“Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’aveva mai detto…”
L’idea di scrivere un articolo sui numeri primi mi è venuta un giorno di agosto, mentre mi trovavo in libreria, alla ricerca di un romanzo da leggere in vacanza. La mia attenzione cadde subito sul testo di questo nuovo autore, Paolo Giordano, all’esordio con il suo primo romanzo intitolato appunto “La solitudine dei numeri primi”.

Inizialmente pensavo si trattasse di un libro scientifico-divulgativo, poi lo iniziai a sfogliare e non vi trovai ne grafici ne formule. Decisi di comprarlo e lo lessi in pochissimi giorni. La metafora che sta alla base del libro, da cui parte tutta la storia è appunto la matematica dei numeri primi. Numeri soli, divisibili sono per se stessi o per l’unità (uno). Numeri, (tranne l'1 e il 2) separati sempre da un altro numero, non distribuiti in modo ordinato nel sistema di numerazione. Numeri difficili da conoscere e da comprendere. Numeri che si riesce a contare fino ad un certo punto, ma poi occorrono formule, e certe volte neppure le formule bastano. Numeri infiniti, tanti quanti i numeri pari, numeri in cui l’unico numero pari è 2. I numeri primi hanno sempre avuto un ombra di mistero, suscitando interesse fin dai tempi dei tempi. Si pensi infatti che il primo algoritmo ideato per trovare nell’infinità dei numeri decimali i primi numeri primi risale ad Eratostene di Cirene con appunto il crivello di Eratostene (Crivello significa setaccio) Questo rappresenta un antico procedimento per il calcolo delle tabelle di numeri primi fino ad un certo numero n prefissato. Il procedimento è il seguente: si scrivono tutti i naturali a partire da 2 fino n in un elenco detto setaccio. Poi si cancellano (setacciano) tutti i multipli del primo numero del setaccio (escluso lui stesso). Si prosegue così fino ad arrivare in fondo. I numeri che restano sono i numeri primi minori od uguali a n. È come se si utilizzassero dei setacci a maglie via via più larghe: il primo lascia passare solo i multipli di 2, il secondo solo i multipli di 3, e così via. Molti altri matematici hanno ideato nuovi algoritmi partendo e no da questo per cercare formule per il calcolo dei numeri primi. I numeri primi hanno qualcosa di magico,di affascinante, tanto che ancora oggi si continua a cercarli. Infatti è di poche settimane fa la notizia apparsa su web che confermava la scoperta di un altro numero primo: “…Il 23 agosto Edson Smith, un ingegnere di sistemi del laboratorio Program in Computing dell'Università della California a Los Angeles, ha confermato che (2 alla 43 112 609) - 1 è un numero primo. Il numero è stato scoperto grazie al progetto Great Internet Mersenne Prime Search (Grande ricerca su Internet dei numeri primi di Mersenne, GIMPS) un sistema di calcolo distribuito. Questo nuovo numero, che scritto per esteso è lungo 12 978 189 cifre, ha ottenuto il premio della Electronic Frontier Foundation (EFF)…” .
Ma ritorniamo al romanzo. Paolo Giordano descrive i due protagonisti come primi gemelli, ossia numeri primi distanti due. Sono esempi numerici di primi gemelli: 3-5, 5-7, 29-31, ecc.. Numeri simili tra loro ma allo stesso tempo totalmente diversi che diviene impossibile trovare una relazione se non quella di essere distanti due. Così come Alice e Mattia. Simili ma mai abbastanza, vicini ma mai abbastanza, sempre soli, particolari, con qualcosa di diverso dalle altre persone. Non riescono ad intraprendere relazioni stabili, non riescono ad essere sereni e fiduciosi, non riescono a fidarsi totalmente degli altri. Non riescono ad innamorasi della vita, non riescono a dichiararsi il loro amore, perché troppo insicuri. Anche il libro a mio avviso segue la distribuzione dei numeri primi. Ogni capitolo salta da una personaggio all’altro, prima Alice, poi Mattia, poi Alice, poi Mattia, 2-3, 3-5, 5-7, … Un romanzo che si “legge tutto ad un fiato”, un romanzo di cui ci si appassiona dopo appena 20 pagine. Il testo ha una sua logica nascosta, i salti temporali sono ben calcolati. Il lettore si immagina che cosa sia accaduto nel frattempo e una frase, magari in fondo al capitolo, ti fa capire che è successo realmente quello che avevi pensato.
“Mattia e Alice, si erano costruiti un’amicizia difettosa, asimmetrica, fatta di lunghe assenze e di molto silenzio…”.

Roberta Faziani
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