Il virus HIV, Virus dell'Immunodeficienza Umana, è un retrovirus, cioè un virus a RNA, che attacca alcune cellule del sistema immunitario, principalmente i linfociti CD4, indebolendo il sistema immunitario fino ad annullare la risposta contro virus, batteri, protozoi e funghi. La distruzione del sistema immunitario causa una sindrome che si chiama AIDS (o, in italiano, SIDA: Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita).
Quando una persona entra in contatto con l'HIV può diventare sieropositiva. Questo può verificarsi dopo un certo periodo, detto periodo finestra, che può durare fino a sei mesi.
Sieropositiva é una persona che presenta la positività alla ricerca di anticorpi dell'HIV nel siero.
Il test quindi non indica la presenza del virus, ma solo degli anticorpi specifici che il nostro sistema immunitario ha sviluppato dopo il contatto col virus. Se il test risulta negativo va comunque ripetuto allo scadere dei 6 mesi, calcolati a partire dall'ultimo episodio ritenuto a rischio. Un persona che risulta positiva al primo test, il test ELISA (Enzime Linked Immuno Sorbent Assay), viene sottoposta ad altri test di conferma, tra cui il Western Blot, più sicuro ma che non viene utilizzato come primo test per problemi di costi. Poi vengono effettuati test per valutare se e quanto il virus HIV ha danneggiato il sistema immunitario, tra cui fondamentale è la conta dei linfociti CD4.
E' da poco disponibile infine un esame molto importante che misura la quantità di virus (copie di RNA virale) nel siero. Questo esame è fondamentale perché permette tra l'altro una verifica indiretta dell'efficacia dei farmaci antiretrovirali.
Se in una persona si ritrovano gravi danni al sistema immunitario e la presenza di infezioni opportunistiche, si diagnostica l'AIDS.
In realtà la distinzione tra sieropositività e AIDS conclamato si basa su criteri schematici. E' nata negli Stati Uniti da esigenze assicurative. In alcuni casi si può stare meglio nella condizione di AIDS conclamato che in quella di sieropositività.
L'Infezione da HIV si trasmette in tre modi:
Per via ematica: le trasfusioni di sangue infetto possono trasmettere il virus HIV. In Italia dal 1988 il sangue destinato a trasfusioni viene sottoposto a screening per il virus HIV.
Lo scambio di siringhe può trasmettere il virus HIV.
Per via sessuale.
Per via verticale:la madre può trasmettere il virus HIV al figlio durante la gravidanza, al momento del parto o durante l'allattamento. La possibilità che questo avvenga si riduce fortemente se la madre è in terapia con antiretrovirali, fino ad essere meno del 10%. Il bambino non avendo anticorpi propri eredita gli anticorpi della madre, quindi può nascere sieropositivo, ma non avere il virus. In questo caso il bambino ritornerà sieronegativo durante i primi mesi di vita.
Studi recenti dimostrano una notevole riduzione di casi di trasmissione dell'HIV nel caso in cui la madre sia sottoposta ad idonea terapia durante la gravidanza e partorisca con parto cesareo.
L'HIV non si trasmette: nei contatti quotidiani. Nessun familiare di una persona sieropositiva è mai stato infettato. In caso di convivenza con una persona sieropositiva é sufficiente rispettare le comuni norme igieniche: non usare oggetti che possono entrare in contatto con il sangue, cioè spazzolini da denti e oggetti taglienti come forbici, rasoi ecc.
Anche l’AIDS, si può trasmette in tre modi:
-Per via ematica (scambio di siringhe, trasfusione di sangue infetto)
-Per via verticale (dalla madre al figlio durante la gravidanza, al momento del parto o durante l'allattamento)
-Per via sessuale, sia omosessuale che eterosessuale.
Il virus può essere presente oltre che nel sangue anche in altri liquidi biologici, come nello sperma e nelle secrezioni vaginali.
Per combattere l’AIDS, non esiste ancora un vaccino. Secondo alcuni ricercatori questo è dovuto alla natura stessa del virus, che si modifica, tramite mutazioni, molto velocemente, producendo di continuo forme di resistenza ai farmaci.
Tuttavia vi sono alcuni farmaci che riescono a cambiare il decorso dell’infezione se utilizzati tempestivamente: si tratta di farmaci che provocano la formazione di copie difettose del virus, non più in grado di infettare altri linfociti. Un’altra terapia recente è quella denominata dell’antisenso, che consiste nel fare replicare l’RNA-virale al contrario in modo che l’infezione non riesce più a diffondere.
L’AIDS, colpisce principalmente i Paesi del Terzo Mondo, in particolare il contiente Africano.
Oggi, il numero totale di africani affetti dall’ HIV o dall’AIDS è di 25,3 milioni. In 8 paesi africani, almeno il 15 % degli adulti è infetto. In questi paesi, l’AIDS causerà la morte di circa un terzo dei quindicenni africani di oggi. Nel corso del 2000, milioni di africani infetti negli anni scorsi hanno cominiciato ad ammalarsi, e 2,4 milioni di persone sono decedute a causa dell’HIV, rispetto ai 2,3 milioni nel 1999. L’Africa ospita circa il 70 % degli adulti e l’80 % dei bambini del mondo affetti da HIV e, dall’inizio dell’epidemia, ha seppellito circa i tre quarti degli oltre 20 milioni di persone che, nel mondo, sono morte a causa dell’AIDS. Il tasso d’infezione è molto più elevato tra le giovani donne africane che tra i giovani uomini, con un tasso nelle adolescenti femmine che, in alcuni paesi, è cinque volte più alto che negli adolescenti maschi. Tra i giovani ventenni, il tasso era tre volte più alto nelle donne. In Africa, il tasso più elevato d’infezione nelle donne si manifesta in giovane età rispetto agli uomini. Questo aiuta a spiegare perchè, in questa regione, ci sono circa 12 donne infette per ogni 10 uomini.

Roberta Faziani

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