Per un sacco di tempo ho creduto che il gol più incredibile che ho visto segnare in vita mia fosse stato quello del leggendario Andreatta contro il Mordano, a Mordano.In sè, fu una semplice punizione di prima che lui piazzò nell'angolo in basso a sinistra, dritto per dritto, senza imprimere alla palla alcun tipo di effetto.Ma quello che lo rendeva speciale, fu la finta che fece Foschi, il nostro centrocampista di Castello, prima che Andreatta calciasse.Ora, Andreatta era un fenomeno, e il portiere del Mordano - che mi ricordo aver visto lavorare in una ferramenta di Imola - lo sapeva, aveva piazzato in barriera 5 uomini.
Io ero sugli spalti con Giorgio Giacometti e Capino, e tutti ci chiedevamo dove accidenti avrebbe fatto passare il pallone, quella non era per niente una barriera, ma la linea Maginot.Foschi bisbigliò qualcosa nell'orecchio di Andreatta, e prese una rincorsa assurda, roba da salto triplo, non so se mi spiego.Io guardai Giorgio e Capino.Due settimane prima, a Monterenzio, Foschi aveva calciato una punizione simile, e avevamo urlato alla signora che abitava nel palazzo dietro alla porta di chiudere gli scuri.Foschi aveva preso la palla con una parte della punta del piede sconosciuta perfino agli anatomo-patologi e aveva lanciato il pallone nel sette (ricordo ancora il suono che la sua scarpa fece al contatto con il cuoio: una specie di Plop amplificato, come di un budino lasciato cadere da molto in alto su un piatto).Mentre prendeva la rincorsa, sapevo che non gli sarebbe ricapitato per altri diecimila anni. E sapevo che lui lo sapeva. E sapevo anche che tutti gli altri presenti lo sapevano.Molti casolani avevano le mani nei capelli, quando incominciò la rincorsa.Ma Foschi aveva ancora molte risorse a noi sconosciute.Ricordo ancora i suoi capelli cotonati ondeggiare, come a rallentatore, con la sua abbronzatura da frequentatore di solarium che mandava riflessi tutt'intorno.Giunto sulla palla, e giuro che non lo dimenticherò mai, e potete chiederlo a Giorgio o a Capino, spiccò un salto alla Bruce Lee, urlando, mulinando le braccia e le gambe in aria in una mossa che non è mai stata codificata in nessuna delle arti marziali conosciute.Atterrò vicino agli uomini della barriera, piegato leggermente sulle ginocchia, con le mani in posizione da combattimento, quelli guardarono allibiti l'arbitro, un povero cristo di Solarolo, e il pubblico, che fissava la scena a bocca aperta, e incominciarono a fare segno che era impazzito, un paio gli si avvicinarono pure con aria paterna, probabilmente per sincerarsi che non avesse bisogno di cure, mentre uno era in ginocchio dal ridere.In quel momento, Andreatta calciò dritto per dritto, in mezzo alla barriera sparigliata, mentre il portiere avversario stava facendo segno alla panchina di portare una camicia di forza.Io non riuscii a festeggiare, perché quella finta mi riempiva tutta la mente, di continuo.Per anni, era stato quello il gol più incredibile che avessi mai visto.
Finchè, un giorno, parlando con Bomba nel bar, non siamo capitati in un pieno remember di inizio anni ottanta.Ora, a quei tempi, eravamo molto piccoli, e credevamo ancora a un sacco di cose, tipo il Mostro di Pediana o al fantasma del frate senza testa della Chiesa di Sopra. Io credevo che il soffitto delle case popolari fosse un passaggio per un'altra dimensione e Bomba credeva di essere un attaccante.Giocavamo nei pulcini.Non c'era niente di male, nel fatto che credesse di essere un attacante.L'unico problema era che anche Poggio e Berna lo credevano, con una piccola differenza, sapevano pure di esserlo.Bomba, che allora era veramente bello florido, con due ettari di guanciotte rosse in faccia, si accontentava di scaldare la panca, la domenica mattina, mentre noi ci affannavamo a rincorrere il pallone.Ci allenava il mitico Diego, e mi ricordo ancora quando disse a suo nipote, il bambino che credeva di essere una punta, di entrare in campo, al posto di Berna, che era stato investito da un difensore della Stella Azzurra poco più piccolo di un tre ruote.Bomba entrò in campo e prese la posizione di centro boa. I polmoni dei nostri avversari si svuotarono, felici, perché Berna era davvero un diavolo di attaccante, e il solo pensiero che il nuovo entrato potesse combinare qualcosa, beh, era come credere che nelle soffitta delle case popolari ci fosse un passaggio extra-dimensionale.A un certo punto, Poggio ne combinò una delle sue: prese palla, scartò cinque avversari e mise al centro una splendida palla rasoterra che rimbalzò sullo stinco di Bomba e dopo dodici rimbalzi andò a fermarsi poco oltre la linea, con il portiere che si guardava intorno come se avesse appena assistito all'avverarsi di un miracolo.Bomba prese a correre per il campo, con una grazia che non gli si era mai vista addosso, urlando: 'Mamma! Mamma!”,Poi si voltò verso di noi, che lo inseguivamo senza bene renderci conto di cosa fosse successo. Era il suo primo gol in un anno da attaccante. Capii solo lì la forza mostruosa che aveva avuto, la pazienza quasi divina che lo aveva sorretto tutto quel tempo.Lo Spirito Santo gli incendiava gli occhi.Strinse il pugno e disse, trionfante: 'Lo sapevo! Ve lo avevo detto!”,L'anno dopo, negli esordienti, cambiò ruolo, e divenne uno dei più forti stopper nella storia di Casola. Negli allievi, facemmo un'amichevole contro la prima squadra, il dream team allenato da Maurizio ‘,Brustolo' Giordani, che guarda caso lo aveva inventato difensore 4 anni prima.Bomba marcò Andreatta. Dico solo una cosa, non ho mai visto, tranne quella volta, Andreatta che non toccava un pallone in una partita.Anni dopo, Bomba si è laureato in Fisica. Aveva smesso di giocare.Quando scelse quella facoltà, ricordo che molti storsero il naso, aveva fatto l'Ipsia, alle superiori, e si pensava che il salto fosse troppo grande.Io non potei andare a vedere la sua tesi, non ricordo nemmeno perché, e mi dispiacque un casino, mi dispiace tuttora.Ma mi piace pensare che una volta diventato Fisico, dopo l'esame, lo Spirito Santo di quella domenica mattina, quando eravamo ancora pulcini, sia tornato a incendiargli gli occhi.E una voce abbia urlato, dentro di lui:'Lo sapevo! Ve lo avevo detto!”,

Cristiano Cavina
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