Dicembre 1961. Stazione scientifica Novolazarevskaya. Continente Antartico.

La rompighiaccio Ovb sbarca un gruppo di esploratori polari. Trascorreranno un intero anno nella nuova base che l’Unione Sovietica sta installando in prossimità della costa del Queen Maud Land. Tra questi uomini, scienziati, meccanici, carpentieri ed elettricisti, c’è anche un medico… ovvio… questa gente, all’arrivo del tremendo inverno antartico, rimarrà isolata e irraggiungibile, immersa in una buia, gelida e ventosa notte lunga qualche mese. Un ambiente estremo anche per chi ha il fisico e la mente allenati.

Il medico è un giovane neo laureato che proviene da Leningrado: il dottor Leonid Rogozov.

L’intrepido gruppo si dà da fare, tanto che a febbraio tutti i lavori programmati per ottimizzare la logistica della base sono ultimati. Giusto in tempo, perché con la prima tempesta di neve arrivano all'istante l’inverno e la sua insuperabile morsa di ghiaccio: da questo momento la base non può essere in alcun modo raggiunta o abbandonata fino al prossimo disgelo.

E qui le cose si complicano a causa di un evento che nessuno ha messo in conto… il dottor Rogozov si ammala di appendicite.

La malattia è in rapido peggioramento e un forte dolore addominale inizia a presentarsi quasi ogni giorno finendo per perseguitare Rogozov di continuo. La diagnosi, tremenda per la circostanza, predice il prossimo sopraggiungere di una perforazione peritoneale, nel qual caso la morte è certa.

Il giovane medico, dopo averci pensato e ripensato, arriva alla conclusione che per salvarsi la vita ha un’unica possibilità: operarsi da solo.

 

Non c’è tempo da perdere e i compagni di Rogozov sono spaventati e incerti…

…chi assisterà il chirurgo nel corso dell’intervento fatto su se stesso? Chi gli porgerà i ferri? Chi reggerà lo specchio per mostrare l’ambito d’azione al coraggioso dottore semisdraiato sul tavolo operatorio? Chi farà le iniezioni di adrenalina nel caso, assai probabile, il malato svenga per la debolezza e per il dolore?

La scelta è difficile… alla fine un meccanico, il meteorologo e il direttore della stazione si offrono per l’assistenza: due di loro si occuperanno del servizio attivo, il terzo uomo si terrà pronto ad intervenire nel caso in cui a svenire non sia Rogozov ma uno dei suoi due assistenti.

Ciò che accade quel giorno è vagamente descrivibile. Le complicanze e la tribolazione sono tante. Il medico perde più volte i sensi …ad un certo punto, a causa dello specchio, che riflette invertendola la direzione del movimento delle mani, sbaglia ad incidere e si ferisce al duodeno… per fortuna il taglio non è profondo, ma ricucirlo richiede tempo ed energia.

Rogozov non vuole commettere altri errori e per avere la massima sensibilità alle mani si toglie i guanti chirurgici. Oltre tutto… occorre anche da gestire l’inevitabile goffaggine dei suoi “assistenti”.

Ma poco importa, per un qualche miracolo, dopo due interminabili ore l’intervento è concluso. Il paziente/chirurgo impartisce le ultime disposizioni e finalmente si inietta un forte sedativo che in breve gli procura un coma farmacologico. Si risveglia 24 ore dopo.

L’appendice asportata è talmente livida e deteriorata che, con ogni probabilità, la perforazione è stata anticipata di sole poche ore. Ma tant’è….

Dopo quattro giorni di cure e riposo l’intestino di Rogozov riprende a funzionare. La febbre è scomparsa. Il paziente è salvo. In capo ad una settimana il medico, smagrito e pallido, è comunque in piedi.

Nel corso di quell’inverno il medico opera un’alta appendicectomia… quella del meteorologo. Questa volta tutto è più facile.

Dicembre del 1962. Leonid Rogozov, sano e salvo, finalmente rientra a Leningrado.

Questa storia mi ha sempre colpito, oltre che per l’eccezionale determinazione e la tremenda audacia di un uomo, per un’altra qualità ancor più nobile: la solidarietà umana…

…un buon sostantivo per buon Natale.

Condividi questo articolo
FaceBook  Twitter