“Quest’anno non vado da nessuna parte, ho già speso troppi soldi” disse il Ragazzo ai suoi. Poi il telefono che squilla: “Io pensavo di andare in Corsica tra tre giorni…tu cosa ne pensi?” era Petro.

Così è successo: il 10 Agosto del 2004 i due amici si trovavano sull’ autobus che portava a Marradi con biciclette e zaini arrancati su di esse. Senza un itinerario preciso, soltanto la meta giornaliera: Bastia, prendendo il traghetto da Livorno. A fare luce sulle zone da vedere una volta arrivati in Corsica fu proprio Lucio, l’autista che non ebbe esitazione a consigliare ai due “avventurieri” le zone a lui conosciute.
Dopo un viaggio privo di imprevisti, arrivano a Bastia. Ora il primo dei problemi era scegliere il campeggio perché le nuvole beffarde si facevan minacciose sopra le loro teste. I due lanciarono una monetina per affidare al destino la scelta del campeggio, facendo poi l’opposto di quel che essa diceva, andarono così a loro insaputa verso il peggiore dei due presenti nella città.
Il giono seguente il sole splendeva senza esitazione sulle spalle dei due che scalavano con le bici di 50 kg il monte Col de Teghime, che con le ripide salite ostacolava la strada ai nostri sfig…ehm eroi.
Una volta arrivati in cima (dopo 15 km) il paesaggio assorbiva tutto il sudore versato sui pedali, tanto che, come due bambini andarono a scattare qualche foto sulle montagne aride circostanti brulicanti di grilli e fiori.
Furon diverse le persone incontrate in giornata: motociclisti, famigliole, pensionati con i camper, ma quello che colpì maggiormente la loro attenzione fu un sessantenne che proprio come loro si dilettava a vagabondare tra quelle montagne con bicicletta e tenda.
Una volta arrivati a Saint-Florent, indossarono i costumi per fare un bagno nel tanto atteso mare del posto, che a differenza del nostro teneva ciottoli invece che sabbia, ma sopratutto acqua molto più pulita.
In serata la fame e il buio, offrì loro la possibilità di sperimentare una cena sotto le stelle priva di qualsiasi fonte di illuminazione grazie al decesso improvviso delle batterie dell’unica torcia a disposizione. L’incomodante cena fu a base di tre uova fritte per ciascuno (i cartoni presenti nei supermercati erano solo da 6…) e verdure in abbondanza.
Il giorno seguente il risveglio fu drammatico per i muscoli dei due campeggiatori: infatti Il Ragazzo accusava un fastidio alla schiena dovuto alla durezza del terreno sul quale dormiva, mentre Petro sentiva affaticamento alle gambe a causa della pesantezza della bicicletta. La situazione propose nell’arco della giornata uno scambio reciproco tra i due: a Petro andò la bici più agevole e al Ragazzo il materassino più confortevole, sebbene entrambi gli oggetti non si diversificassero molto dagli altri a disposizione.
Fu proprio in quel giorno che si svolse la tappa più impegnativa del viaggio, che collegava le coste di quella gradevole isola, infatti l’obiettivo era raggiungere Calvi, la città più turistica del nord della Corsica distante più di 80 Km da dove avevano fatto riposare le loro ossa.
Rimane comunque difficile descrivere con le sole parole le variegate vedute dei paesaggi che il tragitto regalò ai due ciclisti.
Dopo una salita iniziale, interrotta da sali-scendi, si poteva scorgere tra una montagna e l’altra la serena vista del mare, fino a che, avvicinandosi controvento sui pedali si riuscivano a scoprire gli strapiombi che scendendo ostacolavano l’impeto delle onde. Su quegli scogli si andarono a sedere per consumare il consueto pranzo al sacco, e con esso se ne andò gran parte dell’acqua a disposizione. Essa si esaurì definitivamente nelle ore successive, costringendoli a sostare in un campeggio a 20 km dalla destinazione per rabboccare le borracce. Nonostante la stanchezza quest’ evento non dissuase affatto i due dal desiderio di raggiungere la meta stabilita, ma furono però soggetti al lucroso sciacallaggio del ristoratore che ebbe la sfacciataggine di chieder loro ben 6 euro per l’acqua del rubinetto richiestagli. Purtroppo i due non si poterono sottrarsi alla richiesta essendo quella l’unica fonte nel raggio di 15km. Il campeggio trovato a Calvi fu però assai migliore di questo, infatti una volta sistemati Petro si esibì in una artificiosa preparazione di pasta e sugo la cui ricetta viene tenuta da lui gelosamente custodita. Sebbene molto semplice nel suo genere, la difficoltà maggiore risiedeva nel fatto che avendo a disposizione 1 solo fornello si doveva tener caldo sia pasta che sugo alternandoli… l’impresa riuscì tanto che il profumo sollecitò la curiosità di due graziose francesine della tenda a fianco alla loro, che però non si sa se per timidezza o per altro non accettarono l’invito di unirsi a alla cena. Comunque la scena rimase decisamente singolare nel suo genere.
Il giorno seguente lo passarono in completa tranquillità al mare girovagando nella stupenda spiaggia “da cartolina” di Calvi. La sera poi, andarono vestiti da campeggiatori nel centro della città piena di ricca gente, che invece di biciclette come mezzo di trasporto portavano lussuose barche e vestivan ovviamente in tutt’altro modo. La loro condizione di menefreghismo sui costumi li fece divertire maggiormente.
Tornati alla tenda, si infilarono così, nel sacco a pelo. Le ore di sonno però furono poche e brevi, infatti i due all’alba erano già in piedi, a smontare la tenda, facendo colazione, per poter prendere il primo treno diretto ad Ajaccio.
Sul fatto che la Corsica viva molto sul turismo, lo si percepisce dai prezzi del treno, oltretutto una volta acquistati i biglietti i due furono partecipi di una delle scene che meglio rassomigliavano al genere cinematografico Fantozziano. Infatti le carrozze a disposizione erano a mala pena 4, tanto che gran parte delle persone stavano in piedi nella zona biciclette proprio a fianco ai nostri eroi. Ma fin qui nulla di strano per noi italiani ormai da tempo abituati a tale trattamento. Il più bello, avvenne proprio quando si dovette effettuare il primo cambio ferroviario, dove ad attenderli vi era un treno che contava solo 2 carrozze, privo di posto per biciclette e, come se non bastasse, altrettanta gente alla stazione pronta a catapultarsi su di esso pur di non perdere il posto. Fu così che questo partì senza i nostri avventurieri. Inaspettatamente però, i due ebbero l’opportunità di salire su degli autobus che la compagnia ferroviaria aveva messo a disposizione per raggiungere lo scalo successivo dove li attendeva un treno di dimensioni superiori. Arrivati ad Ajaccio, città di Napoleone, situata sulla costa centro ovest dell’isola, precisamente in un piccolo golfo, i due trovarono campeggio ad una decina di chilometri dal centro, poco lontani dalle famose isole Sanguinarie che furono nell’arco di questo soggiorno visitate più volte dai due.
Grazie alla strategica posizione rivolta verso ovest si potevano ammirare tramonti variopinti nel bel mezzo delle maestose onde che si infrangevano sugli scogli.
Oltre a questa splendida vista, e le bellissime spiagge, divenute ormai una costante dell’ isola, i due poterono godere della sportività e del calore dei giovani del posto, quando visitando uno dei monumenti di Napoleone, gli venne offerta la possibilità di esibire le loro modeste doti calcistiche, nel parco sottostante.
Anche in questa città l’imprevisto non si fece attendere più di tanto. Infatti durante un’escursione verso una delle estremità del golfo, chiamata Posticcio, si forò una gomma. La situazione diede l’opportunità proprio al Ragazzo ormai avvezzo a ciò, di sfoderare le proprie doti di meccanico di biciclette. La sua esperienza nell'ambito ciclistico e la freddezza pari a quella del miglior meccanico del Tour de France fece completare l’opera il un battibaleno, mentre Petro mangiava un panino.
Terminato il “pit stop” i due proseguirono l’avventura giornaliera dove si improvvisarono anche come sub esplorando i fondali ricchi di pesci variopinti.
Questa fu l’ultima delle città inesplorate del loro itinerario, successivamente tornarono a Bastia, la città di collegamento per l’Italia. Questa volta soggiornarono dove gli aveva indicato il lancio della monetina nel primo incontro con quel posto, il campeggio era infatti di qualità nettamente superiore. La mattina del giorno seguente i due dovevano svegliarsi alle 5 per raggiungere il porto con calma dove li attendeva il traghetto, ma il suono della sveglia non fu da loro udito. Fortunatamente si svegliarono “solo” con un'ora e mezzo di ritardo. Le circostanze imposero di smontare la tenda e preparare i bagagli nel giro di un quarto d’ora, e così fu.
La fretta li portò a pedalare così forte che raggiunsero il luogo d’imbarco verso Livorno con mezz’ora di anticipo comunque. Una volta arrivati si diressero come previsto alla stazione per prendere il treno per Marradi. Il colpo di scena finale avvenne proprio lì, quando inaspettatamente la gomma di una delle due bici scoppiò come un petardo.
Fortunatamente delle biciclette non ce n’era più bisogno. Però ancora ci si chiede cosa sarebbe successo se tale evento fosse accaduto qualche ora prima, magari proprio quando i due stavano rischiando di perder il traghetto. Il destino però ha voluto diversamente.

Questo viaggio dimostra che per farsi una bella vacanza non si debba necessariamente fare qualcosa di estremamente rilassante o dispendioso. La fatica sopportata e gli inconvenienti sorti rappresentano un motivo di soddisfazione personale in più, che arricchisce l’ individuo di un’esperienza nuova dal valore inestimabile. Incoraggiamo caldamente tutti coloro che vogliono dilettarsi in un’ avventura di questo genere. FORZA!!!

Ragazzo e Petro (o Petro e Ragazzo) Per chi non li conosce: Cantagalli Filippo e Petroncini Sergio (o Petroncini Sergio e Cantagalli Filippo)

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