A fine anno chiuderà i battenti  il negozio di abbigliamento e tessuti  dei Masini in p.za Sasdelli,  l’ultimo  esercizio commerciale, rimasto fino ad ora attivo, dei  molti avviati e gestiti a suo tempo da Ferdinando Masini  ( lo storico Nandino) con il prezioso aiuto della moglie Celsa e, a seguire, delle figlie Luisa e Anna Maria (Nanda). E’ un altro pezzo significativo del tessuto economico della nostra comunità che si perde, come altri già menzionati nei precedenti numeri del giornale. E’ una storia che finisce della quale però  ci pare utile fare memoria .

L’avventura commerciale di  Ferdinando Masini (Nandino per i Casolani), originario di Palazzuolo ,dove nacque nel Febbraio del 1901, e trasferitosi a Casola negli anni fra il 1926 e 1928,  inizia quando giovanissimo, già all’età di 9 o 10 anni si diede alla raccolta degli stracci  presso le famiglie di contadini del nostro Appennino.  C’è una foto, scattata dal parroco della Badia di Susinana, che lo ritrae in quegli anni, a fianco di un somarello carico di due sacconi pieni di stracci ed abiti logori e dismessi  appena raccolti. E’ la foto di un bimbo, vestito con i poveri abiti di un tempo remoto già impegnato in un lavoro tutt’altro che leggero.  Una foto che documenta in modo assai efficace l’incipit di questa storia che potrebbe assomigliare ad una favola esemplare in cui si racconta l’avventura dell’affermazione di un ragazzino che partendo dal niente nel tempo, lavorando  con sagacia e lungimiranza, riesce a farsi strada nel mondo.

 

Le donne da cui raccoglieva da cui Nandino gli stracci per portarli ai commercianti dei centri più grossi delle vallate  e della pianura ad un certo punto cominciarono a chiedergli di poter avere in cambio cotone, cordelle, lana e prodotti vari di merceria, cosa che Lui si ingegnò ben presto a procurare. Fu l’inizio di una attività promettente. Passarono alcuni anni e Nandino si sposò con una casolana, Tecla Zaccherini (detta Celsa), e 1925 nacque la figlia primogenita Luisa. Nel frattempo il nostro giovanissimo commerciante aveva aperto un negozietto a Palazzuolo ma negli anni tra il 1926 e 1928 si trasferì definitivamente a Casola con la famiglia per continuare qui la sua attività, dapprima con un recapito nel “Casermone” di via Roma, a monte del paese, e poi aprendo in piazza Sasdelli un negozio di  stoffe,  cotone da tela, rigatino, tele da lenzuolo e tele per tute da lavoro in campagna. Un negozio che con gli annessi e connessi diventerà poi anche il quartier generale di tutte le altre successive promettenti iniziative.

Al commercio delle tele, quasi a seguire un figurato “filo” logico, si aggiunse ben presto il commercio dei bachi da seta che il nostro imprenditore cominciò ad acquistare dai contadini della zona e a conferire ad un punto di raccolta a Solarolo. Poi, a cascata, venne il commercio dei marroni che permise di allargare il giro degli affari  alle zone del nord Italia ed infine lo sbocco più originale ed innovativo, quello che caratterizzò ed internazionalizzò l’attività di Nandino,  ovvero la raccolta ed il commercio della camomilla - che gli permise di entrare in contatto e di collaborare con Bonomelli , il noto imprenditore del settore - e di altre erbe officinali e prodotti del bosco quali: fiori e frutti del biancospino, bacche o coccole o bacoccole , che dir si voglia, di ginepro, bacche di rosa canina  ( dette anche “pizzanculo” per gli esiti pruriginosi che in alcuni casi potevano procurare) ed altre piantaggini da cui potevano ricavarsi  prodotti  medicinali o paramedicinali.

Una vocazione, quella delle piante officinali, che di  Casola in seguito è divenuta un po’ il simbolo,  anche grazie alle iniziative, portate avanti in altro contesto, del compianto prof. Augusto Rinaldi Ceroni che, non a caso, di Nandino era grande amico.

Nandino acquistava questi prodotti dopo averli fatti selezionare, ripulire e separare dal fogliame e dalle impurità . un lavoro che a quei tempi impegnava molte delle nostre massaie nel tempo libero dai lavori domestici. I fiori o le bacche una volta selezionati e puliti venivano poi conferiti  a commercianti del settore. Una clientela che ben presto si allargò anche oltre i confini nazionali, interessando anche i mercati di Francia, Svizzera e  Austria.  Sono significative ed illuminanti, della cura con cui Nandino gestiva i rapporti con i clienti esteri , alcune buste , rimaste fra quelle  destinate ai compratori francesi e  conservate dalla figlia Nanda ( secondogenita nata  a Casola nel 1933 ed  inserita ben presto nella attività del padre che in seguito ha ereditato e condotto fino ad oggi).  Nelle buste, oltre l’intestazione propria della ditta Masini, compare anche,  elegantemente stampato, con gli stessi  grandi caratteri dell’intestazione l’indirizzo del destinatario estero.  Per poter far pronte a questo commercio, oltre a reperire ambienti adatti all’essiccazione delle erbe a Castel Bolognese, per essere più alla portata della stazione ferroviaria,  e dovette  dotarsi ( uno fra i primi privati, se non il primo a Casola)  di una linea telefonica   e anche procurarsi  un rappresentante legale che fosse qualificato. Infatti per la gestione ufficiale dei traffici internazionali a quei tempi occorreva una persona che avesse un titolo di studio giudicato sufficiente, cosa che il nostro protagonista non aveva, essendosi dovuto fermare per necesità familiari alla terza elementare.  La figura giusta per coprire questo ruolo  per un certo numero di anni fu trovata nel prof. Giuseppe Pittano (Pecio per i Casolani) che, oltre ad essere insegnante di lettere e di latino, conosceva anche alcune lingue straniere e che diventò così  amico fidato del nostro imprenditore.

Oltre a ciò il nostro imprenditore dovette cominciare a recarsi personalmente all’estero e  per far questo si servì spesso della collaborazione e dell’appoggio dell’amico rag. Bandini di Riolo Terme.

A proposito  delle amicizie di Nandino ci sarebbe poi da scrivere un capitolo a parte in quanto il suo negozio di p.za Sasdelli diventò ben presto anche una specie di salotto buono del paese, luogo di ritrovo per  noti  personaggi locali, di varia estrazione e anche  di bello spirito, dove si amava conversare, scherzare, ragionare di problemi economici e di affari, ma anche commentare argutamente e con l’amabile leggerezza di una  benevole e misurata ironia le cronache e le vicende  del paese.  D’altra parte le vetrine del negozio prospicienti piazza Sasdelli fornivano un ottimo punto di osservazione della vita di tutti i giorni della nostra comunità.

Con il passare degli anni non mancarono i periodi di crisi o difficili. Particolarmente dura fu la crisi del 1929 - provocata ed importata ( come altre seguenti, non ultima quella che stiamo vivendo ora) dalla disinvolta politica finanziaria e monetaria americana.

Fiori e bacche acquistati a 100 sul mercato da un giorno all’altro potevano essere quotati la metà e vedere il loro valore di mercato ridotto a 50.  Furono periodi neri  che Nandino seppe comunque superare  grazie alla tenacia, alla lungimiranza e ad una certa indole ottimistica di fondo che non l’abbandonò mai.

Un altro periodo difficile da superare fu il passaggio del fronte durante l’ultima guerra mondiale ed il periodo dell’immediato dopoguerra. I combattimenti ed i bombardamenti  che avevano infierito  per oltre sei mesi sul nostro territorio avevano lasciato una scia di distruzioni e rovine in cui tutto o quasi era andato perduto. Bisognò di nuovo rimboccarsi le maniche e ricominciare daccapo. Nandino riuscì a stabilire buoni rapporti con gli Inglesi: c’era bisogno di tutto ed una buona politica commerciale consigliava intanto di raccogliere quanto di riutilizzabile si poteva trovare sui vari territori. Un buon rapporto con l’ apparato organizzativo dell’esercito dei liberatori inglesi poteva rappresentare un buon viatico per risollevarsi e così fu. 

Occorreva comunque anche qui e più che mai mettere in campo energia ed intraprendenza e Nandino ne aveva da vendere. Fu con la raccolta dei beni rimasti dalle distruzioni della guerra che Nandino avviò anche il commercio dei mobili.  Grazie alle molte amicizie che aveva coltivato, anche grazie al suo carattere socievole e interlocutorio ed al suo spirito di iniziativa commerciale , era in grado essere informato per tempo sulle possibilità che il rinascente mercato forniva.  C’erano gli arredi ed i mobili di interi edifici da recuperare e Nandino divenne ben presto uno specialista nei recuperi. Scartava mobili e suppellettili troppo lussuosi o di antiquariato perché troppo costosi per il suo mercato, per il resto acquistava e rivendeva  tutto. Da qui a passare anche al commercio dei mobili nuovi, che dopo poco seguì, si può immaginare quanto il passo sia stato logico ed inevitabile.

All’inizio degli anni ’50 venne prese atto che ormai il vecchio edificio nel  centro al paese dove avevano sede il negozio ed i magazzini della ditta non era più idoneo e adatto a soddisfare le esigenze della azienda e della famiglia per cui si decise di demolirlo e di ricostruirne un altro al suo posto più grande e più in linea con lo stile e i gusti moderni allora emergenti.  Uno stile anni ’50 e ’60 che molto probabilmente oggi, in una zona del centro storico, non sarebbero più ammessi  ma che allora furono salutati positivamente, come un segno dei tempi avviati verso la modernità.

Il nuovo palazzo fu inaugurato nel 1955 ed è quello che purtroppo dall’inizio del prossimo anno ci mostrerà le vetrine vuote e le luci spente, almeno fino a quando non sarà trovata una soluzione ed una destinazione alternativa.

Ferdinando Masini morì il 17 Ottobre del 1977 e dopo di allora sono state le figlie e relative famiglie a continuare le attività del padre : abbigliamento, stoffe e mobili, costruendo  anche per questo ultimo settore una nuova sede ed un nuovo edificio  in via Roma, all’uscita del centro storico e dove ora, cessato anche il commercio dei mobili, è stato creato il supermercato della Conad - Cofra.

In conclusione del nostro racconto ci preme sottolineare un aspetto caratterizzante e determinante nell’esperienza di Nandino Masini:  una delle sue doti infatti  fu anche quella di sapersi avvalere  di ottimi collaboratori e di sapere conservare nel tempo la loro fedeltà e la loro dedizione. Collaboratori  sia appartenenti all’entourage della propria parentela, sia esterni. Collaboratori che in diversi casi hanno servito e lavorato nell’azienda per tutta la vita, perfettamente integrati , quasi a far parte di una specie di famiglia allargata. Nandino d’altra parte era per sua natura una persona comprensiva e generosa e tollerante, una dote che si manifestava anche nei rapporti con i clienti e che certamente ha contribuito  al successo delle sue attività.

Di collaboratori il nostro Masini ne aveva d’altronde  necessità,  se si considera il giro di interessi che doveva gestire e se si pensa -  cosa che  può sembrare strana per un soggetto così intraprendente e abituato a viaggiare -  che non  ha mai conseguito e posseduto la patente di guida.

Sarebbe troppo lungo ed impegnativo  in questa sede trattare adeguatamente i rapporti di  Nandino con i propri collaboratori, sia famigliari e non. Qui ci limiteremo a ricordarne telegraficamente alcuni alcuni, chiedendo venia per le eventuali dimenticanze a cui certamente  andremo incontro.

Naturalmente in primis vanno ricordate la moglie Tecla (detta Celsa) e le figlie Luisa e Anna Maria (detta Nanda) quest’ultima , come già accennato, rimasta ultima titolare con il nipote Franco, figlio di Luisa, a gestire  l’esercizio commerciale ancora esistente e di prossima chiusura.

Un assiduo ed importante collaboratore fin  dalla prima ora fu anche Giovanni  (Gianì ) fratello di Celsa. Una particolare menzione poi va alla signora Carolina Malpezzi (detta Carola) con il marito Arioni che, collaboratori fin dalla prima ora,  diventarono praticamente membri di famiglia. Poi a seguire vanno ricordati Marcella, figlia della citata Carola, con il marito Ivo Pittano e la figlia Claudia che ancora adesso collabora  nel negozio di p.za Sasdelli.  Va ricordato il giovane Carlo (Carlino), altro figlio di Carola e fratello di Marcella che fin da giovanissimo fu accolto in casa Masini come un figlio e che purtroppo morì poco più che adolescente a causa di una grave malattia.

Un altro pilastro dell’organizzazione aziendale fu Roberto Gentilini , cugino per parte di mamma, delle sorelle Masini Luisa e Nanda, che entrò in ditta giovanissimo e vi lavorò per tutta la vita. A Roberto si affiancavano poi  Ottavio Biagi e, da Palazzuolo, Giorgio Tronconi. Oltre a quelli già citati nel corso del racconto vi furono poi diversi altri collaboratori, fra questi particolarmente attivo come autista vi fu Pietro Quarneti (Valpier) e non mancarono le partnership automobilistiche con Nunzio Conti (altro imprenditore della cui storia abbiamo riferito in un numero precedente de Lo Spekkietto).

Una storia dunque si chiude e come tutte le storie positive che finiscono, anche questa ci trasmette  naturalmente un velo di malinconia perché si accompagna ad un senso di perdita, ad un venir meno di vitalità. Ma le storie non passano invano, ognuna lascia nei luoghi in cui ha avuto i propri trascorsi una scia, una impronta che rimarrà nel DNA e nella memoria della comunità.

Se i trascorsi sono stati positivi, creativi e costruttivi anche l’impronta trasmessa sarà tale e ripercorrendone  con la mente il ricordo non potremo fare a meno di riceverne un bene e chissà - perché no? - stimoli per  poter continuare o ricominciare.

Auguri Casola!

Alessandro Righini

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