Autore: Francesco Rivola

Sulle Tracce di Herman Hesse e Corto Maltese

Sulle tracce di Hermann Hesse e di Corto Maltese nel Canton Ticino- Cronaca di un’improbabile pomeriggio di mezz’autunno

Personaggi:
Marco Zapparoli, autore dei testi di un libretto: “L’autunno d’oro di Klingsor”. Solo casualmente l’essere editore del primo libro di successo di Cristiano Cavina l’ha avvicinato maggiormente a Casola.
Alessandro Righini, ben conosciuto nel casolano, iniziatore dello scoutismo locale e grande estimatore di Ugo Pratt.
Maurizio Montefiori, ha curato in passato la parte fotografica de’ “Lo Specchio” e anche quella del suddetto libretto.

I personaggi siedono ad un tavolo del Grotto Postmonte, vicino a Lugano, in un tranquillo pomeriggio di mezzo autunno....
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UNA RECENTISSIMA PUBBLICAZIONE SUI CERONI DEL SENIO

Nell’ambito dell’ultimo incontro della Consorteria dei Ceroni che si tiene ogni anno a Casola Valsenio, o in altri luoghi come Serina nel bergamasco, nella data, o dintorni, di S. Giacomo Apostolo, quest’anno abbiamo avuto la sorpresa della presentazione di ben due opere edite in questi giorni. La prima dell’amico Renato Ceroni, dal titolo Il casato Ceroni, edita a cura della Consorteria, l’altra di Baroncini Cristina: Il potere di una Consorteria: i Ceroni della valle del Senio (secoli XV-XVII).
Tralasciando di trattare del libro ponderoso di Renato Ceroni che riteniamo indicato per iniziati nel campo della genealogia e che comunque non potrebbe riscuotere la curiosità della maggioranza dei nostri lettori, diremo qualcosa sul libro della dott.ssa
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LA RISPOSTA DELL’A.C. CASOLA

Abbiamo ricevuto dall’A.C. Casola, nella persona del suo presidente Giacomo Mogardi, una lettera di risposta a quella di Manuel Andreottiintitolata ‘L’ennesimadelusione&quot, che avevamo pubblicato pochi giorni fa, in cui Manuel lamentava scarsa considerazione per il lavoro svolto in questi anni. Pubblichiamo volentieri la lettera di Giacomo e naturalmente rimaniamo disponibili a ulteriori commenti (nella speranza che dalla polemica personale si passi anche a un dibattito più costruttivo sulle difficoltà di gestire l’A.C. Casola così come tutte le altre associazioni basate esclusivamente sul volontariato).
Sono Mogardi Giacomo,
Presidente dell’A.C. Casola, non per merito ma per bisogno e passione, perché credo in quello che faccio.
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L’ ENNESIMA DELUSIONE

Complimenti! Il ringraziamento più sincero alla società A.C. Casola Valsenio! Mi hanno tolto anche l’ultima delle passioni legate al calcio del nostro paese! Grazie!!!
Ma andiamo per ordine: tre anni fa mi è stato chiesto di gestire i pulcini del nostro paese, entusiasta dell’offerta ho subito accettato chiedendo in cambio una piccola clausola: avere la possibilità di portare avanti negli anni 10 o 11 ragazzi che si racchiudevano in quella fascia di età dei nati tra il 1991, 1992 e 1993. Mi è stato risposto che non ci sarebbe stato il minimo problema e che anzi li avrebbe privati di un pensiero in più negli anni avvenire.
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TEATRO A CASOLA

Un po’ di voce,
un po’ di gesti,
un po’ di idee
un po’ di musiche,
un po’ di trama,
un po’ di emozioni,
un po’ di personaggi,
un po’ di parole,
un po’ di ombre,
un po’ di costumi,
un po’ di canzoni,
un po’ di sogni,

ed ecco il teatro si può spalancare,
lo spettacolo può iniziare…………………..

Signore e signori la Compagnia dei ‘Sognattori’ di Casola Valsenio presenta ‘ Sogni d’amore’ ….
Buon divertimento!

Ma che compagnia è? Non si era sentita mai nominare prima! Da dove vengono gli attori?
Eccoli qua….. io, che aprivo il teatrino dei Vecchi Magazzini tutti i lunedì, vi racconto come è veramente andata.
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Il nostro Arci

Parecchi mesi fa, non ricordo di preciso quando, avevo letto l’articolo di Alessandro Righini sui quarant’anni di Don Giancarlo Menetti a Casola.
Mi avevano colpito molte cose- sopratutto la scena bellissima del Ronce che per primo andò a portargli il saluto di Casola- e mi ero ripromesso di scrivere qualche cosa.
Poi il tempo passa, e ci si ritrova sempre ingavagnati in un sacco di cose da fare, quasi tutte non proprio fondamentali, e ci si dimentica.
Oggi ho saputo che Don Giancarlo è stato poco bene, e così inizio a scrivere queste righe semplicemente per fargli un sacco di auguri e per dirgli che gli sono vicino e prego per lui, sperando di non aver esaurito il bonus presso il Signore che spero di aver guadagnato nei miei lunghi e meravigliosi anni di chirichetto.
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Sulla frana di Campiuno-Roncosole

Non credo che il nostro giornale possa permettersi di tralasciare la cronaca di un evento naturale straordinario (perlomeno per dimensioni ed effetti) quale la frana verificatasi nella prima metà di aprile, in località Campiuno-Roncosole. Anche a giudicare dalle numerose persone che si aggiravano sul luogo dell’accaduto, in gita domenicale, si può evincere quanto l’uomo sia sempre attratto dalla potenza degli eventi naturali, quasi come si rendesse conto di quanto “piccolo ed impotente” sia, rispetto al contesto nel quale ogni giorno si risveglia.
Comunque, a parte la filosofia che può scaturire a caldo (solitamente succede dopo i terremoti o, vedi casi più recenti, i maremoti) penso che testimoniare un evento di tali dimensioni sia necessario per capire, innanzitutto, come il territorio in cui noi viviamo sia continuamente interessato da una lenta ma inesorabile evoluzione che si può anche manifestare con episodi eclatanti come quello di Campiuno.
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Ma come vorrei avere i tuoi occhi…

Il pomeriggio prima dell’evento.

Mi aggiro, d’arancione vestita, scrutando con occhio critico ogni singolo carro: oro, un cavallo a dondolo, sbucano una testa di drago e dei pali appuntiti.
Sono molto più grandi di come li avevo immaginati: sembrano tre giganti che si lasciano percorrere con pazienza da un sacco d’omini affaccendati, ci giro attorno e scopro ogni volta un particolare che mi era sfuggito, mentre mi diverto ad ascoltare i commenti e a fare mille ipotesi ma tant’è, mi spiegano, il carro va visto vestito…

L’evento.

Splende il sole su Casola e sulle volenterose majorettes: i giganti stanno subendo gli ultimi ritocchi e io sto subendo la lettura delle relazioni, continuo a distrarmi, leggo e rileggo, capisco e non capisco finché decido di guardarli solamente ed ecco quello che vedo.

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IPAB: IN PERICOLO LA SOPRAVVIVENZA E L’AUTONOMIA

Una legge regionale: la L.R. 12 marzo 2003, ed alcune direttive regionali ad essa legate e recentemente approvate, riformano lo status delle IPAB (per intendersi delle ex Opere Pie) dell’Emilia Romagna e di fatto impongono loro, all’insegna del ‘più è grande, più è bello’, di concentrarsi o di fondersi in ‘Aziende di servizi alla persona’ per le quali vengono fissati ambiti minimi territoriali o, in alternativa, limiti minimi di ‘fatturato’ e di capitale talmente alti che di fatto escludono la sopravvivenza delle piccole Opere Pie coma la nostra.
Personalmente, e con me gran parte di coloro che sono impegnati nella amministrazione di questi piccoli enti che, sia detto per inciso, funzionano bene e con pochissima ( o nessuna come nel caso di Casola) spesa, si chiedono il perché di questa legge.
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NASCE IL PARCO REGIONALE DELLA VENA DEL GESSO ROMAGNOLA

Dopo oltre venti anni di discussione animata che ha coinvolto le comunità locali, le Province, il mondo ambientalista, quello agricolo e le associazioni venatorie, il Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola è finalmente legge regionale.
Il Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, ha, infatti, approvato nella seduta del 14 febbraio 2005 l’ istituzione del Parco che si sviluppa su oltre 6.000 ettari nei Comuni di Brisighella, Riolo Terme, Casola Valsenio, Borgo Tossignano, Fontanelice e Casalfiumanese.

Le aree destinate a parco sono circa 2.000 ettari, distribuiti per due terzi nel territorio della provincia di Ravenna e per un terzo nella provincia di Bologna, mentre le zone di pre-parco e le aree contigue saranno circa 4.000 ettari.

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Quella volta che scesi… come l’acqua al mare

Chissà se Cristoforo Colombo sarebbe partito lo stesso se, al posto delle caravelle, avesse trovato delle zattere…?
Avete presente quella pubblicità dove si dice che occorrono i mezzi giusti in tutte le situazioni?
Io non ci credo, penso invece che… sì … sarebbe andato comunque, perché quando si ha voglia di partire, basta un qualsiasi pretesto per andare altrove.
Molti di noi vivono un’intera vita entro confini delimitati e si accontentano di posare lo sguardo sempre sullo stesso orizzonte, alcuni, invece, sentono più forte la spinta per oltrepassare quei limiti.
Sarà lo spirito di avventura, il bisogno di conoscersi e di conoscere, o la voglia di immaginarsi altro… non lo so.
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UNA FERITA SULLA PARETE

Era da dire che prima o poi sarebbe successo. No, non è l’epilogo di una morte annunciata, ma solamente la “dura” legge di Madre Natura. Ho visto le foto della frana su internet ed ho ricevuto alcune telefonate da amici e parenti i quali mi hanno confermato le impressioni che già “Romagna 72” ha riportato sul sito.
Devo dire che mi fa un po’ effetto vedere quella parete rocciosa ferita da una frana e non perché non mi sia mai capitato di vederne una (ci mancherebbe altro!) ma perché quell’imponente muro di marna e arenaria, costruito con tanta pazienza nel corso della storia della Terra, mi era, o meglio lo è ancora, un po’ familiare
Tante volte mi sono infatti soffermato ad osservarla dalla terrazza di casa mia, durante una fredda serata invernale o in un caldo pomeriggio estivo, oppure durante le pause di studio a fumare una sigaretta.
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Europei 2004: la delusione azzurra

Mercoledì 23 giugno 2004: sono le 9 di mattina e i miei vicini di lavoro non fanno altro che discutere sull’eliminazione della nostra nazionale, bla bla bla…., doveva mettere su Di Vaio, Totti è ridicolo, Vieri una mongolfiera (in tutti i sensi, statico e grasso), Materazzi fa schifo, Del Piero dov’è (se in Portogallo è venuto…).
Ma non c’è troppo da stupirsi se l’avventura europea è terminata così prematuramente: da quanto tempo non vediamo giocare veramente bene quei campioni strapagati provenienti dal nostro campionato?
Probabilmente dalla finale del 2000 contro la Francia (o se volete dal 4-0 contro la fortissima Tunisia).
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