Quella sera, al Cinema Senio, proiettavano un film sulla squadra del Casola...

Al Cinema Senio, monosala d’essai per pubblico volutamente austero, un gruppetto di amici concordava sul fatto che l’assenza di risposte, è un incubo.
Prima dell’inizio, ci si rassicurava che parte di Casola non sarebbe franata a breve, verso il fiume. Solo qualche smottamento, del tutto naturale per la conformazione del terreno.
Si parlava in maniera del tutto disinformata sul senso di quella “stufetta” spostata dalla zona Palestra alla zona Scuola, perché lì, inquina meno. Mah!!!
Si sottolineava che il raduno Speleologico, era il solo evento capace di portare gente al nostro caro paese, per più di una mezza giornata.
Poi, come un passaggio da sogno a realtà, entrava con un gruppetto di amiche, anche quella splendida creatura che ti ferma il respiro e ti fa esplodere il cuore. Quell’essere, per cui vorresti corrompere il tempo e startene solo con lei. Ma questa, è un’altra storia.
Quella sera, al Cinema Senio, proiettavano un film sulla squadra del Casola. Quella che ancora oggi partecipa al campionato di II Categoria. La sala era piena, c’era la squadra di oggi al completo e tutte le persone che per un motivo o per l’altro sono state coinvolte dal calcio casolano. Anche quelle che non sono potute venire. Chi ha vissuto anche solo una parte della sua vita nel Casola, sa che ci sono attimi, storie, episodi, legati a qualcuno, a qualcosa, fermi esattamente in quell’attimo lì. Un attimo perfetto, che sempre vivrai e che ti accompagnerà per il resto della vita. Si spengono le luci, silenzio, comincia il film. Proprio così, un film sul Casola. E comincia da lì, quando da bambino andavi al campo vecchio. Quel campo che rimaneva solo pochi ciuffi d’erba agli angoli, e terra per il resto. Non c’era bisogno di tagliare l’erba, si rullava con un mega rullo di tanto in tanto in modo da rendere durissimo il terreno di gioco. Quello che aveva le linee di gesso che andavano un po’ dove volevano loro. Non era proprio un rettangolo di gioco però c’assomigliava. C’erano persone che erano sempre lì, non giocavano a pallone, ma rendevano straordinario l’essere lì. Eri talmente gasato di giocare che quando andavi a comprare le scarpe con i tacchetti, le tiravi fuori dalla scatola e le fissavi per giorni come se fossero la cosa più bella e miracoloso di questo mondo. E’ un film dove scorrono tantissime immagini, come quella delle tribune del campo vecchio stracolme di gente a vedere la partita, gol, “entrate”, personaggi che oggi sembrano appartenere proprio ad un film dimenticato.
Fine primo tempo, luci accese. Al cinema Senio, non al campo, là non ci sono luci. Un gruppetto di amici esce per una sigaretta, due chiacchiere, una sgranchita alle gambe. Si parla del Casola di oggi. Della sensazione che con il passare degli anni, vedendo i giovani di oggi, al Casola cominci a mancare qualcosa. Qualcosa che aveva a che fare con i valori. Quelli che ti trasmettevano certe persone che “vivevano” e che tuttora vivono al campo sportivo. Non t’insegnavano a scartare come George Best, ma qualcosa d’importante, te lo regalavano.
Oggi il Casola va bene, l’obiettivo è la salvezza. Quei pochi ragazzi che ci sono, sono sempre là ad allenarsi. Se tengono botta fino alla fine, chissà, qualcosa di buono potrebbe anche saltar fuori. L’entusiasmo, la voglia, è la stessa che si vede in quella scena dove ci sono quei quattro ragazzetti dentro a quel pulmino. Quel pulmino bianco azzurro, con un gran buco sul fondo che ti faceva vedere l’asfalto. Con le molle dei sedili sparse dappertutto e che aveva il portellone con una vita propria che s’apriva quando si voleva aprire. Quel pulmino ti portava a giocare e a te, il Casola, sembrava il Brasile di Pelè.

r.l.
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