Pubblicando i risultati registrati nel Comune di Casola alle elezioni regionali tenutesi il 28 e 29 marzo, vorrei proporre alcune riflessioni che non hanno nessuna pretesa di essere un approfondimento politico, quanto una estrapolazione di dati e numeri sui quali ognuno può fare le proprie valutazioni.
Le 3 tabelle allegate (naturalmente relative alle Regionali di fine marzo) riguardano:
- i voti per ogni coalizione a sostegno di un candidato al posto di governatore,
- i voti alle singole liste a livello provinciale,
- le preferenze per i diversi candidati.

Il primo confronto va fatto con il piano regionale dei risultati. Per quanto riguarda i candidati delle due coalizioni maggiori, i dati non si discostano di molto dal totale regionale: Vasco Errani prende il 52,2% a Casola contro il 52,1% in tutta la regione, mentre Anna Maria Bernini il 37,2% casolano e il 36,7 regionale. Un risultato leggermente migliore in paese per entrambi, a cui si può aggiungere questa valutazione: a Casola Errani prende 804 voti nominali contro i 736 messi insieme dalle liste che lo sostengono. La Bernini ha invece solo 12 voti nominali in più rispetto alle liste a lei collegate (574 contro 562). Considerato che anche gli altri due candidati hanno un numero di preferenze superiori ai voti della propria lista, accade che la percentuale di Errani sia di 1,4% più alta rispetto a quella ottenuta dalle liste sostenitrici a livello provinciale, mentre la Bernini ha una percentuale di voti a livello regionale inferiore del 2,3% rispetto a quella assommata dalle liste di PDL e Lega Nord in provincia.
Piuttosto diversa invece la situazione delle due coalizioni “minori” relativamente al confronto fra i dati regionali e quelli del nostro paese. A Casola la terza forza è Gian Luca Galletti, candidato dell’UDC, con il 6,3%, un risultato sensibilmente migliore (visto che in questo caso il 2% di differenza ha un valore più sostanzioso rispetto ai dati dei candidati più votati) se confrontato al 4,2% ottenuto su piano regionale, in cui su Galletti prevale, col 7%, anche il candidato Giovanni Favia del Movimento 5 stelle – beppegrillo.it. Favia invece a Casola raggiunge solo un 4,3% che rimane comunque un risultato notevole per un movimento così giovane e privo di strutture organizzate in paese. D’altra parte è facile pensare che la propaganda dei “grillini” abbia più diffusione e presa nelle grandi città (a Bologna hanno superato l’8%), in cui c’è più visibilità per forze politiche non tradizionali e probabilmente c’è anche meno “conservatorismo” rispetto ai piccoli paesi, dovuto anche alla maggiore presenza di popolazione giovanile.
Un confronto con le precedenti elezioni regionali (2005) mostra invece che a Casola si è verificato un calo di consensi per Errani (allora aveva ottenuto il 60,8%) che ricalca quello avvenuto in Regione (62,7% 5 anni fa). Il centro destra però - che con Carlo Monaco nel 2005 aveva ottenuto il 37,4% a Casola e il 35,2% in regione - non ha goduto di una crescita proporzionale, in parte proprio a causa dell’affermazione dei “grillini”, ma anche perché oggi l’UDC correva da solo, mentre allora era alleato con Forza Italia, AN (oggi riunite nel PDL) e Lega Nord. Quindi, in realtà, il centro destra - sia a livello casolano che regionale - ha ottenuto oggi sostanzialmente la stessa percentuale del 2005 ma senza i voti di un partito che, come abbiamo visto, ha un certo peso in ambito regionale e ancor più di paese. E questo è successo, e non c’è da stupirsene viste le tendenze nazionali, grazie alla prepotente crescita della Lega Nord, che a Casola è passata dal 3,5% delle Regionali 2005, al 6% circa (media fra i risultati di Camera e Senato) delle Politiche del 2008, fino al 14,3% di queste ultime consultazioni. Un aumento che è andato a compensare non solo la “perdita” dell’UDC nell’alleanza, ma anche il calo del PDL che nel 2005 aveva il 28,8% (dato teorico in quanto somma dei risultati di Forza Italia e AN), nel 2008 aveva visto una crescita fino a circa il 30% (di nuovo media fra Camera e Senato) mentre oggi incassa il 25,2% di voti. Quindi, movimenti di voti interni alla coalizione, meno sensibili nel centro sinistra, in cui la crescita più decisa (continuiamo a riferirci per queste analisi più dettagliate sui singoli partiti ai risultati casolani) è quella dell’IDV (da 0,8% delle Regionali 2005 al 3,8% di oggi passando per il 2,1% medio del 2008), che solo in parte compensa il crollo dei partiti della sinistra estrema - davvero impressionante se si confrontano i dati odierni con le Regionali del 2005, meno se si guarda al 2008, annus horribilis di queste formazioni politiche. Casola comunque col 5,6% di Rifondazione e Comunisti Italiani si conferma roccaforte della sinistra estrema (anche se paradossalmente anche questo sembra un rigurgito di conservatorismo e sintomo di vecchiaia della popolazione) dal momento che il risultato è addirittura il doppio di quanto ottenuto in regione (2,8%). Infine il PD, che in paese conferma il risultato ottenuto dalla formazione Uniti nell’Ulivo nel 2005 (40% oggi, 40,1% allora), ma perde qualcosa nei confronti con le Politiche 2008, quando già si presentava con il nome attuale (41,8% medio fra Camera e Senato). Decisamente più vistoso invece il calo a livello regionale: nel 2005 Uniti nell’Ulivo raccoglieva il 48,1% dei voti, oggi il PD raggiunge il 40,6. Una vera e propria emorragia di voti, per spiegare la quale servirebbero analisi politiche approfondite, ma mi permetto di ricordare solo un dato che nasce dalla mia esperienza personale. In quanto dipendente del Comune di Bologna ho vissuto e sto vivendo, direi “sulla mia pelle” in quanto investe direttamente il mio lavoro quotidiano, quello che è forse il momento politico più difficile vissuto dal nostro capoluogo di regione nel dopoguerra. Le dimissioni del sindaco PD appena eletto Flavio Delbono, seguite alle ben note accuse rivoltegli, non soltanto rischiano di paralizzare la città a livello pratico-amministrativo, ma hanno inferto un durissimo colpo all’immagine di una città che sempre si è presentata come fiore all’occhiello della sinistra europea, come laboratorio politico all’avanguardia. Si percepisce in città una totale sfiducia nella classe politica, in particolare nei confronti del PD, che già non era uscito benissimo dal quinquennio Cofferati. Vedere il proprio sindaco implicato in uno scandalo che – se le indagini e i processi lo confermeranno, facciamo salva la presunzione d’innocenza naturalmente ma non nascondiamoci che in questi casi basta un sospetto ben documentato a incrinare fiducia e rapporti fra governanti e governati – non sembra essere una semplice questione di gitarelle con la fidanzata di turno o qualche migliaio di euro ritirati al Bancomat, ma qualcosa di ben più grave e ampio, ha letteralmente scioccato i bolognesi. E basta parlare con persone che mai avevano messo in dubbio il voto al PD (e prima a DS, PDS e PCI), per capire che il vento ora tira in altra direzione. Se aggiungiamo il fatto che Delbono prima della elezione a sindaco era vicepresidente della Regione – il cui presidente era lo stesso Errani ancora oggi candidato – e che buona parte delle accuse rivoltegli riguardano proprio l’amministrazione regionale, beh, quando i cittadini vengono chiamati a decidere chi quella regione la deve governare, è naturale che più di qualche voto si diriga verso un altro porto…
Oppure che rinunci addirittura a salpare. Un altro dato impressionante è infatti quello sull’affluenza alle urne. Anzi, forse, prima ancora di andare ad analizzare i voti ottenuti, ogni candidato, ogni rappresentante di partito, ogni persona impegnata nella vita politica italiana, dovrebbe riflettere sull’altissimo numero di persone che ha deciso di non recarsi alle urne. Se paragoniamo le due consultazioni di uguale natura, questi sono i dati. A livello nazionale, il 72% dei votanti delle Regionali 2005 si è ridotto all’odierno 64,2% (-7,8%). In Emilia Romagna si è passati dal 76,6% al 68%, con un calo dell’8,6%, quindi superiore a quello nazionale, quando invece la nostra regione si è storicamente sempre distinta per un’alta affluenza alle urne, per un riconoscimento del proprio diritto di voto sempre molto sentito e orgoglioso (anche qui credo che l’effetto Delbono debba avere il suo peso nella valutazione). Infine Casola: nel 2005 i votanti erano stati il 79,8%, oggi il 69,2%. La percentuale in sé è superiore a quella regionale e ancor più nazionale, ma il calo è stato addirittura del 10,6%, la flessione più corposa in tutti i comuni della nostra Provincia. Per le Politiche del 2008, quindi forse per consultazioni più sentite dalla popolazione, l’affluenza a Casola era stata addirittura dell’87% circa.
Sfiducia nei meccanismi della politica? O ancora più negli uomini che la gestiscono? Addirittura disinteresse? O cosciente e “disperato” desiderio di lanciare un messaggio, di costringere chi governa, a tutti i livelli, a una riflessione? Ad altri tocca la risposta, nella speranza che una risposta la si voglia dare e non si cerchi di fare passare sotto silenzio il fatto che, oggi, quello degli astenuti è il partito in assoluto più numeroso.

Michele Righini
Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter