Sabato 12/06/2010
Un convegno affollato quello svoltosi a Valsenio sabato 12 Giugno per illustrare lo stato dei lavori di restauro interni alla chiesa della locale antica Abbazia.
Molte le personalità che indicheremo in calce e che hanno portato il loro saluto ed il loro sostegno, molti i cittadini che hanno partecipato, in particolare i parrocchiani di Valsenio che hanno collaborato efficacemente al la buona riuscita della manifestazione.
I lavori di restauro del pavimento e degli interni della Abbazia iniziarono circa 6 anni fa su impulso e iniziativa del priore don Giovanni Visani, il caro ed indimenticato don Giovannino, sotto la direzione dell’architetto Roberto Pistolesi di Forlì e grazie ad un primo finanziamento di 30.000 euro stanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.
Precedentemente, come si ricorderà, l’Abbazia era già rimasta chiusa per lungo tempo a causa dei lavori di restauro del tetto finanziati e diretti dalla Soprintendenza dei beni culturali.
Per questa nuova fase di restauro occorreva per prima cosa procedere ad una serie di scavi e di sondaggi per verificare cosa si nascondesse sotto il piano di calpestio della chiesa per decidere come e con quali modalità intervenire.
Fin dai primi scavi è emersa una situazione complessa, caratterizzata da strati sovrapposti, strutture eterogenee, emergenze sepolcrali che testimoniano della longevità ed antichità del sito abbaziale, dei numerosi interventi di modifiche, ampliamenti (è ormai assodato che la chiesa inizialmente era ad una sola navata) ed adattamenti a cui l’edificio è stato sottoposto durante i secoli della sua esistenza.
D’altra parte chi conosce un po’ queste cose sa bene a quali sorprese si vada incontro quando si comincia a scavare sotto il pavimento di edifici così antichi e in quale ardua impresa si trasformi il tentativo di venirne a capo.
Sono stati rinvenuti ben 5 pavimentazioni sovrapposte a diverse profondità e di diversa fattura: lastre di arenaria, esagonelle in cotto, ancora lastre di arenaria, poi ancora piastrelle in cotto quadrate sotto il più recente piano di graniglia che costituiva il livello emergente negli anni più recenti.
Sotto i pavimenti, diverse fosse sepolcrali, loculi, tombe di varia fattura e naturalmente una moltitudine di ossa umane, teschi, oggetti devozionali e reperti di vario tipo.
I primi documenti scritti riferiti alla abbazia risalgono al XII e XIII secolo ma le emergenze archeologiche spingono la sua storia assai più indietro, sino alla fine del primo millennio.
Alcune strutture, emerse recentissimamente dagli ultimi scavi, come riferito dalla dott.sa Chiara Guarnieri, potrebbero poi aprire uno spiraglio ad ipotesi più suggestive e a riferimenti a siti e ritualità pre-cristiane, come ad esempio l’antico culto delle acque.
E’ noto infatti come molti luoghi di culto cristiani siano stati elevati e fondati su siti in cui insistevano già strutture adibite al culto di divinità pagane, ciò per un processo di rielaborazione in chiave cristiana di espressioni spirituali già esistenti nei territori di nuova evangelizzazione.
L’ultimissima scoperta è una struttura semicircolare intersecata da un’altra struttura angolare emersa sotto l’abside e che si spinge per oltre 4 metri sotto il livello 0 di riferimento.
Una serie di introspezioni geologiche eseguite dalla Studio Geo-Net di Imola sotto la guida del nostro collaboratore e geologo dott. Tiziano Righini, per saggiare la stabilità e la conformazione dei terreni perimetrali della chiesa, aveva evidenziato come l’abside poggi in sostanza su di una scarpata del terrazzo fluviale su cui insiste l’abbazia. La scarpata è colmata da terreno sciolto e quindi meno compatto e resistente dei banchi di arenaria su cui sorge il resto dell’edificio. Ora proprio sotto l’abside, in questa sorta di scarpata, è stata rinvenuta la struttura semicircolare a cui abbiamo accennato sopra e che sembrerebbe prefigurare un abside più antico che naturalmente merita di essere indagato a fondo.
Insomma, come ha ben definito la dott.sa Guarnieri, l’abbazia di Valsenio si sta rivelando una vera miniera di reperti archeologici.
Il problema è che, come hanno ben sottolineato S.E. Mons. Vescovo e don Sante Orsani, che con grinta ed energia ha assunto l’eredità di don Giovannino, ora occorre restituire in tempi rapidi la chiesa al culto ed alla fruizione dei parrocchiani e dei potenziali numerosi futuri visitatori e dunque è necessario portare a termine al più presto ai lavori di restauro.
Per far questo occorrono cospicui finanziamenti e fortunatamente, oltre a quelli reperibili dalla diocesi dai fondi dell’otto per mille della Chiesa Cattolica, si può già far conto (come è avvenuto per i lavori di indagine già svolti) di un generoso contributo di 150.000 euro stanziati in tre anni dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna. Un altro contributo di 100.000 euro è stato deliberato dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Imola. Altri speriamo se ne aggiungano.
Il convegno ha visto la partecipazione e registrato gli interventi di autorevoli rappresentanti delle varie istituzioni a partire da S.E. Mons Tommaso Ghirelli per la Diocesi, dal sindaco Nicola Iseppi per il comune, e naturalmente dal parroco don Sante Orsani, e via proseguendo alle dottoresse Antonella Ranaldi e Chiara Guarnieri rispettivamente per la Soprintendenza per i beni architettonici delle provincie di Ravenna, Ferrara, Forlì e Rimini e la Sopraintendenza archeologici e della Regione Emilia Romagna, al dott. Emilio Roberto Agostinelli sempre per la Soprintendenza di Ravenna, ai rappresentanti di due fondazioni: il dott. Ugo Mongardi Fantaguzzi per la Fondazione Cassa di Risparmio dell’Emilia Romagna e Giuliana Gottarelli per la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, a Luigi Cimatti presidente della BCC, al dott. Nazareno Archetti per la Regione Emilia Romagna, alla dott.sa Carla di Francesco per la direzione regionale dei beni architettonici, all’architetto Roberto Pistolesi direttore dei lavori, al geologo Gian Carlo Grillini esperto di petrografia, allo storico Andrea Ferri per l’Archivio Diocesano di Imola, al regista Fabio Donatini.
Oltre i saluti portati dalle autorità e dai rappresentanti sopra citati, hanno svolto relazioni specifiche il dott. Andrea Ferri, la dottoressa Chiara Guarnieri, il dott. Gian Carlo Grillini, l’architetto e direttore dei lavori Roberto Pistolesi.
Una menzione del tutto particolare va poi ai due filmati realizzati appositamente dal regista Fabio Donatini, parrocchiano doc di Valsenio, che hanno scandito ed animato suggestivamente i lavori del convegno. “L’Abbazia addormentata” il titolo dei filmati che con una prima parte recitata e rievocativa ed una seconda più documentaria, girata in corso d’opera, hanno ben sottolineato l’atmosfera e le attese della nostra vallata per la piena restituzione al culto ed alla fruizione di questa chiesa che rappresenta la più illustre emergenza storica e cultuale del nostro territorio, avamposto e punto di partenza dell’ opera di evangelizzazione e di colonizzazione e bonifica operata dai padri Benedettini. Un’opera che, come è stato giustamente fatto osservare nel corso del convegno, ha modellato e definito le caratteristiche del paesaggio umano ed agricolo della nostra vallata, così come ancora adesso lo possiamo osservare nelle sue linee fondamentali.

Alessandro Righini
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