Heineken Jammin Festival 2010
Un enorme stormo di nuvole nere e pesanti di pioggia, geometrica e sinuosa minaccia in volo, che sta all’orizzonte, che nello stesso momento pare avvicinarsi e allontanarsi, che improvvisamente vira, seguendo misteriose traiettorie, lungo la corsa del vento, senza alcuna incertezza, confidando un senso delle cose che a me stava sfuggendo… ma che quella sera, sentivo incontrare.
Il giorno precedente, alcuni giornali raccontavano di…
Un’ora e mezza di pioggia torrenziale e raffiche di vento. Stavolta il pubblico si è guardato bene dal ripararsi sotto le torri, ci sono stati tre feriti e diciassette ragazzi ricoverati in stato di ipotermia.
Sarebbe bello, il giorno successivo leggere e capire…
… in ragione di quali criteri e vergognosi interessi, organizzatori e politici locali abbiano deciso di trasferire questo festival da Imola a Mestre. Risparmiando di elencare tutti i “crimini” commessi a chi era presente. Solo per fare un po’ di luce, soprattutto per chi andava ad un concerto e si è ritrovato ferito e in stato di ipotermia. Roberto De Luca, Live Nation, dico a voi. Stop.
Anche se la strada è ancora un rivolo d’acqua continuo che amalgama fango e appesantisce il passo, è necessario uscire da questa nostra propensione a generalizzare partendo da ciò che vediamo… e cominciare a raccontare ciò che sentiamo, perché la vita, la musica, sono sempre pronte a stupirci.
La musica che amiamo e che ascoltiamo è dote e maledizione. E’ come una famiglia, per chi non ce l’ha, per gli scontenti, i disillusi, gli esclusi. E’ il nodo alla gola che ti prende quando sei follemente innamorato. Oggi, l’esibizione di Ben Harper e Pearl Jam, ci ha mostrato che cosa significa avere adrenalina. Ha rinforzato la fiducia incrollabile che poniamo su ciò che riteniamo giusto e la convinzione che a reggere, sono sempre i valori autentici. Gruppi testardi, determinati, focosi come il calore deflagrante e incendiario del sole. Mostri sacri, che risvegliano le tue demoralizzanti e comode convinzioni sul mondo circostante.
C’è un pezzo di storia per ogni ombra che tocca terra. Mordendosi le labbra, ognuno di noi ha la sua storia da raccontare. E i Pearl Jam, non possono che essere i principali protagonisti all’interno di questa cornice. Poco più di 3 anni dopo, il famoso intervento di Madre Natura a cancellare l’incontro programmato sempre qua, a Mestre. A vent’anni di musica insieme. Nel decennale che vide morire 9 ragazzi come noi. Sempre ad un festival, ad ascoltare la musica che amavano di più. La loro musica. E la mia storia era di fronte al palco. Con la schiena a pezzi dalla stanchezza e dal caldo. In mezzo a circa 50mila persone. Con le emozioni che esplodono come una grossa onda che s’infrange sugli scogli. Con l’incapacità di tenere a bada l’istinto e la furia del cuore. Ascoltavo il silenzio della tua voce, come solo gli angeli riescono a stare in silenzio. Abbracciato alla tua pelle nuda, pennellata dal tramonto. Immortale, come il soffio del tuo respiro che si appoggia al mio. Vorrei esplodere sul tuo pianeta, e colorare le giornate dei colori che solo l’amore, riesce a concedere.
r.l.