Di là dalla Frana

Ciao a tutti dal popolo di Baffadi, quelli di là dalla frana.

Si perché se fino a una settimana fa quattro chilometri erano una passeggiata che si poteva fare con tranquillità, uno tiro di schioppo dal paese, per cui se ti manca il brodo di dadi sali in macchina e fai una salto in paese a prenderlo, da mercoledì scorso si sono trasformati in una collina invalicabile che separa da familiari, amici, servizi di ogni genere e che ci ha tutti disorientati.

Non so voi, ma noi qua ci abbiamo messo un po’ a capire, a renderci conto davvero del disastro che ha travolto le nostre colline, la nostra Terra… la nostra Romagna e forse non abbiamo ancora davvero compreso l’entità del fenomeno che ci ha sorpresi.

Mercoledì notte all’una mi sono svegliata, pioveva fortissimo e avevo una strana sensazione. Mi sono accorta che non c’era la corrente elettrica e quel buio con il rumore della pioggia sulle pareti della casa mi ha inquietato  ancora di più. Strani boati mi facevano pensare che un pezzo della riva sul fiume di fronte casa mia stesse precipitando sul fiume. È stata lunga far mattino, come diciamo noi romagnoli, ed è stato ancora più duro ritrovarsi poi non solo senza orrente elettrica, ma anche senza acqua e linee telefoniche. E constatare che la strada di via Capanne un pezzo alla volta anche sotto i nostri occhi è precipitata nel fiume.

-C’è una frana, è venuta giù la collina sopra le Lastre poco prima delle case Bruciate, ci sono frane ovunque- queste le voci che giravano tra noi. Avevamo visto già tutti scarpate scese sulle strade, piccole frane di campi, ma non eravamo preparati a questa distruzione. E comunque senza telefoni, luce e acqua ci siamo sentiti persi, fragili, piccoli e vulnerabili.

-Non si arriva a Casola, siamo bloccati, anche dal ponte della Peccatrice una frana scesa dalle Case Rovinate è arrivata fino al fiume e ha bloccato la strada!

Ma è in questi momenti di crisi che emergono le risorse di ognuno e la voglia di risollevarsi, di tenere duro, di reagire anche a fenomeni incontrollabili come questo.

Poi sono arrivati gli aiuti dall’alto: pompieri, polizia calati dal cielo come angeli salvatori; anche se il rombo degli elicotteri, la pioggia ancora battente, e il paesaggio devastato faceva pensare ad un paese in guerra visto nei film, piuttosto che alla nostra Casola devastata dalle frane.

Sono stati e sono ancora giorni duri e impegnativi, però stiamo bene. Tutti noi ci siamo messi in moto per far funzionare a modo nostro la nostra piccola comunità. L’apertura della strada verso la Toscana ad opera di coltivatori del luogo, ci ha ridato speranza ed abbiamo anche visto arrivare la protezione civile con i primi due generatori… Sembrava lo sbarco degli alleati, un’emozione indescrivibile!

Poi gli aiuti da Vicchio con l’arrivo di beni di prima necessità, gli aiuti della protezione civile e Misericordia di Palazzuolo e la successiva organizzazione di un punto di distribuzione hanno dato il via ad un moto di volonterosi che cercano di sostenere chi ha “meno spinta”come dico io, e più angoscia e tristezza dentro.

Quasi senza accorgercene abbiamo creato un’occasione di accoglienza per i bambini della vallata, per dar loro l’opportunità di stare insieme e cercare di ricreare una routine e una parvenza di normalità in questo momento quasi irreale. Ci sono 13 bambini che quotidianamente si ritrovano per due ore per giocare, leggere, disegnare, divertirsi in gruppo e anche parlare di questa esperienza cercando di coglierne gli aspetti positivi, utili che, anche se sembra impossibile, vi assicuro ci sono.

Abbiamo aperto le nostre case, chiuse dalla frenesia della vita moderna, abbiamo messo a disposizione il nostro tempo per le necessità non solo nostre, ma anche degli altri vicini e un po’ meno vicini, ma sempre isolati dalla frana, abbiamo ricostruito relazioni allentate nel tempo per sostenerci gli uni con gli altri. Ci siamo accorti davvero che nessuno si salva da solo e che per fortuna non siamo davvero soli.

Si grazie a tutti noi, ma grazie soprattutto a tutti coloro che sono impegnati nella gestione di questa emergenza e che quotidianamente con il loro lavoro combattono (si non è esagerato usare questo verbo, ve lo assicuro) per riportarci a vivere una situazione di normalità, per ridarci le strade, per aiutare chi ancora è isolato in alcune colline, per supportare chi ha perso terreni, allevamenti e lavoro!

Io ne sono sicura, e lo leggo quotidianamente negli occhi dei nostri bambini, ce la faremo, siamo tenaci, e sarà nuovamente meraviglioso vivere sulle nostre colline e anche se alcune non avranno più la stessa forma e le strade le disegneranno in modo diverso, saranno sempre il luogo che portiamo nel cuore.

Sonia Galliani