Il ritorno di Centropoli di ALBERTO FIORENTINI
Siamo a dicembre 2024 e, dopo poco più di un anno, Alberto Fiorentini torna in libreria con la sua ultima fatica, il fumetto “Il ritorno di Centropoli”, una nuova storia con i disegni del fidato Cesar, e sempre inserita nella collana “Lettere sulle nuvole”della casa editrice faentina White Line. Come ci piace fare, anche questa volta vogliamo fare alcune domande all’autore.
Dove si colloca la nuova avventura? Il titolo Il ritorno di Centropoli ci fa pensare ad un nuovo capitolo di una storia.
Rispetto alla costituzione dell’universo narrativo condiviso “Il ritorno di Centropoli” ha una collocazione fissa. Se le prime due storie “Le avventure di Galletto in: orizzonte” e “Le avventure di lupo Willy” si ponevano come storie indipendenti, rendendo ininfluente l’ordine di fruizione al lettore, questa volta “Il ritorno di Centropoli” ha nettamente la collocazione di terzo episodio della serie. “Il ritorno di Centropoli” è il seguito diretto di ciò che ci è stato mostrato nelle prime avventure con un focus particolarmente delineato sul rapporto fra Galletto e l’arte, intesa, nel caso specifico, nell’accezione della sua produzione fumettistica.
Anche la collaborazione con Cesar fa pensare ad una continuità grafica
A livello grafico siamo tornati “nell’universo di Centropoli” sempre con Cesare Lo Monaco, importante, a mio avviso, per rimarcare il senso di continuità con le opere precedenti e la familiarità del lettore con quella rappresentazione estetica dei personaggi.
Senza anticipare troppo i contenuti della storia, mi sembra che i tuoi fumetti ruotino intorno a tematiche importanti. Dietro l’apparente semplicità dei personaggi il lettore può scovare riflessioni profonde. Che cosa potranno trovare in questo nuovo lavoro?
Questo numero della serie è meno improntato al piano narrativo, rappresenta maggiormente la trasposizione a fumetti di una riflessione incentrata sul tema dell’immortalità, del valore, dell’ispirazione e della continuità. Credo che ci sia molto margine affinchè il lettore possa dare interpretazione di quanto mostrato, pur essendo chiara nella nostra intenzione ciò che volevamo comunicare. La considero come un’appendice de “Le avventure di Galletto” e il raccordo fra le due parti della storia di Lupo Willy.
In una vignetta un personaggio dice al suo interlocutore ”tu hai bisogno di essere i
dettagli che ti mancano”; mi sembra un concetto molto interessante oltre che centrale
nella tua storia. In che modo puoi spiegarlo anche a chi non leggerà il fumetto?
Quando ero bambino dicevo che da grande avrei voluto fare il regista. Non sapevo cosa significasse fare quel mestiere, ma vedevo i film: le inquadrature, i focus delle immagini. Per me fare il regista significava fare vedere agli altri le cose dalla mia prospettiva. Poter essere compreso. Questo aspetto si lega molto alla concezione di quanto ciò che ci “circonda” sia “al nostro interno” e noi siamo i costitutori della realtà nella sua percezione. I dettagli che ci mancano sono sono quelle piccole cose su cui non focalizziamo la nostra veduta: ciò che teniamo fuori dall’inquadratura e che invece ci servono per cambiare il significato del “film vita”.
Ci puoi illustrare il tuo modo di lavorare? In che modo nasce l’ispirazione per una nuova storia?
I personaggi di Centropoli li coltivo da molto. Ogni notte cerco di scrivere qualcosa di loro. La risposta più semplice su come fare nascere una storia è quella di “ascoltare” i personaggi. Io elaboro con l’immaginazione, figurandomi i personaggi, e “conoscendoli” mi rendo conto di quello che potrebbero o vorrebbero fare. Il passaggio successivo è l’inizio della trasposizione su carta. Specifico l’inizio, perché poi mentre ti metti a disegnare ti rendi conto che il resto, narrativamente parlando, viene da sé e che quello che succede è come se fossero loro a “dirtelo” e a volte le storie si arricchiscono di direzioni che inizialmente non avevi considerato. Parte delle trame poi nasce dall’esigenza di comprendere alcune cose, di trovare risposta ad alcune domande che ti stai facendo in quel frangente della vita. Il modo di reagire di Willy, o degli altri, aiuta a comprendere meglio come muoversi, perché da soggetto coinvolto in alcune dinamiche è come se ne divenissi osservatore esterno. Nel caso delle storie che abbiamo pubblicato con White Line dopo la mia stesura, con i miei disegni, cominciamo a guardarci con Cesare che prima le bozza tutte a matita e dopo un confronto procediamo all’inchiostrazione.
Anche se non è propriamente corretto parlare di una forma di serialità, è ipotizzabile
immaginare altre storie?
Assolutamente. Anzi, questo terzo episodio vive esattamente in funzione delle storie che l’hanno preceduto e di quella che lo segue. In questo momento la quarta storia è già abbozzata e stiamo procedendo all’inchiostrazione e il fatto di aver letto “Il ritorno di Centropoli” già introduce al lettore la crisi che dovrà affrontare Lupo Willy, rispetto alla quale molto significano proprio quei “dettagli mancanti” su cui si sofferma a ragionare. è la lettura di tutti gli episodi della serie che ne valorizza maggiormente ognuno di loro.
Grazie Alberto e “in bocca al lupo” a te e alle tue storie.
Intervista a cura di Riccardo Albonetti