Requiem per l’idroelettrico
Ho intervistato solo qualche anno fa il progettista della centrale idroelettrica dei Monteroni in via Lama. Entusiasmo, fiducia, idee innovative sul solco di una tradizione che sul Senio, per i piccoli salti d’acqua, aveva una tradizione secolare nei mulini azionati dalle vecchie pale a ritrecine cioè le ruote di legno verticali a pale dentate. Poi sono successe una serie di piene che hanno mutato il paesaggio fluviale.
In un anno e mezzo già quattro: quella del maggio e del 2 novembre ’23 e quelle del 18 settembre e del 3 ottobre ’24. Ora si fa difficile immaginare la persistenza dei manufatti costruiti troppo a ridosso dell’alveo.
Ma d’altra parte dove la metti una centralina idroelettrica? Un po’ ci avevamo creduto. Più del solare e soprattutto dell’eolico la produzione di energia elettrica anche con basse portate e piccoli salti d’acqua ci sembrava un’idea più che sostenibile.
Purtroppo è andata storta. Soprattutto la coclea di via Ferrato a Riolo che trascinata dalla corrente nello scorso anno si è incastrata di traverso per due volte sotto il ponte pedonale di Riolo. Quella di via Lama è lì:relitto mai utilizzato che va subendo le ingiurie del tempo arrugginendosi poco alla volta.
Viviamo tempi davvero accelerati: quella che pareva soltanto qualche anno fa come una tecnologia d’avanguardia è passata in un baleno nella categoria dell’archeologia industriale.