Autore: Cristiano Cavina

Tiberio o Tebaldo

Cristiano con i suoi romanzi ha messo Casola on the map, come direbbero gli americani. Sulla mappa dell’immaginario dei molti lettori che nei giorni drammatici appena trascorsi si informavano sulla situazione di Casola perché conoscevano il paese per come lui lo ha raccontato. Ora le mappe sono cambiate: quelle fisiche, ahimè, ma anche quelle dell’immaginario. Casola, nei media, è già diventato “il paese delle frane” ed è un’etichetta scomoda, che sarà bene toglierci di dosso. I racconti futuri di Cristiano potranno contribuire a farlo.

Ma in questa occasione noi abbiamo voluto “approfittare” di Cristiano per gettare uno sguardo fuori da Casola e avere una sua testimonianza dalle zone che hanno patito non le frane delle nostre colline, ma le tonnellate d’acqua che hanno affogato “la Bassa”....
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Se bevi, la tua auto è dello Stato

Nessuno ne parla.
Nessuno dice niente.
Probabilmente è un tema un po’ scomodo, politicamente scorretto, chissà, ma nessuno pubblicamente, in televisione o sui giornali, si è ancora lamentato del fatto che se si viene fermati al volante con più di 1,5 all’etilometro, lo Stato Italiano diventa proprietario della tua auto e la mette all’asta.
Alla salute!
Hic!

Una cosa va chiarita subito: guidare da ubriachi è un crimine che va punito, ed è anche una cosa stupida (che sia una cosa stupida lo so per esperienza personale, anche se non ho mai avuto incidenti).
Multe altissime e ritiro della patente per anni sono pene sacrosante.

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Per il nostro Arci

Le cose più importanti sono le più difficili da dire.
Così, ognuno di noi le dirà dentro di se e sono certo che non resteranno inascoltate.
Così volevo dire alcune cose meno importanti.
Volevo ringraziare l’Arci per aver aggiustato il tavolo da ping pong, con quelle stecche di legno che a seconda delle stagioni si allargavano e si stringevano, facendo vincere chi riusciva meglio a piazzare le palline tra un’assicella e l’altra.
Volevo ringraziarlo per averci fatto costruire delle vere porte da calcetto in ferro, quando vide che cercavamo di fabbricarle noi con dei pali di legno storti e una rete da fagioli comprata da Piazza, i buchi che stavamo scavando nel campetto delle Mise erano larghi come trivellazioni per la ricerca del petrolio.
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una simpatica signora…

Ieri guardavo la televisione, mentre facevo le pizze, e in mezzo alle notizie del TG1, mi sono incantato a guardare il volto di una anziana signora ottantenne, nata in Iran, vissuta in rhodesia, ma cittadina britannica.
Tornava a casa con la borsa della spesa, in una di quelle classiche casette londinesi di mattoni, con un fracobollo di giardio davanti e graziose tendine alle finestre.
Un microfono grande come una clava le veniva brandito davanti agli occhi, e lei, china in avanti e imbarazzata, cercava di liberarsene, scuotendo la testa.

Sembrava un sondaggio, o forse il giornalista cercava dalla signora un qualche parere su un qualche fatto di sangue, notizia che di questi tempi gode di un grande successo di pubblico.

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A piedi, in motoscarpa, a Rivacciola

Molti mi hanno chiesto una copia del brano che ho letto per la festa dei 41 anni dell’Arci tra di noi. Lo metto sul sito così chi vuole se lo può stampare. E’ probabile che ci siano degli errori. Chiedo scusa. Di solito me li corregge l’editor. Del resto, ho fatto l’Itis e grammatica e ortografia non sono il mio forte… Ciao

Maybe it’s hard, anyway, we walkin’ on, in motorshoes, to Rivacciola.

I pensieri non procedono in linea retta, come i treni intercity, ma saltano da tutte le parti come canguri, e non sai mai dove possono atterrare.
Alcuni mesi fa, in Galles, alla fine di una presentazione dove avevo spiegato di non essere uno scrittore, ma un narratore, qualcuno che ri-racconta le storie invece di inventarle di sana pianta, una signora del pubblico mi chiese se non avevo paura di finirle un giorno, se non era un rischio limitarmi a scrivere di quello che so.

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Un furto legalizzato

Non so voi, ma io incomincio ad essere allergico alle imboscate che ci tendono ogni giorno sui bordi delle strade.
Capisco la sicurezza stradale, per l’amor di Dio.
Capisco tutto quanto.
Ma che adesso ci si metta anche questa eroica Polizia Provinciale poi, con tanto di divisa e pistola alla cintura, davvero mi fa venire l’orticaria.

A quando la Polizia Regionale?
E poi cosa fanno?
Pattugliano i centri abitati?
macchè.
Si piazzano su un bel rettilineo circondato da campi coltivati, senza abitazioni, con il limite di velocità stranamente basso, e controllano l’autovelox.
Se allo stato, alla regione, alla provincia o al comune servono dei soldi, perchè non vengono a chiederceli a casa?

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Questa storiella dell’Italia spaccata a metà

Noto con piacere che si parla molto delle elezioni, di politica, senza troppi coltelli tra i denti.
Mi dispiace per i messaggi anonimi spediti a Stefano Bertozzi.
Quando si ha qualcosa da dire, è sempre bene prsentarsi con la propria faccia, e il proprio nome.
C’è una cosa che in questi giorni non mi torna.
La faccenda dell’Italia spaccata a metà.

Mi sarei preoccupato se uno qualunque dei due schieramenti avrebbe raggiunto il 90 %.
E se anche avesse vinto o perso con due milioni di voti in più o in meno, l’Italia sarebbe comunque rimasta spaccata in due.
Capisco quello che vuole dire Stefano Bertozzi.

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Un invornito da Costanzo

Alcuni amici mi hanno un po’ rimproverato, per non aver detto in giro che giovedì mattina sarei andato in televisione, da Costanzo.
In realtà, mi vergognavo molto.
A parte qualche apparizione sui canali satellitari, non ero mai stato sulle reti nazionali,e sinceramente, non è che avessi la smania di farlo.
Però, per una casa editrice indipendente, un passaggio a canale 5 rappresenta uno spazio importante, e rifiutarlo era impossibile.
E lo dovevo al giovane ‘Tolintesàc’, come lo chiamo io, che si sta difendendo niente male.

Sapevo di non dover presentare il libro, ma di dover parlare, così mi era stato detto dalla redazione del programma, delle ‘prime volte’....
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Chiedi chi erano gli Inglish…

Ancora una volta vogliamo inaugurare l’anno nuovo con un regalo e ancora una volta vi (e ci) regaleremo un racconto di Cristiano, letto per la prima volta l’altra sera in occasione di Serata ‘900. Dopo lo sport, il tema di quest’anno era la musica. Un viaggio nella memoria di quando Casola brulicava di gruppi rock di ogni genere, di quando le uniche grandi dispute erano quelle fra Beatlesiani e Stoniani, o se i Led Zeppelin erano meglio dei Deep Purple (che Beatles e Zeppelin, stravincano le due sfide è papale, ma non tutti ne sono convinti e non capisco perchè!)....
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Ritorno al campo sportivo

Da una settimana ho riscoperto il piacere di andare a vedere il Casola.
Ero rimasto legato alla vecchia ‘bombonera’ di via Cenni, con le tribune a strapiombo sul campo, e il chilometro scarso che mi separava dal nuovo impianto degli Olmatelli mi sembrava vasto come il Texas.
Poi, l’8 dicembre, mi è presa la smania di andare a vedere il recupero contro il Reda.

La partita incominciava alle 2 e mezza.
All’una e tra quarti stavo già pestando i piedi davanti al bar.
Fa un certo effetto andare alle partite casalinghe del Casola in macchina.
Siamo partiti in quattro.
Mauro, Lasi, il Buon Cio Ugo ed io.

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Il nostro Arci

Parecchi mesi fa, non ricordo di preciso quando, avevo letto l’articolo di Alessandro Righini sui quarant’anni di Don Giancarlo Menetti a Casola.
Mi avevano colpito molte cose- sopratutto la scena bellissima del Ronce che per primo andò a portargli il saluto di Casola- e mi ero ripromesso di scrivere qualche cosa.
Poi il tempo passa, e ci si ritrova sempre ingavagnati in un sacco di cose da fare, quasi tutte non proprio fondamentali, e ci si dimentica.

Oggi ho saputo che Don Giancarlo è stato poco bene, e così inizio a scrivere queste righe semplicemente per fargli un sacco di auguri e per dirgli che gli sono vicino e prego per lui, sperando di non aver esaurito il bonus presso il Signore che spero di aver guadagnato nei miei lunghi e meravigliosi anni di chirichetto.

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da cristiano

Ciao.
scusate se salta fuori un articolo, ma volevo solo inserire un commento al pezzo di Ragazzini e alla successiva risposta di Rigo, ma a quanto pare sono troppo rimbambito con il computer per riuscirci.
Ringrazio Ragazzini per le parole che ha speso su di me, innanzitutto.
Non ho niente da dire, sul suo pezzo.
Ho perplessità invece su quello di Tiziano.

Innanzitutto sulla faccenda dei giudizi popolari, che coinciderebbero con quelli della giuria.
dubito che Rigo possa essere riuscito a chiedere a tutti i presenti quale fosse il loro carro preferito.
Se il giudizio popolare fosse dipeso dalle mie orecchie, avrebbe stravinto Biagio.

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Il Grande Piter Tozzi

Mi ricordo così e così: che anno era?
Non c’erano acora i supermercati, credo, la televisione a colori non era ancora stata perfezionata e lasciava sbavature imbarazzanti, specialmente quando Moser in maglia rosa andava in fuga.
Nando Martellini faceva le telecronache della nazionale e tutti ascoltavano Miguel Bosè: alle case popolari, ogni santo giorno, lo sentivi cantare, neanche fosse venuto ad abitare lì.
Com’è che faceva? Camminiamo sul filo del cielo a più di cento metri dall’asfalto… più o meno. Io camminavo più in basso, di traverso più che altro, perché Galera, per motivi tutti suoi, ci teneva a menarmi ogni giorno, e cercavo di controllarmi sempre le spalle....
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