Uno dei sogni dell'uomo è sempre stato quello di poter viaggiare nel tempo, di controllarlo fino ad avere la divina possibilità di fermarlo.
Il tutto per mutare il corso degli eventi.
E' che l'uomo non ha pazienza, vuole tutto e subito.
Non capisce il disegno divino (narrami o musa degli dei del pallone...) di chi ama dare un significato alle cose, di chi sa che una gioia immensa nasce da un sacrificio, da un percorso sinuoso e ripido, che solo chi è baciato dagli Dei può percorrere fino alla fine.

Questa Italia è arrivata alla fine del percorso meritandosi di entrare nella storia, in quella memoria storica popolare che ti rende invincibile.
Dopo l'apoteosi dell'82 (ahimè avevo 7 mesi...) e il normale appagamento dell'86 (difficile ripetersi, gli dei amano variegare), il nostro viaggio riparte dal 1990.
Da qui gli Dei ci hanno messo alla prova.
Giocavamo in casa ed è stato il primo mondiale comprensibile per la mia generazione, quello che mi faceva sgranare gli occhi dopo un goal alla palestra per imitare Schillaci.
Squadra solida, un goal subito (Zenga esce a vuoto su Caniggia), rigori e tutti a casa in lacrime.
Prima lezione degli Dei: non basta essere di casa per vincere.
Passiamo al 1994 dove un'altalena di colpi di fortuna e una stella di nome Roby Baggio ci porta in finale, sotto i 40°C di Pasadena il Brasile (...e che Brasile, Bebeto, Romario, Dunga e Cafù, con un giovane Ronaldo a portare le borracce) ci batte ai rigori, proprio con un errore di Baggio.
Seconda lezione degli Dei: non basta un fenomeno per vincere.
E così raggiungiamo il 1998 ancora eliminati ai rigori dalla Francia (che poi vincerà il suo primo titolo).
Non so quale sia stata la lezione degli dei quella volta, penso semplicemente ad un 'non c'è due senza tre', per la cabala da noi italiani tanto amata.
Si arriva così a Giappone-Korea 2002.
Trapattoni, dall'alto della sua esperienza, si permise di invocare gli dei affidandosi all'acqua santa. Non bastò, anzi, gli dei si offesero e mandarono Byron Moreno ad arbitrare.
Lezione di turno: scherza coi fanti ma lascia stare i santi.
Il Mondiale 2006 è storia di oggi, la resa dei conti.
Il lieto epilogo.
Noi tifosi giovani (post '82) abbiamo solo sofferto con la nazionale, sofferto a tal punto da provocare la compassione degli Dei.
E così dalle ceneri post Korea è nato un gruppo determinato, unito, figlio delle delusioni precedenti.
Mi ricordo che Lippi, al suo primo raduno della nazionale datato settembre 2004, guardò in faccia i giocatori e disse: 'Siamo qui per vincere i campionati del mondo'.
Mise le cose in chiaro da subito, compiti, mansioni e soprattutto doveri dei giocatori, spesso tralasciati in passato anche per il loro modo 'viziato' di vivere.
Dalla consapevolezza dei nostri limiti è nata la nostra forza, crederci sempre, arrendersi mai.
Non abbiamo fatto pubblicità irriverenti come i Ronaldinho di turno, non abbiamo mai detto agli altri 'ci batterete tra 30 anni' (caro Platini, c'è voluto meno...), non abbiamo pagato sul campo gli scandali dei palazzi marci (Ciao Beckenbauer... non so come si scrive, io parto coi ricordi da Matthaus). Abbiamo raccolto le nostre macerie e abbiamo fatto gruppo, allenatore, giocatori e tifosi.
Una nazione intera al posto di una semplice nazionale.
Questi giocatori hanno dato tutto, tralasciamo gli aspetti tecnici, la differenza l'ha fatta il cuore.
Agli Dei tutto questo è piaciuto, basta sofferenze, a voi la gloria.
'L'unione fa la forza', questa è per ora l'ultima lezione degli Dei, lezione mai banale in uno sport di squadra.

Matteo Cenni

P.S. Non ho inserito la beffa degli Europei 2000 apposta. State tranquilli è solo un'altro sentiero...
Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter