iniziato a disegnare e com’è nata questa passione?
«Non c’è un momento preciso. Ho sempre disegnato. I miei genitori mi dicevano sempre che ero portata e insistevano affinché io mi iscrivessi ad una facoltà artistica oppure ad architettura… io invece, convinta che poi non sarei riuscita a trovare lavoro, scelsi di fare “Chimica e tecnologie farmaceutiche”. In casa mia l’arte c’è sempre stata: mia mamma disegnava le maioliche a Faenza e mia zia era restauratrice d’arte e ceramista, quindi da piccola sono cresciuta in mezzo all’arte. In realtà a me non è mai piaciuto troppo disegnare! O almeno, è quello che ho sempre detto… ma con il tempo ho dovuto ammettere che nel farlo trovo qualcosa di rilassante. Poi mi immedesimo talmente tanto nei miei progetti che alla fine mi diverto anche!»
Fai un lavoro molto diverso: apparentemente la scienza e l’arte possono sembrare due mondi opposti…
«Ho sempre avuto due passioni: da una parte la chimica e la matematica, dall’altra la letteratura e la storia dell’arte. Se avessi dovuto fare una scelta di cuore, avrei scelto di studiare lettere, quindi comunque una materia umanistica. Ma in quel momento mi dissi “non c’è lavoro” e quindi scelsi una cosa che comunque mi piaceva, perché amavo la matematica e le materie scientifiche. Mi sono detta: faccio il mio lavoro, che comunque mi piace, ma nello stesso tempo coltivo le altre mie passioni: il disegno, la lettura, i viaggi… ho quindi portato avanti entrambe le strade di pari passo.»
Cosa rappresenta per te il disegno – e l’arte in generale?
«Hai presente quando scarabocchi parlando al telefono? È una cosa che fai in automatico. Per me succede più o meno la stessa cosa: disegnare mi rilassa, mi aiuta a staccare. Quando ho un’idea, non mi fermo finché non la finisco, mi immergo… possono passare le ore e non me ne accorgo finché il mio progetto non è arrivato alla fine. Sono convinta di una cosa: DISEGNARE FA BENE!»
Quali tecniche usi nei tuoi disegni?
«Il mio modo di disegnare attuale è nato grazie ad un errore! Io parto facendo il disegno a colori e solamente alla fine traccio le linee nere di contorno. E questo partì da un errore: dovevo rappresentare Via Matteotti (da innamorata di Casola quale sono, Via Matteotti ce l’ho in tutte le forme, anche perché ho abitato lì per 18 anni!) su una tela, per regalarla a mio babbo. Ero partita con l’idea di fare un disegno che fosse in bianco e nero, ma non è venuto come volevo, e così mi sono detta “proviamo a farlo a colori”. Feci il disegno con le tempere e solo alla fine tracciai tutte le linee e i dettagli (porte, finestre, ecc.) con il pennarello indelebile. Mi piacque talmente tanto che tutti i disegni successivi li ho fatti con questa tecnica. Ho creato il mio stile. Non ho mai fatto corsi di disegno, sono un’autodidatta.»
Tu utilizzi sia la tela che la tavoletta digitale. Che differenza c’è tra queste due modalità?
«In digitale è un altro mondo... sono sempre stata appassionata di manga e anime, ed era il mio sogno era quello di utilizzare un giorno la tavoletta digitale! Ora che ce l’ho la utilizzo molto! La tela mi piace, ma ti mette più ansia! Sulla tavoletta cancelli facilmente un eventuale errore, lì no. Io sono così: se faccio un errore su carta, strappo il foglio e rifaccio. Uguale sulla tela! Spesso ho lavato via tutto con la spugna per poi ricominciare da capo. Un altro vantaggio è sicuramente quello del tempo: generalmente impiego tra le 8 e le 12 ore per fare un disegno con due soggetti su tavoletta. Con la tela i tempi sono invece più lunghi: devi fare diversi trattamenti e devi inoltre aspettare che si asciughi prima di poter proseguire.»
Nei tuoi ritratti c’è un grande lavoro di cura dei dettagli, i soggetti sono identici agli originali! Come riesci a rappresentare in modo così fedele alla realtà le persone, a cogliere le loro espressioni e particolarità?
«Quando qualcuno mi commissiona un ritratto, gli chiedo sempre di inviarmi alcune foto di primi piani e di darmi più informazioni e dettagli possibili: orecchini, tatuaggi, vestiti preferiti… più dettagli ritrovi nel disegno, e più ti ci rivedi. Di per sé i miei non sono ritratti realistici, gli occhi sono sempre molto grandi e le guance marcate… ma sono i piccoli dettagli a fare la differenza, a far si che ci sia poi una somiglianza con il soggetto reale. La cosa fondamentale è riuscire a cogliere le espressioni. Il resto poi viene da sé!»
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