La sera del 6 Maggio 1976 i casolani sentirono una forte scossa di terremoto. A Casola ogni tanto si avvertono queste scosse, non per niente il nostro comune è considerato zona sismica, l’interrogativo, come sempre in questi casi, era dove si fosse trovato l’epicentro.
Alle prime ore del mattino seguente, con la televisione, la radio ed i giornali cominciarono ad arrivare le notizie di un disastroso terremoto che aveva colpito il Friuli con epicentro nei pressi della cittadina di Gemona.

Naturalmente si mobilitarono i vigili del fuoco, le forze armate e le strutture dello stato ma si mobilitarono generosamente anche moltissimi cittadini con le loro associazioni di volontariato per venire in aiuto ai fratelli così duramente colpiti: si contarono circa 1000 morti e diversi centri abitati risultarono distrutti e molti altri gravemente danneggiati.
A quell’epoca non esisteva ancora una vera e propria organizzazione di protezione civile, a parte i vigili del fuoco, e fu proprio in quella occasione, con l’istituzione del Commissario Straordinario nella persona di Zamberletti, che cominciò a prendere forma questa istituzione dello stato con competenze specifiche per fronteggiare le emergenze.
Fra le associazioni più attive si distinsero gli scouts, in particolare l’AGESCI che istituì un centro di raccolta verso cui si dirigevano i vari gruppi, provenienti da tutta l’Italia e che successivamente venivano poi smistati nelle zone colpite.
Anche il gruppo AGESCI di Casola decise di mobilitarsi e fu così che si decise di dedicare il campo estivo al lavoro nelle zone terremotate.
Partimmo alla fine di Luglio e, dopo un breve soggiorno al punto di raccolta, dove per due o tre giorni fummo indirizzati a piccoli gruppi, chi in un paese e chi in un altro, decidemmo di concentrarci in un paesino della Val Tramontina , a Tramonti di Sotto, dove don AngeloFigna, allora nostro assistente ecclesiastico, era entrato in contatto con un sacerdote molto attivo, don Pierino Cesco, punto di riferimento ed animatore dei soccorsi per tutta quella vallata.
Ci dedicammo soprattutto allo sgombro delle macerie, grazie anche alla messa a disposizione da parte di una ditta edile locale di un vecchio camion, il mitico “Macerio” (così lo battezzammo), che il sottoscritto, avendo la patente C, poteva guidare.
Venimmo in contatto con molte famiglie e persone stabilendo cordiali e fraterni rapporti di amicizia, soprattutto con la famiglia del sig. Livo Ferroli, presso cui maggiormente lavorammo.
L’esperienza fu tanto coinvolgente e positiva che decidemmo di ripeterla più in grande l’anno successivo, anche perché purtroppo, a Settembre dello stesso anno, quella zona del Friuli fu colpita da una seconda disastrosa scossa sismica che buttò all’aria molto di ciò che era rimasto in piedi dopo quella di Maggio.
Va detto che durante il campo, Franco Bagnarol, un capo scout friulano che coordinava a livello centrale in collaborazione con il Commissario Straordinario Zamberletti l’azione ed i movimenti dei gruppi dell’AGESCI, precettò uno dei nostri ragazzi, Maurizio Montefiori, per documentare fotograficamente quanto avveniva e quanto si faceva nelle zone terremotate. Fu così che, grazie alla documentazione prodotta da Maurizio (documentazione poi utilizzata anche da diverse strutture pubbliche friulane), fummo in grado di approntare una mostra fotografica davanti al nostro municipio per informare i Casolani di quanto avevamo fatto durante il campo del ‘76 ed a sollecitarli a partecipare alla “spedizione” del 1977.
Risposero in diversi, anche adulti non appartenenti (o non più appartenenti) al gruppo AGESCI, alcuni con capacità professionali specifiche, chi elettricista, chi muratore, chi falegname, chi geometra. Ricordo in particolare Pellegrino Dardi e sua moglie....., Giovanni Tabanelli, Noferini Benito (Ghendi), Linguerri Flavio, don Giovanni,.... nella duplice veste di sacerdote ed esperto elettricista, Mauro Dardi Junior ecc. ecc.. Alcuni di questi purtroppo non sono più fra noi.
Partimmo dunque per la seconda volta per il Friuli, diretti sempre verso la valle Tramontina, dove ritrovammo le famiglie che già conoscevamo impegnate nella ricostruzione del dopo terremoto ed a cui riuscimmo a fornire un aiuto più specializzato.
Durante il campo ci vennero poi a trovare altri casolani e fra questi ricordo con particolare affetto Checco Guidani e sua sorella Barbara.
Sono trascorsi più di 30 anni da allora e alla fine di questa estate, seguendo una prassi (non voglio ancora chiamarla tradizione) del ritorno sui “luoghi del delitto” che si ripete da qualche tempo, il gruppo dei reduci dello scoutismo di allora (ma ricordiamo che una volta scouts, sempre scouts) ha voluto ripercorrere le tracce e le memorie di un tempo ed è tornato a Tramonti.
E’ stato un ritorno molto emozionante, come sempre, ma questa volta con una valenza in più rispetto agli anni precedenti in quanto, oltre ad un ritorno ai luoghi frequentati nel passato, è stato soprattutto un ritorno verso la gente e la comunità incontrata tre decenni fa ed a fianco della quale combattemmo una piccola guerra contro le avversità del destino.
Per me, ma anche per tutti quelli che hanno assistito, vi è stato un momento molto toccante allorquando sono stato avvicinato da una signora che, sorridendo, mi porgeva una foto ed una lettera. Lì per lì sono rimasto impalato come uno stupido perchè non riuscivo a capire, poi, vedendo la foto che mi ritraeva con la mia famiglia trent’anni prima (una figlia in meno in quanto Valentina, in fieri, era ancora comodamente alloggiata nel seno di mia moglie, sarebbe nata qualche mese dopo), ho capito e ricordato. Avevo spedito la lettera e la foto al già menzionato sig. Livo ed alla sua famiglia, dopo la seconda scossa del terremoto del settembre 1976, per cercare di confortarli, incoraggiarli ed assicurare loro che non li avevamo dimenticati, infatti, come già detto, ritornammo l’anno seguente.
La donna che ora mi porgeva lettera e foto era la signora Ederina Ferroli, sorella di Livo, il quale purtroppo nel frattempo è deceduto. Ci siamo abbracciati con profonda commozione e la stessa cosa è capitata il giorno seguente, quando al termine della S. Messa, ho incontrata la moglie di Livo che mi ha ricordato come il soprannome di “Macerio” fosse stato traslato dal camion al sottoscritto, in quanto autista, per cui per tutti loro “Macerio” ero anche io.
L’ accoglienza dei Tramontini, delle autorità comunali del piccolo paese e della locale Pro Loco sono state veramente squisite, calde, impeccabili, e continuamente sottolineate da sentimento di sincera amicizia e gratitudine. Se qualcosa di buono allora abbiamo fatto, in questa visita ed in questo ritorno ha ricevuto ampia e piena ricompensa, ma andiamo per gradi.
La visita in Friuli era stata preparata con cura, come sempre da Giancarlo Cantagalli, sua moglie Loretta e Maurizio Montefiori ed era stata preceduta dall’uscita in avanscoperta di una piccola pattuglia di cui faceva anche parte Sandro Bandini ed il sottoscritto.
Maurizio aveva attivato Franco Bagnarol che da quei tempi ha sempre mantenuto i contatti con gli amici casolani e che in Friuli conosce tutti, ma proprio tutti.
L’avanscoperta era servita a contattare le autorità comunali di Tramonti ed i responsabili della Pro Loco del posto, oltre che una guida, il sig. Renato Miniutti, ottimo conoscitore di quel territorio ed appassionato cultore di memorie e luoghi antichi. La Proloco, sensibilizzata dall’assessore comunale Giampaolo Bodoli si era offerta di prepararci la cena, mentre la parrocchia, tramite i buoni uffici e la collaborazione del sig. Paolo Ferroli ha messo a disposizione il proprio ostello e la sala del centro comunitario costruita nell’immediato dopo terremoto ed in cui a quei tempi ci si ritrovava anche per la celebrazione della S. Messa, essendo la chiesa inagibile.
Siamo partiti in 52, pullman stracarico, alle tre del mattino di sabato 20 Settembre e siamo giunti a Tramonti di Sotto poco prima delle otto. Ci avevano preceduti gli amici Maurizio, sua moglie, Morena e Floriana che, abitando al nord, erano giunti in macchina la sera precedente, mentre noi per la strada avevamo caricato a Castel Bolognese a Imola ed a San Lazzaro i fratelli scouts che da tempo ci hanno tradito per andare ad abitare in pianura.
Dopo la sistemazione nell’ostello, in albergo ed in vari b&b, dopo un primo contatto con i rappresentanti del comune e della Pro Loco, accompagnati dalla guida, è iniziata la tradizionale escursione sui monti tramontini seguendo un itinerario che prevedeva la visita (differenziata a seconda delle possibilità di ciascuno) ad alcuni luoghi significativi sotto il profilo naturale: boschi torrenti sorgenti e cascate, ed altri interessanti sotto l’aspetto antropologico-culturale in quanto caratteristici di un certo tipo di presidio, residenza ed economia territoriale.
Le montagne tramontine, che rappresentano una sorta di pre-dolomiti, sono molto più alte delle nostre, ma i boschi, la vegetazione ed in genere l’habitat assomigliano molto a quelli della parte più alta e toscana della nostra vallata.
Molto suggestivo abbiamo trovato il torrente “Chiarzò” che, incassato in un profondo canyon, scorre con acque limpidissime con riflessi di verde smeraldo, precipitando a tratti con suggestive cascate. Sotto il profilo degli insediamenti invece è risultata particolarmente interessante una residenza di una famiglia facoltosa del passato “Il Vuar” , posta in mezzo ai monti, che serviva anche come base per un singolare e prospero commercio, quello dei cappelli, di feltro,di paglia, o di qualsiasi altro materiale che i tramontini acquistavano in tutta Italia nei luoghi di produzione e poi, a dorso di asino, esportavano in tutto il nord Europa. Un altro piccolo borgo “ Palcoda”, ora completamente disabitato ed immerso nei boschi ed in cui è stato operato qualche intervento di recupero e manutenzione soprattutto per conservare intatto e funzionante il campanile ci ha ricordato molto il nostro sito di Lozzole che da alcuni anni l’intraprendente sacerdote faentino don Antonio Samorì sta cercando di recuperare, alla stregua di quanto ha fatto anni addietro per Gamogna.
Alla sera nel Centro Comunitario della parrocchia vi è stato un incontro con i Tramontini ed i rappresentanti della loro comunità , compreso il sindaco sig. Arturo Cappello, anch’egli capo scout e tuttora impegnato nel movimento degli adulti scouts (Masci).
Durante l’incontro sono state proiettate tre serie di immagini storiche riferentisi al terremoto, la prima preparata dagli amici di Tramonti e commentata dal sig. Fulvio Graziussi, le altre due preparate dal nostro Maurizio Montefiori e commentate dal medesimo e dal sottoscritto.
Si è trattato di un momento forte e commovente che ci ha fatto rivivere con intensità e partecipazione l’atmosfera di quella nostra esperienza. Il Comune, la Pro Loco e la Parrocchia di Tramonti hanno poi voluto lasciarci un “segno” tangibile della loro riconoscenza donandoci una targa ricordo con una riproduzione di una foto che ritrae alcuni dei nostri scout di allora impegnati nel lavoro di sgombero delle macerie ed infine, cosa che francamente non ci aspettavamo, offrendoci gratuitamente la lauta cena preparata dalla Pro Loco.
Noi abbiamo ricambiato, per il momento, consegnando a ciascun rappresentante della comunità Tramontina una selezione di testi e di opuscoli che parlano del nostro territorio approntata e presentata da Franco Tronconi, ma ci siamo riproposti di restituire la squisita ospitalità invitando i Tramontini a farci visita a Casola.
Dopo la proiezione, grande cena, come già detto, animata con la consueta verve dai nostri specialisti nella tecnica dell “espressione” , riscaldata e surriscaldata da canti, musiche ed una sfilata di “odalische” che hanno provocato brividi di .......orrore misti a sghignazzate irrefrenabili fra tutti gli astanti.
Il mattino successivo dopo la S. Messa celebrata dal nostro “Arci” don Giancarlo anche per i Tramontini nella chiesa ristrutturata, il gruppo, salutati e ringraziati gli amici friulani si è spostato a Venzone, la caratteristica cittadina tutta compresa fra le mura medioevali e completamente recuperata con tecniche d’avanguardia dopo le distruzioni del terremoto, per una visita guidata ed un momento di relax. Poi il ritorno a casa con la solita sosta autogestita ed autocantata in autostrada per la merenda-cena.
Un ringraziamento sentito a tutti va a coloro che, già ricordati, si sono prodigati per questa uscita con l’aggiunta di Franco Alpi, abile, generoso e disponibilissimo autista dell’autobus che ci ha scarrozzato in questi due giorni.

Alessandro Righini
Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter