SERATA 900: L’INFORMAZIONE A CASOLA

Non riuscendo a scrivere (causa partenza per qualche giorno di vacanza, lo ammetto) l’articolo su Serata ’900 immediatamente dopo il suo svolgimento, il giorno successivo ho buttato giù alcuni appunti sulle cose più interessanti viste al Cinema Senio il 27 dicembre e sulle riflessioni e suggestioni che ne potevano nascere a caldo, con l’intento di dare a queste poche e disorganizzate note una forma più compiuta e “leggibile” non appena ne avessi trovato il tempo (cioè, ahimé, appena finito il qualche giorno di vacanza. Cioè, giusto perché non sembri passata una vita e io non faccia troppo la figura del nullafacente, il 4 gennaio, giorno in cui sto scrivendo).

Ripensandoci però mi sembra che questa delle impressioni a caldo rimanga la forma più efficace per raccontare la serata, quindi ho deciso di recuperare la struttura di brevi flash, riveduti e ampliati ma comunque non organici. Dopo avere ricordato che la serata verteva quest’anno sui mezzi di informazione casolani, qualcosa dunque che allo Spekkietto sta molto a cuore e ci coinvolge in prima persona, partiamo con questo tentativo di recuperare le sensazioni del “giorno dopo”.

– La frase più sentita della serata, ripetuta in 20 forme diverse, dal vivo o nelle video-interviste, ma sostanzialmente immutata nel significato: «È innegabile, e allo stesso tempo stupefacente, che Casola ha espresso da sempre un numero di mezzi di informazione di varia natura “esagerato” rispetto alle dimensioni del paese e alla sua importanza storica, culturale, politica, ecc….» Si è anche ipotizzato che nel DNA dei casolani ci sia qualcosa che porti a ciò. Qualcuno ha aggiunto: «Ci sono anche molti giornalisti professionisti casolani – formatisi nella palestra dei mezzi informativi del paese – e questo comporta una sovraesposizione del paese nei media locali». Questo, il classico cane che si morde la coda, comporta di necessità un aumento della visibilità e dunque dell’importanza di Casola a livello culturale, sociale, politico, ecc. Sembra un luogo comune campanilista, ma bastava essere al Cinema Senio il 27 dicembre per capire come questa sia una realtà indiscutibile e, veramente, difficile da spiegare. In nessun altro paese di 3.000 anime scarse (e anche in molti più grandi) avrebbe avuto senso una serata dedicata al modo di fare informazione nel paese stesso. Possiamo esserne orgogliosi e farlo diventare un ritornello tipo «I carri come a Casola non li fa nessun altro»? Mah sì, possiamo eccome.

– A quanto detto sopra, pur apparentemente contraddicendolo, qualcuno ha aggiunto: «A Casola però in questo momento servirebbero giornalisti di professione». Un arguto paradosso o un corto circuito mentale? Azzardo una spiegazione personale. A me è sembrata una frecciata, una piccola provocazione, allo Spekkietto che in questo momento è l’unico organo di informazione “prodotto” a Casola. E non ha in redazione giornalisti di professione. Dunque, se si trattava di semplice constatazione, è giusta. Se si trattava di provocazione allora è gratuita, perché non ci sono professionisti ma non c’è neanche nessuno che finga di esserlo e si dia le arie del Montanelli. Altrimenti non vi avrei mai confessato che ho ritardato la scrittura dell’articolo a causa delle vacanze e avrei finto la partecipazione a un convegno in Umbria sull’etica giornalistica all’alba del XXI secolo. Il nostro è un servizio fatto quanto meglio ci riesce, se qualcuno lo facesse in maniera più professionale, e con la nostra stessa continuità e costanza, ne saremmo contenti e continueremmo comunque per la nostra strada.

– Una menzione merita sicuramente l’intervento di Giuseppe Sangiorgi che ha dilatato verso il passato il tempo dell’informazione casolana, recuperandone le forme precedenti la proliferazione giornalistica di anni ’60 e ’70: il manifesto murale di Paolo Volta che esalta Oriani e critica i casolani, i lunari, i fogli volanti che raccontavano “i fatti” e che venivano letti e venduti sulla pubblica piazza (non diversamente da quello che faceva un Giulio Cesare Croce a Bologna nel XVI secolo) e ripetuti a voce dai contadini analfabeti a tutta la famiglia, i contastorie nei fienili e nelle aie. Un mondo oggi scomparso ma, ricorda Sangiorgi, lontano appena 60 anni scarsi. Un modo di fare circolare le notizie che era ancora quello dei secoli precedenti, quello dei mercati e delle fiere che dal Medioevo si susseguivano con ben poche varianti in ogni villaggio italiano. Tanto che anche l’avvento della radio, ascoltata collettivamente in piazza, sembra inizialmente solo una versione tecnologica di modalità informative radicate in secoli di storia.

– A proposito, poco ricordate sono forse le due radio casolane di fine anni ’80, Rea Radio (Paride Ridolfi, onnipresente sul versante dell’informazione multimediale, Andrea Turrini e altri) e Radio Studio M di Tiziano Porcellini. Un’occasione quindi per riscoprire anche questo lato dell’informazione casolana in un campo, quello delle radio libere, che da metà anni ’70 tanto ha significato in termini di partecipazione attiva (soprattutto giovanile) alla vita del paese Italia e di diffusione di mode, musiche, idee spesso non convenzionali.

– Le radio però durano poco anche perché molti dei loro animatori passano presto al… lato oscuro dell’informazione, verrebbe da dire vista l’attuale situazione di TG, approfondimenti, programmi di servizio della TV nostrana, perlomeno di quella generalista e che non necessita di parabole, decoder, ecc. Ma le TV per Casola sono state una ricchezza incalcolabile, testimoniata ancora oggi dai filmati visti a spezzoni durante la serata. La prima è stata TV Casola di Flavio Linguerri, primo a installare un ripetitore e a realizzare e diffondere via etere video sul paese (ricordo un documentario sui carbonai, non so perché ma è come se l’avessi visto ieri). Poi vennero, praticamente in contemporanea, TV Studio di Silvano Bernabei e Antenna 306, quella che coinvolgeva il numero più ampio di persone (in gran parte, ancora una volta, giovani e giovanissimi). Non si hanno invece dati sull’auditel del tempo. Silvano, di cui non posso non ricordare le partite degli esordienti trasmesse al CRAL, non ha voluto fornire filmati e ce ne dispiacciamo senza indagarne le ragioni. Gli archivi di Antenna 306, come in altre Serate di fine anno, hanno rivelato le consuete chicche che dimostrano competenza, capacità, un’enorme passione e scatenata fantasia. I telegiornali, Casola in controluce coi suoi documentari, l’approfondimento politico sociale. Poi Biagio, capitolo a parte perché lui da solo potrebbe riempire un’intera Serata ’900. Durante le due ore è stato evocato più volte ed è apparso sullo schermo più di ogni altro, allora cito solo il filmato che ha salutato il pubblico, in cui Biagio dalla stazione di Castello parte per un giro del mondo e indossa i costumi di inglesi, francesi, russi e altri. Da rotolarsi a terra per le risate. In quegli anni spopolava Drive in, dove c’era anche Enrico Beruschi. Beh, Biagio gli assomiglia, ma fa decisamente più ridere di lui e di molti di quei comici che oggi fanno solo televendite.

– Ancora per associazione di idee. Il discorso televisivo richiama i video visti in serata, che riprendevano filmati originali o foto dei giornali montandoli con le interviste ai protagonisti delle diverse esperienze. Non si può non spendere una parola sull’alta qualità di queste realizzazioni, opera – per quanto ne sappiamo, non ce ne voglia chi non sia qui eventualmente citato – di Paride Ridolfi e Alessandro Lanzoni con l’indispensabile supporto del CFC per la raccolta e la preparazione del materiale fotografico. Per qualità intendo non solo quella tecnica, forse la più semplice da raggiungere, ma anche “artistica”, estetica. Tempi giusti, scelta di immagini interessanti e anche divertenti, accostamenti ben calcolati e “ragionati”, chiarezza espositiva. E la giusta dose di ironia, vedi il breve intermezzo sul pericolo della distorsione delle informazioni. Insomma, prodotti ben fatti, divertenti, mai noiosi, chiari, ricchi di informazioni. Complimenti a tutti.

– La parte sui giornali è stata quella più corposa della serata, come naturale, quella meno spettacolare, per la natura del medium informativo che non ha voce e non ha movimento, ma sicuramente anche quella in cui meglio sono usciti la profondità e il radicamento delle esperienze informative a Casola. Per questo riassumere quanto detto è difficile, si tratta d’altra parte della nostra storia e quindi è sempre difficile parlarne senza cadere in retoriche, nostalgie, esaltazioni e altre cose un po’ noiose. Vogliamo solo ricordare
i nomi delle testate? «In principio fu “Lo Specchio”» dice Sandro, con voce resa tenebroso-mitologica dalla tecnologia, nel video delle interviste alla vecchia redazione del nostro progenitore. In realtà in principio fu il “Mercurio”, primo organo informativo del Clan casolano. Ma durò poco. Nel 1967 arriva “Lo Specchio”, a cui negli anni ’70 si affianca – e si oppone – “Il Compagno”, periodico del PCI. Quando dopo pochi anni questo chiude per qualche anno “Lo Specchio” rimane solo, poi a inizio del decennio ecco “Il Senio”. Questa è la “rivalità” più sentita, quella in cui i più si rispecchiano, quella che racconta e vive le vicende casolane per quasi un quindicennio. Sono gli anni in cui davvero le azioni vengono decise, o almeno fortemente influenzate, anche sulla base del dibattito (e della polemica) giornalistico. Anni d’oro nel senso migliore del termine. C’erano scontri, anche forti, ma c’era anche grande rispetto fra le “opposte fazioni”. Le interviste hanno testimoniato tutto ciò. Il resto è storia recente: “Il Senio” chiude, “Lo Specchio” chiude, apre “Lo Spekki(ett)o”, apre “Altavalle”. Questa è stata la cronologia esatta, per fugare alcuni dubbi emersi durante la serata. Poi la cronologia continua: “Altavalle” chiude, “Lo Spekki(ett)o” apre il sito.

– Una sorpresa: “La voce del pedalò”, a quanto abbiamo capito giornalino della società ciclistica casolana, che usciva forse annualmente a metà anni ’80. Il suo, per quanto ci risulta, unico redattore, ogni tanto sale sul palco e ne legge dei brani. Tre righe di umorismo fulminante, o un pezzo di una paginetta col programma del convegno dei ciclisti, fra cibarie e bevande di ogni tipo. Come per Biagio, ci siamo rotolati dalle risate. Chi ci mette in contatto col redattore, che non so neanche come si chiami, mi hanno solo vagamente spiegato chi è?

– Sul racconto di Cristiano non dico niente