E’già da qualche anno che se ne discute.
A fine 2000 la legge quadro, poi il relativo decreto di attuazione, quindi la legge regionale del 2003 mentre è ora in corso di definizione la direttiva della giunta regionale.
Le Opere Pie vanno in soffitta per essere sostituite da Aziende pubbliche di Servizi Alla Persona (d’ora in poi ASAP). Le attuali Opere Pie ( in Emilia-Romagna a occuparsi di anziani sono 95 di cui 14 nella nostra provincia) andranno incontro a un processo di fusione che già la legge 328 del novembre 2000 prevedeva.

Consapevoli di non potersi sottrarre a questa norma l’Opera Pia di Casola, quella di Castelbolognese, di Brisighella, di Fognano e di Solarolo si sono mosse per creare fra di loro un’unica azienda.
Il progetto nasce da una collaborazione in atto fra queste strutture che si è concretizzata finora nella creazione di un unico ufficio per gli stipendi, di un programma di aggiornamento comune per il personale nonchè nella conduzione di un corso di formazione per badanti. La prima bozza di questo progetto è stata presentata ai Sindaci in una riunione tenuta a Castelbolognese ed è stata accolta favorevolmente. E’ in corso di studio uno statuto che rispetti la specificità di ogni struttura e vincoli il patrimonio dell’ente alle attività legate al paese, quindi al servizio della propria comunità.
Purtroppo la bozza di direttiva diffusa dalla Regione Emilia-Romagna sembra vanificare questi sforzi per evocare un altro scenario. La Regione punta a creare un’unica azienda distrettuale. Sarà quindi concentrata a Faenza e tutte le Opere Pie del distretto verranno fuse in un’unica ASAP.
Questa prospettiva ci lascia perplessi.
La nostra Casa Protetta ha maturato in questi anni una qualità del servizio fra le più apprezzate in provincia e una solidità nel suo bilancio che, pur fra le tante ristrettezze, la fa navigare tranquilla. La retta a carico delle famiglie è rimasta fra le più basse del circondario.
Certo che la piccola dimensione ci penalizza nella contrattazione di beni e servizi ma da quattro anni la spesa più grossa ,cioè il personale, viene trattata insieme alle altre quattro strutture partners.
Con la struttura di Faenza invece non esistono rapporti non per cattiva volontà, ma perché i problemi sono molto diversi.
Non è forse una forzatura obbligare realtà così differenti a concentrarsi in una mega azienda distrettuale? Siamo sicuri che “aziendalizzare” le Opere Pie calando dall’alto una formula estranea alla progettualità dei protagonisti sia garanzia di risultati migliori?
Che si tratti di una bozza quindi di un documento che la regione considera modificabile ci dà speranza. Insieme all’attuale Amministrazione Comunale stiamo lavorando perché, se di fusione si deve trattare il processo sia rispettoso della progettualità in essere e se in un’ASAP si deve confluire che questa sappia integrare realtà simili per dimensioni e problematiche.
Nei prossimi mesi il dibattito entrerà nel vivo. Spero che le forze politiche locali e il paese sappiano contribuire affinché la nostra Opera Pia, pur nei mutamenti che la normativa impone, possa continuare a servire la comunità casolana come per settecento anni, degnamente, ha fatto.

Roberto Rinaldi Ceroni
Presidente Opera Pia Sant’Antonio Abate e SS. Filippo e Giacomo
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