La musica è di quel vecchio disco di Conor Oberst…
canzoni che fanno da coperta ad un po’ di solitudine, nate in una lontana Valle Mistica, in Messico.
Sono arrivate fino a qua, in questo piccolo paese, dove coprono di blu tutto quello che riempie le strade.
Il luogo dove le persone non riescono a dare una risposta che non sia gridare più forte dell’altro.
Sono giorni di festa, senza una ferrea tabella di marcia da rispettare.
E quando si lavora si lavora, mica si sta a pettinare le bambole.
Un tarantolato luna park chiamato Sausalito, dove bancarelle schizzate frullano avanti e indietro senza pace.
L’atmosfera, riscalda enormemente il cuore.
I passi hanno l’odore del vino, camminano su tappeti di frutti rotti.

Me ne sto seduto su un marciapiede, prima che il buio si porti via la fine di questo giorno.
La musica di qualche brano mi blocca lì, come se il resto del mondo non esistesse più.
Tra l’assalto del fumo che sale da qualche panca, incontro i lineamenti del suo viso.
Un’inarrivabile grazia che va oltre al divino, dove un diffidente silenzio aspetta che si riveli.
Da cuore a cuore, le risposte non vivono sulle domande.
Non ho incontrato materia, ma spirito condensato in bellezza.

Da fuori, qualche custode comincia a comandare lo spegnimento delle luci che illuminano il paese.

Parole, sensazioni, canzoni, suoni che fanno un po’ di spazio dentro. Alla ricerca di qualcosa che trema appena, per renderlo prezioso.
Un piccolo sballo chimico, claro che sì.












r.l.
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