Caro 'Lo Spekki(ett)o',
da sempre faccio parte della redazione, ma questa volta approfitto del tuo sito per parlare ai casolani a puro titolo personale, perché voglio affrontare un tema di cui in redazione non si è discusso e sul quale non conosco l'opinione dei miei compagni d'avventura, in nome dei quali quindi non posso certo esprimere valutazioni. Anche perché è difficile esprimere valutazioni su una questione di cui, per ora e almeno per quello che ne so io, sono soltanto trapelate 'voci di paese', chiacchiere più o meno fondate (che poi sulle chiacchiere si costruisca spesso la storia di un paese è tema troppo vasto per essere affrontato qui adesso).
Ma veniamo al sodo: mi preme parlare dell'adozione come libro di lettura alle Scuole Medie di Casola del romanzo Alla grande di Cristiano Cavina.
Dicono le voci che un professore delle Scuole Medie abbia proposto di utilizzare il libro di Cavina come 'libro di narrativa' (almeno così si chiamava quando io facevo le Medie, comunque intendo il libro che una classe legge e analizza lungo tutto l'anno scolastico, più o meno come si fa nel biennio delle Superiori con I promessi sposi). Scelta che, sempre da quanto ho potuto capire, è già stata fatta da altre scuole in Italia. La proposta però ha incontrato delle resistenze all'interno delle Scuole Medie, anche se ancora non ho capito se sia stata bocciata o meno. All'interno della querelle rientrerebbe anche la presentazione del libro che Cavina avrebbe dovuto fare ai nostri ragazzi a scuola e che mi risulta non sia stata fatta ancora per le resistenze di cui sopra. Addirittura si sarebbe deciso di non comprare il libro per la biblioteca scolastica.
Fin qui il balletto delle voci, a cui, da buon casolano esperto (nei limiti dell'età) della vita di paese, affido un credito limitato. So però che le voci non nascono dal nulla, crescono per un nonnulla, si trasformano e spesso distorcono la verità, ma la loro genesi avviene sempre sulla base di un piccolo seme di verità.
Mi chiedo: qual è il seme da cui le voci sono nate? E quanto il loro cammino ha deviato dalla retta via della verità?
Voglio cercare di capire, perché il mio parere, che vale quanto quello di chiunque altro (che abbia letto il libro, precisiamo, altrimenti torniamo nel 'sentito dire'), è che Alla grande abbia le caratteristiche giuste per diventare il libro che accompagna per un anno un ragazzo di 12-14 anni. Soprattutto se proposto in classe, quindi con gli adeguati commenti e appunti dei professori che guidino la lettura.
Ho già espresso il mio parere sul libro nella recensione che è stata pubblicata qualche mese fa, quindi aggiungo poche cose. Non sono professore, ma studio la letteratura e lavoro in una biblioteca che in continuazione si dà da fare con le classi di diverse scuole (elementari, medie e superiori), oltre ad avere molti ragazzi fra i propri utenti. Quindi ogni tanto mi capita di discutere sulla giustezza o meno di una proposta di lettura indirizzata a giovani lettori. E mi sembra che l'analisi guidata del romanzo di Cavina possa avere un valore formativo per ragazzi di quell'età. Intanto parla di un loro coetaneo, pieno di problemi come spesso lo sono i bambini dei libri, ma che alla fine si avvia sulla strada della risoluzione di questi problemi. Lo stile poi è fresco, senza volgarità e capace di accattivare l'attenzione degli studenti. Nelle nostre Scuole Medie ci sarebbe poi il valore aggiunto dell'ambientazione casolana, che non significa che i ragazzi imparerebbero a conoscere meglio il paese tramite la lettura del romanzo. Sappiamo tutti che la Casola di Alla grande e i personaggi che la popolano è molto diversa dalla Casola reale. Noi che conosciamo l'ambiente non possiamo cadere nell'errore che a mio parere hanno fatto alcuni critici, stabilendo l'equazione Casola Romanzesca = Casola Valsenio o Bastiano = Cristiano e così via. Però conoscere i luoghi potrebbe rendere più semplice ai ragazzi la lettura, e soprattutto l'idea di vedere il proprio paese ritratto in un libro - in un oggetto spesso disprezzato o temuto dai giovani studenti - potrebbe smuovere in loro la curiosità di avvicinarsi a quell'ammasso di pagine e sfogliarle senza la paura di essere azzannati alla tenera manina. Insomma, potrebbe suscitare quel piacere della lettura che le indagini ci dicono essere sempre più frustrato dalla scuola.
Mi sono dilungato ma ci tenevo a spiegare il motivo per cui la ridda di voci sulla questione dell'entrata a scuola di Alla grande abbia suscitato in me tanta curiosità di sapere come sono andate (o stanno ancora andando) le cose. C'è qualcuno che voglia togliere questa curiosità a me a chiunque altro abbia orecchiato certi discorsi e si sia posto delle domande? Mi rivolgo naturalmente ai professori o a chi di dovere all'interno delle Scuole Medie, che sono di sicuro coloro che meglio conoscono i fatti e che meglio possono spiegare le motivazioni dell'opposizione che sembra ci sia stata nei confronti del libro, e le ragioni che possono avere portato - se la decisione è già stata presa - alla 'bocciatura' o alla 'promozione' del romanzo. Non che la scuola debba giustificare ogni sua scelta, però in questo caso mi sembra che la comunità casolana stessa richieda spiegazioni, visto tutto il chiacchiericcio che è stato fatto. Mi rivolgo anche a Cavina, se è vero che doveva presentare il libro a scuola e quindi in qualche modo ha vissuto la questione in prima persona.
Scrivere a questo sito è molto facile e comodo. Sono monotono perché l'ho già scritto in più occasioni: sarebbe bello se le istituzioni del paese utilizzassero i mezzi di informazione che fortunatamente Casola possiede - e non è fortuna da poco - per 'rendere edotta la popolazione', come direbbe De Andrè, su ciò che accade al loro interno. Appena il sito de 'Lo Spekki(ett)o' è stato messo on-line abbiamo avuto il piacere di sentire la voce di sindaco e vice sindaco sul problema di piazza Sasdelli, ora spero che la Grande Rete aiuti a raccogliere altri messaggi, anche se questa volta non è un giornale che lo chiede ma semplicemente un cittadino.
Ringrazio 'Lo Spekki(ett)o' dello spazio concessomi e chi è arrivato fin qui di avermi letto, vi saluto tutti e mi metto in attesa.

Michele Righini
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