Mentre leggevo con interesse l’appassionato articolo che il nostro Don Euterio ha scritto per parlarci della famiglia, mi è tornato in mente il commento del teologo americano G.Weigel in riferimento ad una statistica demografica commissionata dalle Nazioni Unite nel 2006. L’annotazione di Weigel si può tradurre in questo modo: “nel 2050 l’Italia sarà un paese senza più zii e senza più cugini”.

L’immagine, molto forte, suggerisce che tra una quarantina d’anni la famiglia italiana, così come la percepiamo oggi, non esisterà più. Il padre figlio unico e la madre figlia unica avranno anche loro, salvo eccezioni, un figlio unico. Proprio come recitava il testo di una vecchia canzone di Riccardo Del Turco… chi ha circa la mia età ricorderà bene il fortunato ritornello.

In definitiva la nostra collettività si avvia progressivamente ad essere composta da persone senza più fratelli: spariranno di conseguenza zii e cugini, e non ci sarà più quella cerchia parentale che normalmente, oltre ai genitori, completa nel sentimento comune il significato del termine “famiglia”.

Questo spaventa e molto dispiace. Gli italiani autoctoni del futuro (in questo malaugurato evento con i casolani in prima fila) sono una specie triste e infeconda. Ai nostri pronipoti, pochi, mesti e soli, non resterà che cantare, in striminzito coro, la profetica canzone di Del Turco:

“…se questa stasera non sarò tornato a casa

ci sarà qualcuno che non dormirà

son figlio unico

LA MIA CASA E' VUOTA SENZA ME!

Pa… Pa… Pai Pai Pai Pa

Pascalino e tu

Pascalino e tu

Pascalino e tu”





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