Bisogna sempre e per forza parlare di numeri? Di statistiche, di percentuali e raccontare ogni partita domenica dopo domenica? No.
Casola, anno 2077.

Non siamo più sicuri di quello che stiamo cercando. E’ più difficile essere consolati. Non capiamo più, cosa stiamo cercando. In queste domeniche, la civiltà è infinitamente lontana. Solo individui spettrali, prendono forma in percorsi obbligati. Molti anni fa, si credeva nel futuro. Ora, è necessario salvarsi.

Il campo sportivo è stato soppiantato da edifici con abitazioni quadrate, tutte uguali e anonime come i suoi abitanti. L’ illuminazione manca oramai da molti anni, ci si abitua alle cose che non vanno. Quello che era destinato ad ospitare forme di aggregazione sportiva, è rimasto ucciso. Da meccanismi senza identità, che coprono tutto quello che è stato.

Il potere di un pallone. Un mezzo che permetteva di esprimersi, crescere e divertirsi. La salvezza per molti, la gloria per pochi. L’amico di molte avventure. Vivranno i gol, le azioni, i momenti, le vittorie, i compagni, le sconfitte e tutto il mondo attorno.

Non abbiamo voluto vedere certi segnali, per non spendere troppa fatica nell’ affrontarli. Mettiamo ordine. Le giovanili del Casola sono solo un lontano ricordo. I bambini sono prigionieri dei genitori. La sera, il freddo, lo sporcarsi ecc. ecc. non esistono più. I bambini si collegano con fili diretti ai computer per molto del loro tempo. Mai più avranno quello sguardo sognante di chi cerca il gol all’incrocio dei pali. Saranno imbottiti di medicinali perché sono considerati attivi, “pericolo”. La sola preoccupazione è che dovranno crescere perfetti, devono essere i migliori. In qualsiasi settore, anche quello del gioco, saranno esasperati e lacerati da questa competitività. Chi ne è fuori sarà pazzo, depresso, il suicidio diverrà una scelta. Il loro tempo sarà divorato. E’ un oscuro e rovinoso male.

Il passato non parlava ma ci suggeriva. Ben o solo settant’anni fa. A Casola, l’unica squadra giovanile presente era costretta a giocare una partita di tre tempi. Con il risultato che variava in base ai tempi. Un numero di cambi previsto durante un certo periodo e… e già si notavano le prime incrinature. Se veniva chiesto ad uno di questi bambini: “Come siete andati oggi?” Era già esaurito, per forza. Abbiamo rovinato tutto, pure il calcio che era basato su regole facili ed essenziali. Perché?. E giù di medicinali, tutti rincoglioniti, per non accorgersene. I ragazzini un po’ più grandi, per giocare con i loro pari età, erano costretti ad andare in altri paesi. Perché questi ragazzi non hanno potuto divertirsi nel loro paese, nel loro campo. Scomparsi. Così come sono andate estinte altre formazioni giovanili, che erano ben presenti qualche anno prima.

Il calcio a Casola, rimane vivo nel ricordo di qualche longevo anziano. Belle sensazioni si provano guardando vecchie foto dove le zazzere erano “generose” e il vestire era da “bulgari”. A fine pagina, viene da pensare che sarebbe meglio cercare di non capire. Perché più cerchiamo risposte, più arriviamo nel fondo dell’abisso.

Proviamo a dare scosse, consapevoli che nello stesso tempo, sarebbe bene prenderne un po’. Non per bruciare, ma per camminare con i piedi ben sollevati dal suolo.

R.L.
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