Oriani, la bici e il sangiovese

Questo il titolo dello spettacolo che è andato in scena domenica 19 settembre nella sala Pifferi al Cardello.

Alfredo Oriani si porta purtroppo appresso un’aurea plumbea in parte derivatagli dalla pessima pubblicità che di lui ne fece il regime fascista ma anche perché i suoi romanzi sono quanto meno un po’ ostili nello stile e nei contenuti.

Di diverso parere sono i ragazzi che gestiscono le visite guidate alla sua casa museo, coordinati da Stefania Baldassarri di IF, e che nel corso di questi anni hanno familiarizzato con il suo burbero personaggio cogliendo nella sua scrittura, comunque non facile, i tratti di un carattere indomito ma di un’umanità dalle tante sfumature.

Il suo amore per la bicicletta, ad esempio, considerata allora uno sport estremo, che prestò i pedali  alle ali del suo spirito di avventura. Cesare Lombroso, suo contemporaneo, scrisse un saggio sulla bicicletta per dimostrare che si trattava di un mezzo  nato per «anarchici, sovversivi e ladri» ovvero per chi compie una malefatta e deve fuggire velocemente.”

Invece il nostro Alfredo, considerato il primo cicloturista nella storia d’Italia, scrive: “Il piacere della bicicletta è quello stesso della libertà, forse meglio di una liberazione, andarsene ovunque, ad ogni momento, arrestandosi alla prima velleità di un capriccio, senza preoccupazioni come per un cavallo, senza servitù come in treno. La bicicletta siamo ancora noi, che vinciamo lo spazio ed il tempo; stiamo in bilico e quindi nella indecisione di un giuoco colla tranquilla sicurezza di vincere; siamo soli senza nemmeno il contatto colla terra”. E già ascoltando queste sue parole, lette nella serata da Filippo Dardi,  ce lo sentiamo più vicino.

La serata, organizzata dalla Pro Loco e da IF, ha proposto al pubblico un Oriani inedito attraverso diverse letture , canzoni e poesie che hanno ruotato attorno ad alcuni temi a lui cari, non ultimo il Sangiovese, e alle suggestioni scaturite nel gruppo che ha pensato, ideato e realizzato lo spettacolo.

Abbiamo visto muoversi in sala e declamare alcuni aforismi scelti da Maria Giovanna, un Sandro Righini con un calzante “physique du role”, abbiamo ascoltato una bella poesia di Neruda letta da Noemi e scelta da Chiara, i brani musicali interpretati dalle due band, quella young con Lorenzo Sabbatani vocalist, Martino Menetti alla chitarra e la band un po’ più old con Roberto, Massimo e Biagio. Fonico della serata Andrea Turrini coadiuvato da Luca Geminiani.

Beppe Sangiorgi ha chiuso la serata narrando un Oriani immerso nella vita quotidiana del Cardello alle prese con i suoi impegni letterari e politici nonché con le beghe della gestione dell’azienda agricola di sua proprietà.

Alfredo Oriani amò la sua terra e la sua gente in modo viscerale. Da buon romagnolo altro che sentimenti forti e impetuosi non avrebbe potuto esprimere. Ma spesso non fu ricambiato.

Nei terreni a ridosso del Cardello impiantò vigneti di Sangiovese sperando così di risollevare le finanze di casa visti gli esiti poco remunerativi nella vendita dei suoi libri di cui quasi sempre ne pagava lui la stampa.

Ma il settore viticolo all’inizio del secolo scorso patì una pesante crisi dei prezzi che investì tutti i vini, Sangiovese compreso. Le vigne erano appena entrate in produzione: si attendevano le entrate che avrebbero ripagato le notevoli spese di impianto.

Eccomi daccapo, per sempre perduto. La crisi vinicola distrusse la mia opera tragica di contadino che aveva affidato alla vigna la resurrezione di sé stesso e della sua casa. Non potrò più pagare gli ultimi debiti di famiglia…” e poi ancora in un’altra lettera del giugno 1909, pochi mesi prima della sua scomparsa: “ io scrivo articoli per riparare alla crisi dell’uva che ha rovinato per sempre e per la quinta volta la mia casa: una miseria sopra una povertà! Altrimenti non li farei e sono inutili egualmente. Eccomi a cinquantasette anni battuto anche come contadino, dopo essere stato sconfitto come storico, romanziere, novelliere, critico, drammaturgo, filosofo: tutto indarno…”

Organizzata dalla Pro Loco e guidata da Mirco Morini dell’AIS di Faenza, la serata si è conclusa con una degustazione di un Sangiovese locale abbinato a piada e aringa, merenda che Oriani condivideva con i suoi mezzadri e che anche il pubblico ha molto apprezzato.

A cura di Roberto Rinaldi Ceroni