un Racconto di Fabio Donatini

“A mezzanotte và, la ronda del piacere
e nell’oscurità ognuno vuol godere.
Son baci di passion, l’amor non sa tacere,
e questa è la canzon di mille capinere”

Il Tango delle capinere


E’ rischioso organizzare competizioni in provincia. Quando l’avversario è il vicino di casa, il sapore della vittoria è assai più stuzzicante. Per questo le giurie devono essere scelte con cura e considerazione. Per questo devono essere seguite e monitorate attentamente. Che la carne è debole, è risaputo.
Era sabato pomeriggio quando l’Ingegner Polidori mi telefonò da Casola Valsenio, in provincia di Ravenna. Mi chideva aiuto, era stata messa in discussione l’integrità della giuria. Subito mi feci mandare via mail le foto e i curricula dei giurati. Li studiai con cautela, presi la Polaroid e mi recai immediatamente al Paese dei Frutti Dimenticati. Arrivai in tarda serata. Giusto in tempo comunque. Conoscevo i miei polli.
La Giuria per l’elezione della marmellata si riuniva nel primo pomeriggio della domenica. Entrai senza farmi notare e salutai Polidori, il presidente di giuria. Mi sedetti silenzioso in fondo alla sala riunioni. I quattro giurati erano già arrivati alla finale, la marmellata di angurie della debuttante signorina Paramatti contro la confettura di arance della veterana Franca Zanelli, clamorosa vincitrice dell’ edizione precedente. Sull’esito finale sembrava non ci fossero dubbi.
“Non può vincere quella d’angurie, non vede che è troppo soda… non si spalma bene. Guardi, guardi… vede, non si spalma bene.” diceva l’Architetto Baldini sforzandosi sulla fetta biscottata.
“Come non si spalma bene… è lei che spalma male” rispose il Geometra Tassinari “…deve spalmare con calma, con cura… se ne butta troppa sulla fetta è ovvio che poi le cade, con la conseguenza che le pare inspalmabile…”
“Sti cazzi…” intervenne il Prof. Merli, storico d’arte “… io sono con l’Architetto, il sapore d’anguria sarà pure efficace ma la consistenza mi pare troppo gelatinosa… sembra Manzotin mio caro geometra…”
“Ecco vede…” esultò Baldini con un pezzetto di fetta biscottata nella mano “… vede che mi si sgretola appena appoggio la conserva di frutta…”
“Appunto, appunto…” annuì Merli.
“Ma è una marmellata di sostanza Professore” arrancava il Geometra Tassinari “… è il regolamento ad essere sbagliato… ci impongono come metro di giudizio la fetta biscottata. Questa è una prodigiosa marmellata da brioche… se avessimo una brioche da riempire, vi assicuro che la trovereste prodigiosa… abbiamo una brioche per favore?”
“Non si attacchi come al solito alla questione del regolamento… tutti gli anni con questa storia…” intervenne poderoso il Dottor Bontempi “… lei è il solito disfattista Geometra, anche alla sagra dei ranocchi di Conselice tirò fuori la storia del pane abbrustolito invece della piadina al testo… se ci impongono la fetta biscottata, ci sarà un motivo. È più adatta. Vede quella di arance come si appoggia quieta sulla fettina…”
Si era dunque vicini al verdetto, ma fu allora che il presidente di giuria mi guardò fisso negli occhi. Mi invitò ad alzarmi e ad avvicinarmi al tavolo. Con discrezione tirai fuori tre foto polaroid. Le gettai sul tavolo, vicino ai vasetti semivuoti. Caddero alla rovescio. Rimasero appiccicate. Andai per girarle, ma il presidente mi fermò con un occhiata. Poi si schiarì la voce.
“Sapevamo che qualcosa non era filato per il verso gli anni scorsi” parlava lentamente, come a creare tensione “… ci erano giunte voci di sotterfugi, di sconvenienze, di pasticci poco chiari…” e si fermò scrutando gli sguardi ansiosi dei quattro giurati.
Il presidente di giuria era tale Franco Polidori, canuto ingegnere di scuola strutturalista e fidatissimo rappresentante della Pro-Loco indigena. Amava le cose semplici. Secche. Sincere. L’ingegnere non usava giri di parole. Avrebbe preferito che il colpevole si fosse fatto avanti da solo. Ma così non fu, e dopo qualche istante svelai le tre foto.
Dalla 22:00 alle 23:00 il Dottor Bontempi, dalle 23:00 alle 24:00 l'Architetto Baldini e dalle 24:00 all’ 1:00 il Prof. Merli. Le fotografie li incastravano tutti e tre, mentre uscivano, intenti a fumare una sigaretta, dall’abitazione della signora Franca Zanelli. La sera precedente mi ero appostato davanti alla sua abitazione. L’avevo detto che conoscevo i miei polli.
Vinse dunque la signorina Paramatti con la sua robusta conserva di angurie. Era una ragazza molto carina, ve lo assicuro, e quando salì sul palco per la premiazione mi sentii soddisfatto del mio operato. A volte vince chi se lo merita. Ed effettivamente quella sua confettura non era niente male. Ne avevo conservato un vasetto dalla riunione di giuria e tanto era gustosa che in tre cucchiaiate l’avevo già finita. Pensai di comprarne qualche vasetto, ma si era fatta sera ormai e i banchi stavano tutti smontando. Quello della signorina era già scomparso. Notai però l’indirizzo della Paramatti nell’etichetta del vasetto, scritto a mano, con una grafia attraente. Era francamente una scusa per conoscerla, ma se avesse rimasto un po’ di marmellata l’avrei comprata volentieri.
Così mi incamminai e appena arrivato andai per suonare il campanello, ma la porta mi anticipò aprendosi dall’interno. Ne uscì un uomo paonazzo con un vistoso sigaro. Lo stupore fu reciproco. L’imbarazzo altrettanto. Era il Geometra Tassinari. Quel maledetto.
Ci guardammo per qualche istante in silenzio. L’autunno sfiorava le foglie. Dall’interno, una voce femminile, canticchiava qualcosa.
Beh, al Geometra Tassinari la marmellata di angurie piaceva davvero molto. Per quanto mi riguarda me ne andai poco dopo. Ma dei giurati, un giorno o l’altro, mi vendicherò. Ve lo assicuro.
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