Per definizione la speleologia è la scienza che studia le grotte, la loro origine e le loro caratteristiche fisiche, morfologiche e biologiche. Essere speleologo è molto di più.
Non è un vero sport e se devo dire la verità spesso la scienza centra molto poco. E’ un mondo magico, dove il desiderio di scoperta ti paragona ai pionieri che nei secoli passati si imbarcavano alla ricerca di nuovi mondi, alla ricerca di nuovi orizzonti.
La particolarità di questo “passatempo”sta nel fatto che questi nuovi orizzonti sono sottoterra.
Il nostro territorio e in particolare la vena del gesso è predisposto alla formazione di grotte in quanto costituisce quello che in gergo tecnico è detto sistema carsico.
La solubilità delle rocce di gesso ha permesso ai corsi d’acqua di formare nei millenni impressionanti grotte delle più svariate forme. E’ facile trovare pozzi di 60 metri o strettoie di pochi centimetri concatenate tra loro. Nel territorio tra Borgo Tossignano e Forlì sono state rilevate circa 800 grotte e molte sono ancora da scovare.
A prima vista può sembrare una attività proibitiva, per superuomini.
In realtà chiunque può fare speleologia e questo è un tabù da sfatare.
La claustrofobia, la paura del vuoto, il fango, non sono questi i motivi per non provare, la vasta gamma di grotte permette di procedere per livelli, è richiesta un minimo di preparazione fisica e la voglia di esplorare.
Pensate che sono in corso collaborazioni con le scuole del territorio dove i bambini delle elementari vengono accompagnati in indimenticabili (per noi e per loro) escursioni in grotta.
Un bambino è il prototipo della voglia di scoprire.
Gli occhi dei bambini guardano sempre oltre. Gli occhi dei grandi non lo sanno più fare.
Il segreto sta proprio lì, è la voglia di sapere di più in ogni situazione e di conoscere cosa c’è oltre l’ostacolo che anima lo speleologo nelle sue imprese.
E’ un mondo che non siamo abituati ad affrontare, fin da bambini il buio ci fa paura, al buio non siamo a nostro agio.
La forza del buio è che tutto ciò che non è definito spaventa l’uomo.
La forza dello speleologo è imparare ad essere amico del buio. Amico dell’insolito.
Quando entro in grotta per me il mondo fuori non esiste più. Siamo io, alcuni amici ed il buio.
Dopo i primi passi scopri che quello che prima ti spaventava ora è il tuo scudo protettivo e quello che hai davanti è un mondo inesplorato che ti attende. Magari è segnato millimetro su millimetro nei rilievi, ma al buio diventa inesplorato.
E quando meno te lo aspetti la grotta è pronta a stupirti.
Cristalli colorati, pareti luccicanti, giochi di luce che paragono solo agli alberi di natale, quando li vedi nelle notti di inverno luccicare tra le colline con la loro intermittente danza.
E’ difficile raccontare le grotte, bisogna viverle, puoi descrivere un tramonto, una panoramica alpina, ma non puoi lasciare sulla carta l’emozione che provi in quella visione.
Il mio invito è quello di provare, almeno una volta nella vita fate una escursione in grotta, rivolgetevi a qualsiasi gruppo speleologico e vedrete che non perderanno l’occasione di accompagnarvi nel posto più indicato alla vostra prima esperienza.
Se sono bravi vi faranno vedere com’è bello il buio, non lo vediamo solo perché non lo sappiamo guardare.

Matteo Cenni

foto: Andrea Ragazzini
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