L'onere eccessivo aggiunto alla retta per gli ospiti delle Case Protette del faentino e la intempestività della decisione di farlo decorrere da data molto arretrata con conseguente carico di arretrati, aveva creato agli interessati non poche perplessità.
Traendo spunto da questo evento in un commento apparso sullo Spekkietto, si manifestava più in generale anche la preoccupazione per il progressivo aumento dei costi dei servizi sociosanitari che mette già in difficoltà le famiglie degli utenti e che si somma alla contemporanea riduzione delle risorse pubbliche da destinare al welfare. Si potrebbe determinare a breve anche a Casola, un arretramento del più che discreto livello dei servizi sociali e sanitari raggiunto nel nostro territorio.
Per questo si riteneva opportuno che si fossero cercate anche delle vie nuove per intensificare sperimentazioni di gestioni di segmenti i servizi che, tra l'altro, avessero coinvolto in partenariato con le Istituzioni Pubbliche anche soggetti privati diversi dai tradizionali gà impegnati nel settore.
Per favorire questa strada, si auspicava che le Istituzioni Pubbliche adottassero regole meno burocratiche ed oppressive quali le assurde norme in adozione per l'accreditamento delle strutture e per l'espletamento di alcune operazioni gestionali.
Fatta salva, ovviamente, la garanzia di qualità del servizio reso, è certamente necessaria una semplificazione che comporti una riduzione di costi ed un più facile approccio alla gestione dei servizi di soggetti diversi dal Pubblico.
In quel citato commento, apparso sullo Spekkietto, era solo manifestato un auspicio che oggi non solo è teorizzato, ma preso in seria considerazione da studiosi del settore, da pubblici amministratori, da operatori sociali ed economici che tutti insieme sono alla ricerca di nuove strade più praticabili e meno costose per il bilancio pubblico per assicurare ed ampliare i servizi sociali e sanitari.
Sta crescendo un dibattito molto serio ed un confronto positivo tra esperienze che studiano o praticano la sussidiarietà tra pubblico e privato. Cresce in molti la convinzione che è necessario concorrere in molti con lungimiranza per mantenere ed innovare un sistema efficace di Welfare di comunità.
Istituzioni pubbliche, imprenditoria privata, cooperazione e volontariato sembrano voler agire con più efficacia e meglio raccordati sul territorio.
Quando si parla di interventi della cooperazione e del volontariato si fa mente ad un grande e meritevole patrimonio operativo cresciuto in questi anni che oggi però appare un po' troppo ancorato alle certezze delle gestioni del momento, mentre andrebbero sperimentate da questi soggetti nuove risposte per nuovi bisogni, sollecitando allo scopo anche eventuali disponibilità di risorse non tradizionali da valorizzare.
Un ruolo primario dunque della Cooperazione e del volontariato sociali.
Quando invece si fa appello all'imprenditoria privata si immagina un più consistente apporto di risorse orientate non solo ad ottenere una remunerazione immediata dell'investimento, ma anche per concorrere a garantire una comunità più solidale, più sicura e coesa, meno incerta del futuro e più disposta anche ad un impegno più sereno nel posto di lavoro.
Ciò può apparire una immaginazione fantasiosa di un sistema economico virtuoso che si fa carico della socialità quando la realtà può essere percepita come diversa nella realtà da osservatori meno attenti.
I segnali che si colgono lasciano invece intendere che da più parti c'è negli imprenditori la sempre più convinta volontà di cooperare anche economicamente alla coesione sociale del territorio in cui operano.
A conferma di ciò si faccia riferimento ai documenti conclusivi della Conferenza economica della Provincia di Ravenna di un anno fa che ha considerato “punto di partenza' per una migliore qualità dello sviluppo del territorio di appartenenza ”il buon livello del sistema socio sanitario da promuovere e sostenere”.
Conferma viene anche da un documento, anche questo recente, concordato tra tutte le rappresentanze degli imprenditori ravennati nel quale è affermato essere 'la sussidiarietà orrizontale un mezzo cui dedicare risorse per il sostegno delle persone particolarmente fragilie per la coesione sociale”.
In terzo luogo, sempre a conferma, c'è la forte volontà della Cooperazione, più volte affermata nei documenti ed in qualche caso messa in pratica, ad essere protagonista nella gestione di segmenti importanti del sistema socio sanitario anche con l'apporto di risorse proprie.
Se questo è, proviamo a darci da fare ciascuno nel suo ambito di competenza confermando tuttavia che resta sempre fondamentale il ruolo di regia dei Comuni.
Febbraio 2012

Giacomo Giacometti
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