Dal Marzo 2010 è iniziato anche nel nostro territorio il percorso per L'ACCREDITAMENTO dei servizi socio-sanitari per anziani e disabili non autosufficienti gestiti dalle Aziende di servizio alla persona con anche la collaborazione del privato sociale.
Al termine del percorso (31-12-2013), nelle intenzioni del legislatore , la buona qualità dei servizi in ambito regionale dovrebbe essere garantita da parametri certi ed omogenei a cui dovranno attenersi i gestori pubblici e privati delle strutture.
Uno di questi parametri, forse il più discusso, riguarda l'obbligo di una gestione delle strutture in capo ad un unico soggetto, superando quindi le gestioni miste privato pubblico in essere molto spesso oggi.
E' un processo complesso e tuttavia condivisibile purché non divenga devastante per quelle strutture che operano nel settore con una loro storia positiva consolidatasi nel tempo.
Nel territorio faentino la fase transitoria che prepara l'accreditamento definitivo si è avviata dopo una serie di incontri tecnici che hanno potuto fotografare e mettere a confronto la complessità del sistema esistente, la sua buona qualità organizzativa, la moderazione dei costi dei servizi erogati.
Al di là della cronica carenza di mezzi, è emerso un quadro confortante dovuto a vari fattori positivi non esclusi la lungimiranza degli Amministratori pubblici, la professionalità degli addetti, la partecipazione molto attiva della cooperazione sociale e del volontariato, l'apporto diretto dei cittadini al fianco del Pubblico.
I Sindaci del nostro territorio in un loro documento del settembre scorso riassumono l'indirizzo da dare alla riorganizzazione futura dei Servizi Sociali indicando nelle ASP (Aziende di servizio alla persona organismi derivati dalla riforma delle benemerite Opere Pie), lo strumento rilevante in mano agli Enti Locali per la 'UNIFICAZIONE E COORDINAMENTO DEGLI INTERVENTI SOCIALI PER REALIZZARE UN MODELLO EFFICACE ED EFFICIENTE'. I Sindaci indicano poi come modello di Welfare la 'COMPLEMENTARIETA' COMPENSATIVA' delle risorse presenti nella comunità.
Sono tutte affermazioni condivisibili che sollecitano la chiamata in campo al 'tavolo' della riorganizzazione dei servizi sociali tutti gli attori portatori di idee e di risorse proprie da aggiungere a quelle pubbliche purtroppo destinate a contrarsi rispetto ai bisogni crescenti.
Soggetti tradizionali ,governati dal Pubblico già impegnati nella gestione dell'assistenza agli anziani e disabili non autosufficienti che usano principalmente risorse pubbliche e risorse derivanti da patrimoni propri da destinare agli investimenti ed al contenimento delle rette a carico degli utenti .
Al loro fianco soggetti privati (coop., volontariato, soggetti economici, fondazioni bancarie, banche ed altro) che danno vita ad iniziative proprie ed autogestite aggiuntive nel quadro della pubblica programmazione.
Il tutto può rafforzare un quadro virtuoso in un contesto in cui potrebbe manifestarsi qualche usura.
Si ha infatti la sensazione di essere giunti ad un punto in cui le risorse esistenti si consumano su una platea di assistiti che non sarà più possibile allargare.
Occorre allora provare a percorrere strade anche non tradizionali per organizzare risposte nuove che facciano fronte ai bisogni emergenti nella società, sapendo sollecitare l'immissione di energie da parte di chi ha a cuore il mantenimento di una alta qualità del vivere civile.
Sarebbe importante dunque che sopratutto il privato sociale non si fossilizzasse sull'esistente per dedicarsi invece, come del resto è stata sempre sua lodevole prerogativa, alla organizzazione di pezzi di welfare in vari settori dove emergono nuovi bisogni chiamando a raccolta nuove risorse umane e materiali su progetti innovativi qualitativamente buoni, ma meno rigidi del passato.
E' legittimo che la cooperazione ed il volontariato sociali aspirino a spazi gestionali, ma farlo per ottenerli sulle struttura e sulle risorse esistenti potrebbe apparire un loro appiattimento di ruolo che, va ribadito, non è loro caratteristica soprattutto in questa provincia.
Tutto quanto sopra porta alla conclusione che bisogna evitare la gestione privatizzata delle Case Protette e di quei settori ad esse connessi che sono oggi sottoposti al percorso di accreditamento come invece viene previsto, anche se non perentoriamente nel già citato documento dei Sindaci del Faentino.
Ai quali Sindaci giustamente non è sfuggito l'aspetto del contenimento dei costi .
Ma non è convincente il presupposto che con la gestione privata si spenda meno a parità di condizione lavorativa ed organizzativa.
In particolare sarebbe inconcepibile sottrarre alla ASP la gestione della Casa Protetta di Casola proprio perché sarebbe punitivo per la tradizionale buona gestione da molto tempo conosciuta ed apprezzata sia dagli ospiti, dai loro congiunti e da tutta la comunità.
Una gestione privatizzata potrebbe essere percepita dai cittadini come declassamento di un servizio considerato essenziale per i bisogni della popolazione anziana della zona.
Un gestore privato accreditato, al di là delle sue buone intenzioni e garante della alta professionalità del servizio, provocherebbe comunque la rottura di una familiarità che intercorre con la Comunità e con quei benefattori che quotidianamente sentono il dovere di contribuire al buon andamento della struttura.
Ed ancora: accreditare la piccola struttura casolana in capo esclusivo ad un soggetto privato, oltre che estraniarla dal contesto locale, potrebbe non renderla più economicamente conveniente e quindi alla lunga destinata alla chiusura.
Ciò sarebbe anche in contraddizione con la voluta riorganizzazione delle ex Opere Pie in ASP a suo tempo attuata col presupposto di farne strumento dei Comuni per la diretta gestione dei servizi.
Ridurre la ASP al ruolo di committenti di servizi non sarebbe conforme alla missione di ' garante dei servizi gestiti dalle stesse Istituzioni'.
In conclusione sembra essere opportuno sollecitare un confronto locale tra Amministrazione Comunale, Distretto Socio Sanitario, ASP, cooperazione, volontariato, sindacati e popolazione per approdare, al termine della fase transitoria dell'accreditamento dei servizi, ad una scelta che sia garante della qualità, della continuità della funzioni svolte dalla Casa Protetta S.Antonio, SS Filippo e Giacomo a favore degli anziani e dei Disabili Adulti con il Centro Il Fiordaliso che sono patrimonio sociale della Comunità Casolana .

giacomogiacometti
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