Politica

Sono trascorse oramai alcune settimane, ma ancora è possibile sentire l'eco di quella giornata campale in cui il figlio ha ucciso il padre, perlomeno il padre politico. Con un gesto senza precedenti né per lui, né per i suoi colleghi di partito, Angelino Alfano ha fatto di testa sua e, contravvenendo al dictat del padre padrone, ha dato fiducia al governo "del fare" (ancora troppo poco) di Letta, mettendo di fatto con le spalle al muro "babbo" Silvio. In pratica è come un giovane che di colpo ha trovato nel Presidente del Consiglio un coetaneo con cui ci si diverte di più. E manda a quel paese il proprio padre nobile che, complice la tarda età, si è messo a fare cose prevedi senso. Per ora non é dato sapere come finirà questa storia, il buon ultra settantenne ha già mostrato più volte di saper risorgere meglio di una fenice, prova ne é il colpo di scena del suo stesso voto di fiducia che, in barba alle dichiarazioni di qualche minuto prima e in totale spregio dei suoi falchi leccapiedi, gli ha permesso di limitare i danni. Di fatto non è per ora molto interessante. Ciò che è rilevante è che, almeno per un giorno, il re é stato simbolicamente ucciso. Constatando ciò, lo stesso Berlusconi ha parlato, forse in modo esagerato, di parricidio, nell'accezione dell'eliminazione di un padre da parte del figlio.

La storia e la cronaca sono piene di parricidi, in particolare dell'uccisione (in senso letterale o figurato) di un padre da parte del figlio o del maestro da parte dell'allievo. Pensiamo ad esempio a Bruto con Giulio Cesare, a Platone con Parmenide, a Pietro Maso con i suoi genitori, uccisi per l'eredità. Pensiamo al più grande parricidio del '900: il '68, la stagione della contestazione per eccellenza, della confutazione dei modelli educativi fino ad allora vigenti, della giusta ribellione all'autoritarismo degli adulti, ma anche dei giovani che urlavano: "Vogliamo essere orfani!", salvo poi cercare punti di riferimento in leader tipo Pol Pot o Mao Tse Tung. Una generazione che, nonostante gli indubbi meriti, ha creato le basi per quella progressiva diluizione delle regole che é all'origine di tante insicurezze di quelli che oggi vengono chiamati adultescenti. Adulti eterni adolescenti per i quali la carenza di riferimenti autorevoli e certi, costituisce la causa delle non-scelte di ogni giorno. Non é dunque possibile asserire che il parricidio sia un fenomeno totalmente negativo o totalmente positivo. Il caso di un figlio che uccide il genitore é chiaramente un esempio negativo, ma i "moti" del sessantotto hanno in se stessi entrambe le caratteristiche. Visto in altra accezione, il parricidio può avere aspetti prevalentemente positivi. Il caso di un figlio che, grazie all'istruzione o a esperienze di viaggio si emancipa dal padre e dalla madre o quello dell'allievo che si afferma grazie alla confutazione delle tesi del maestro, sono tipici esempi di progresso, naturali conseguenze della ricerca di un miglioramento continuo. Lo stesso progredire della razza umana comporta in qualche modo un passaggio di consegne, a volte sereno, altre tumultuoso, tra vecchie e nuove generazioni. Lungimirante è quella società in cui i "vecchi" sanno capire quando è il momento di cedere il testimone creando le basi per gli step successivi di un progresso sociale. Ma non solo: fortunata è la società in cui i giovani si rendono conto che è arrivato il loro momento e trovano il coraggio per reclamare gli spazi che a loro competono. Talvolta lo potranno fare con modalità non ortodosse, disarticolate, al limite della violenza, ma di certo, per avere un futuro, certi passaggi più o meno traumatici non possono essere evitati. La società italiana da molto tempo non contiene in sé il germe del parricidio positivo, perché in troppi casi sono venuti a mancare padri forti capaci di staccare i figli dal rassicurante abbraccio delle madri. Un abbraccio indispensabile fino a un certo punto della nostra vita, ma soffocante se protratto oltre. Gli eredi di queste situazioni mancano di coraggio e voglia di osare, oziano nel presente senza la minima voglia di immaginare un futuro. Paradossalmente la causa di tutto ciò è la mancanza di un padre, di un educatore, di un mentore disposto a "morire" per i propri discepoli. Un maestro sicuro di sé e forte dei suoi insegnamenti, da non temere, anzi da gioire nel farsi da parte a beneficio dei propri discendenti. Il più grande dei maestri nella storia, il modello a cui far riferimento, sia per chi ci crede, sia per chi non ci crede, è senza alcun dubbio Gesù. L'uomo che ha affrontato fino in fondo le proprie responsabilità e le conseguenze delle proprie azioni. Colui che, abbandonato dai discepoli, tradito dalla folla di seguaci che lo aveva inneggiato fino a pochi giorni prima della morte, rinnegato dall'uomo che aveva prescelto come guida della Chiesa, ha utilizzato il parricidio di se stesso per realizzare lo scopo di una vita. Una vita apparentemente sprecata, se vista con gli occhi del mondo. Siamo circondati da figure fasulle che non mollano la presa, soggetti vili e insicuri che si spacciano per combattenti e guru politici e finanziari che ci mandano al macello per preservare il loro status quo: un buon, sano parricidio ci starebbe bene.Abbiamo cominciato scrivendo di Berlusconi senza ben sapere dove saremmo andati a parare; siamo finiti a Gesù: per qualcuno forse saranno la stessa cosa, ma preferiamo pensare che, scrivere di uno, abbia richiamato l'opposto.

Lorenzo Righini

Alla fine ce l'abbiamo fatta. Noi italiani, brava gente poco incline a farsi governare, abbiamo democraticamente sancito questa nostra propensione, finendo per creare una matassa molto difficile da dipanare. Tutto ciò e' il risultato di una giusta, fortissima richiesta di cambiamento che veniva da un popolo stremato, depresso e sempre più arrabbiato per troppi anni di governo esercitato all'acqua di rose, ripiegato su se stesso, distante dai bisogni reali del Paese e, come tale, incapace di prendere le giuste decisioni per esso.

Leggo e prendo atto con un po’ di tristezza l’amaro comunicato con cui l’amico Fabio Piolanti prende le distanze dal PDL, il partito in cui militava e di cui era (correggetemi se sbaglio) l’unico elemento concretamente ed istituzionalmente attivo a Casola.
Visto come vanno ultimamente le cose in quel partito, credo che Fabio abbia mille ragioni per prendere la decisione che ha assunto, nello stesso tempo osservo con disagio che così rischia di sfaldarsi l’unica presenza attiva organizzata del centro destra a Casola.
Perché una democrazia funzioni correttamente in una comunità occorre che siano rappresentate adeguatamente, o almeno sufficientemente, le maggiori istanze politiche in campo, soprattutto quelle che sono più significative negli opposti schieramenti nazionali.

Pubblichiamo il comunicato con cui Fabio Piolanti annuncia il suo addio dalla politica, già pubblicato sul blog del PDL di Casola Valsenio

ADDIO ALLA POLITICA – SCONFITTI TUTTI I MIEI IDEALI

Credo che ai casolani che dal 2009 hanno seguito questo piccolo spazio di azione politica con curiosità, talvolta con ironia compassionevole, talvolta con inespresso interesse, fosse ormai noto il distacco che ho maturato nei confronti dell’azione politica del Pdl – il partito al quale avevo aderito nel 2001 - e soprattutto di Silvio Berlusconi.
Oggi, il ritorno imprevisto e a mio giudizio sbagliato del Cavaliere nella politica italiana accelera una decisione che avrei voluto assumere in privato nella primavera del 2014, alla scadenza del mio mandato consiliare e cioè l’addio alla politica.

Tutti, nessuno escluso, siamo rimasti sbigottiti, per non dire indignati, dalle parole dell'On. Massimo Calearo, il quale, ospite de 'La zanzara' a Radio 24, ha dichiarato in maniera un po' troppo goliardica, di avere accettato di farsi eleggere in Parlamento per pagarsi il mutuo con lo stipendio da deputato (e con i favorevoli tassi d'interesse praticati ai parlamentari) e, come se non bastasse, di guidare una Porche con targa slovacca per scaricarla dalle tasse. Il poco onorevole Calearo, in realtà, di mestiere fa l'imprenditore, partecipa a poco più del 50% delle votazioni in aula e ha evidentemente esagerato con le sue esternazioni che, in un contesto politico come quello attuale, risultano veramente fastidiose.

1) Sei alla tua prima esperienza nel mondo della politica. Che cosa ti ha sorpreso di più di questo mondo?
Dal momento in cui ho pensato di candidarmi ho sempre cercato di interpretare la definizione Aristotelica di “politica”: amministrare la città per il bene di tutti. Ad oggi penso sia un concetto fondamentale da recupere. Negli ultimi decenni è stato troppo spesso bistrattato, trasformandolo negli interessi personali di pochi in contrapposizione al suo significato originale. Mi aspettavo di vederne qualche riflesso anche a Casola, ma non è così.

Una giornata storica per la giovane cittadinanza casolana. Sabato 17 dicembre 2011, infatti, alle ore 10 è convocato il primo Consiglio comunale dei ragazzi di Casola Valsenio presso la Sala consiliare del Municipio.
&#8232,Alla seduta parteciperà il nuovo giovanissimo Sindaco, Laura Montefiori (classe 1995) e tutti gli eletti nel Consiglio.&#8232, Così come previsto dal regolamento approvato sarà l'occasione per conoscere il programma e gli obiettivi del mandato, nonché i nomi dei giovanissimi assessori e per iniziare una importante esperienza civica nel comune di Casola Valsenio.&#8232,
La cittadinanza è invitata.

Comunicato stampa a cura dell'Ufficio Stampa del Comune di Casola Valsenio
Giovani generazioni si trasformano in amministratori. Il 19 settembre 2011 è iniziata la scuola, per le classi della Secondaria di 1° grado di Casola Valsenio sarà un anno scolastico particolare e suggestivo.A seguito della deliberazione consiliare del 30 giugno 2011, questo sarà il primo anno di istituzione del Consiglio Comunale di ragazzi.

Pratichi la politica da molti anni e all’interno del Consiglio sei sicuramente la persona con maggiore esperienza. Come hai vissuto questi primi due anni dell’amministrazione Iseppi tra i banchi dell’opposizione?

Considero questo impegno come un piccolo ultimo servizio reso al mio paese. Da tempo non ho più ambizioni di natura politica (ne ho sempre avute poche) ed ora vivo questa esperienza con la disillusione e con il disincanto di chi sente come un dovere morale la necessità di termine un lavoro - quello del controllore e dell’oppositore - per il quale credo di non essere vocato.

Domenica 12 giugno (dalle 8 alle 22) e lunedì 13 giugno (dalle 7 alle 15) sarà possibile recarsi alle urne (ricordandosi un documento d'identità e la propria tessera elettorale, su cui è indicato il proprio seggio di riferimento) per votare 4 referendum. Di seguito alcune indicazioni tecniche sulle modalità di voto e i quesiti per chi decidesse di andare a votare.

Il consigliere Milena Dalprato rassegna le proprie dimissioni dal consiglio comunale di Casola Valsenio e contestualmente anche dal consiglio dell’Unione dei Comuni dell’Appennino faentino.Dimissioni che diventeranno ufficiali nel corso del prossimo consiglio comunale, che sarà convocato entro fine marzo.

CURVAL: 'Ma scusi, noi, non siamo forse la dimostrazione vivente di che è realmente il Potere? L'unica vera, grande, assoluta Anarchia, è quella del potere. Infatti noi, qualsiasi cosa ci venga in mente, la più folle ed inaudita, la più priva di senso, possiamo scriverla in questo quadernetto, ed essa diviene immediatamente legale, se poi saltasse in mente di cancellarla, essa diverrebbe immediatamente illegale. Le leggi del Potere, non fanno altro che sancire questo potere anarchico…”

Forse come titolo è poco ortodosso, ma è il primo pensiero che mi è venuto in mente leggendo questo improvviso fiorire di Storici delle Religioni ed ermeneutica del mondo Islamico.
Sicuramente il Corano si trova in giro, si può comprare, come tutti i libri non morde, si può leggere on-line o in biblioteca. Certo che leggere un paio di Sure non dovrebbe bastare per dare un giudizio su una religione professata da circa un miliardo di individui. Un miliardo di esseri umani che hanno una loro capacità di ragionare ed interpretare la loro professione di fede ed i loro rapporti umani.

Lorenzo ciò che penso sulla caldaia è cosa nota
Ultimamente ho scritto una lettera pubblica al sindaco sul sito del PDL
voglio solo dirti se è come tu dici e credo anzi sono convinto che sia solo una questione di soldi non credi che quattrocentomila euro pubblici non valgano un raffreddore una bronchite o peggio anche di un solo bambino

Che si sia tornato a parlare di “questione morale” è certamente un dato allarmante in quanto significa che si avverte il bisogno di dover rinsaldare con vigore un sistema valoriale fino a qualche decennio fa evidentemente condiviso da tutte le forze in campo, sistema che in questi tempi è senza dubbio molto traballante e in balia dei tanti personali tornaconto.