AMICI DELLA BIBILIOTECA

E tu cosa hai letto?
«Lo Spekkietto» ha un debito di riconoscenza che oggi proviamo a ripagare. Da anni infatti le nostre pagine sono arricchite da recensioni di libri – come quella che trovate di seguito a questo articolo – realizzate dalle partecipanti al Gruppo di Lettura che fa riferimento alla biblioteca di Casola, ma noi non abbiamo mai realmente parlato di loro. Conosciamo qualche nome – chi ha firmato le recensioni – e possiamo immaginare cosa facciano, ma raccontare il “funzionamento” e le dinamiche di un Gruppo di Lettura (anche solamente in quanto gruppo, quindi organismo composito e plurale) è cosa meno banale di quanto si possa pensare. A me è capitato negli ultimi 15 anni di seguire per lavoro un paio di GdL (usiamo l’acronimo per abbreviare ma anche perché è uno di quei casi in cui l’uso di un acronimo indica affetto e famigliarità e non burocrazia e formalismo) molto diversi fra loro e di conoscere indirettamente le esperienze di molti altri, ma per scrivere queste poche righe ho voluto partecipare a uno degli incontri del gruppo – non semplicemente intervistare qualcuna della partecipanti – perché sapevo che è negli incontri che si capiscono tante cose e si hanno le sorprese (non sempre, ma spesso, belle e curiose).
Se la cosa è complessa conviene partire dall’inizio: il nome del gruppo è “Amici della biblioteca”. Che sembra un nome semplice ma nasconde la prima riflessione da fare: nonostante il maschile, il gruppo è formato in stragrande maggioranza da donne. Diciamo che il rapporto è di 15 partecipanti femminili e uno maschile. So che è la scoperta dell’acqua calda, il 99% dei GdL presenta le stesse percentuali. So anche che le statistiche su lettori e lettrici sono decisamente sbilanciate a favore di queste ultime, ma non con la stessa schiacciante prevalenza che le lettrici hanno all’interno dei GdL. So pure che le statistiche sulla lettura che si concentrano sul genere hanno francamente stancato (ma almeno giustificano il fatto che qui scriverò sempre “le” partecipanti e non “i” partecipanti, nessuno me ne voglia) quindi la chiudo solo accennando al fatto che forse la questione interessante non è “Chi partecipa ai Gdl?” ma “Che cosa fa un GdL?”. “Legge”, diranno subito i miei piccoli lettori. E sbaglieranno. C’è anche chi non legge (magari solo per un certo periodo) e va agli incontri perché vuole conoscere le letture di altri, avere suggerimenti per farsi tornare la voglia di leggere, ecc. Ma chi partecipa a un gruppo di lettura tendenzialmente legge, quindi perché la risposta alla domanda posta è sbagliata? Perché chi partecipa a un GdL legge a casa sua, o dove meglio crede, comunque in privato. Non legge “insieme” alle altre persone che formano il GdL. Adesso va molto di moda il book party: un gruppo di persone si dà appuntamento in un luogo e ognuno si mette a leggere il proprio libro, in silenzio. Magari poi fa due chiacchiere che possono anche riguardare le letture fatte, ma non è necessariamente previsto. Ecco, quello non è un Gruppo di Lettura. Quindi, di nuovo: “Che cosa fa un GdL?”. Parla di ciò che le partecipanti hanno letto. Discute, chiacchiera, scherza, si accapiglia e litiga su ciò che si è letto. E, come detto, accetta anche che qualcuno se ne stia zitto ad ascoltare perché non ha voglia di dire niente o perché non ha letto niente. Un GdL insomma è un avanzato esperimento di democrazia, tolleranza e condivisione (da maschio potrei dire che forse questo spiega la scarsa presenza maschile, ma sarebbe sociologia da due soldi).
Un esperimento può anche andare a finire male, sia chiaro, e questo è il motivo per cui è interessante vederlo dal vivo e capire come in quello specifico caso viene messo in atto. Eccoci tornati al motivo per cui ho voluto partecipare a un incontro degli “Amici/he della biblioteca di Casola”: volevo vedere come “funzionavano”. Dal punto di vista organizzativo e da quello relazionale, della discussione. E la prima sorpresa l’ho avuta proprio sul versante organizzativo: il gruppo non sceglie un libro da leggere e poi ne discute, che è la forma più diffusa di organizzazione di un Gdl (con variazioni infinite su come si sceglie, chi sceglie, scegliamo entro un dato argomento o genere, ecc) ma ad ogni incontro ognuna delle partecipanti “presenta” uno o più libri che ha letto. Normalmente nel periodo intercorso fra un incontro e l’altro, ma anche questo non è un obbligo. Metto tra virgolette la parola “presenta” perché è il termine che le partecipanti al gruppo usano e che mi ha colpito e mi è piaciuto. Potrebbero dire banalmente “Stasera io parlo di questo romanzo”, invece dicono “Stasera io presento questo romanzo”: che da una parte è come introdurre un nuovo amico nel gruppo, dall’altra ha il sapore di proporre qualcosa invitando anche le altre persone a conoscerlo. Che non vuole dire necessariamente “vi suggerisco di leggerlo” (anzi si può anche “presentare” un libro che non è piaciuto) ma vuol dire condividere il proprio parere su quel libro, invitando chi eventualmente lo ha già letto ad esprimere il proprio e fornendo a chi non lo ha letto maggiore cognizione di causa nel decidere se farlo o no. La parola chiave dei GdL, non lo dico io ma quelli che li hanno studiati e ne hanno scritto, è proprio questa: condivisione.
Da queste “presentazioni” di libri è uscita naturalmente – inteso nel significato letterale: con naturalità, senza forzature – una bella discussione, animata, positivamente confusionaria, che mi ha divertito e incuriosito molto e in cui ho ritrovato la parte migliore delle tante discussioni di GdL a cui ho assistito. Compreso il momento autoriflessivo sul funzionamento del gruppo, innescato da una delle partecipanti che ha detto (più o meno): “Non vi parlo del libro che ho letto perché questi libri piacciono solo a me e lui” (indicando l’unico maschio presente a parte me, che mi fingevo osservatore neutrale). Poi ha scoperto con piacere che invece quel genere di libri piacciono anche ad almeno altre due partecipanti, ma soprattutto la sua frase ha portato a riflettere sul fatto che invece il bello di partecipare a un GdL è proprio sentire parlare di libri (a volte essere costretti a leggere libri, ma in gruppi che funzionano diversamente) che normalmente non apriresti neanche se ti pagassero per farlo. Quindi non bisogna frenarsi.
Prima ho detto che mi sono anche divertito molto, perché al di là di tutte le riflessioni che a posteriori possiamo mettere sulla carta, all’incontro ci siamo anche fatti delle belle risate. D’altra parte, leggete la recensione di Paola che trovate qui di seguito, relativa al libro Sea Paradise, uno di quelli che lei ha presentato quella sera, e capirete l’impatto della tematica del libro all’interno di un gruppo in cui gran parte delle partecipanti se non ha i fatidici 70 anni, non li vede neanche tanto lontani: o la prendi a ridere oppure vai a letto depresso.
Naturalmente poi a fine incontro ho fatto le mie domandine che mi ero preparato, come fanno quelli bravi, e ho raccolto i dati più di base sul gruppo, quindi devo dirveli. Il gruppo è attivo da 8 anni o più (in realtà la risposta ha restituito un range temporale variabile fra i 5 e i 10 anni ma facciamo media che l’importante è il futuro mica il passato, alla faccia di Sea Paradise), non si incontra con periodicità fissa anche perché in alcuni casi organizza o partecipa a eventi pubblici della biblioteca – presentazioni di libri, ecc. – e ha un sogno, finora realizzato solo eccezionalmente ma che vorrebbero diventasse consuetudine. A me questa idea piace tantissimo: portare il GdL a chi desidererebbe partecipare ma per mille motivi – dall’età, agli impegni, alla pigrizia – non lo fa. Fare gli incontri nei luoghi casolani in cui 5-6 persone si riuniscono regolarmente a fare le chiacchiere, per esempio. In piazza Sasdelli, alla Storta, all’aperto o quando non si può al chiuso, ma senza rimanere comodamente seduti fra le pareti della biblioteca in attesa di altre persone interessate. Chiariamo: che la biblioteca sia la sede di elezione di un GdL è secondo me un valore aggiunto e non sto neanche a spiegare perché. Ma che poi ci si apra all’esterno è un valore aggiunto al quadrato, quindi facciamo un grande tifo perché questa idea si realizzi.
Chiudo con una chiosa molto personale a quanto ho appena detto: che il GdL faccia riferimento a una biblioteca è un valore aggiunto quando chi lavora in biblioteca è la persona giusta per supportare il progetto. Non tutte le bibliotecarie o i bibliotecari sono “adatti”. Evidentemente la biblioteca di Casola in questi anni ha avuto le persone giuste per farlo. Adesso in biblioteca c’è Maria che mi sembra lo faccia egregiamente e con passione, quindi cari casolani, passate da lei, chiedete informazioni sul Gruppo, ritagliatevi il tempo per partecipare a un incontro, datevi una possibilità, senza pregiudizi e paure (quanti pregiudizi e paure ci sono nei confronti delle persone che non solo leggono, ma addirittura chiacchierano fra loro di quello che hanno letto…).
Vedrete che bella sorpresa.

Michele Righini