Il tabacco è stato importato in Europa intorno al 1590 dal navigatore e scrittore, Walter Raleigh, prese il nome di “erba della regina” per le molteplici virtù terapeutiche che le attribuivano, al punto che veniva persino consigliata nella cura dell’asma. Penso che fosse entusiasta per aver importato una nuova merce di altissimo potenziale redditizio, senza sapere che un giorno proprio il suo tabacco sarebbe stata una “droga” per i consumatori.

Nel 1843 venne prodotta in Francia la prima sigaretta, dalla Manifacture Français des Tabacs, e da quel giorno la produzione industriale non si è più fermata, c’è stato un lieve calo di consumo nei Paesi industrializzati, compensato da una maggiore attenzione delle industrie manifatturiere del tabacco, rivolto al mercato dei Paesi in via di sviluppo. Agli inizi degli anni ’80 più di 4 milioni di ettari di terreno erano adibiti alla coltivazione del tabacco, con una produzione mondiale di 6,5 milioni di tonnellate per anno.
Si cominciò a farne uso per le qualità benefiche attribuitegli, poi come fatto di costume, come moda, per sopportarci, per rilassarci, per attenuare l’accumulo delle angosce, per toglierci dall’isolamento, per agevolare i rapporti umani, per rivendicare la parità dei sessi, per lo smaltimento delle scorie psico-emotive nei momenti della vita appesantiti dallo stress, come simbolo di un carattere forte, deciso, determinato, e sintomo di sicurezza. Tutto ciò amplificato dal cinema e subdolamente invidiato dalla gente. Le ragioni sono le più svariate e assurde, e riconducono tutte allo stesso effetto, quello: di un uso/abuso del tabacco, giustificandone ed accettandone il rischio, pur essendo a conoscenza della minaccia letale a cui si espongono volontariamente.
Dalle stime dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) risulta che nel mondo intero i fumatori sono circa 1 miliardo e 100 milioni con prevalenza nei Paesi in via di sviluppo. Il tabacco è il killer di almeno 5 milioni di individui, che tra trent’anni diverranno circa 10 milioni per cause connesse al fumo.
Nel mondo del tabacco le conseguenze negative non sono solo quelle psico-fisiche, in questa società cui fa più paura essere povero che ammalato, devo rivolgermi a voi con dati economici, e la perdita globale si aggira intorno a 6.000 miliardi di dollari per anno. E non penso che a far fronte a questa cifra, ci sia motomondiale, formula uno che tenga, Questa coscienza si sta lentamente consolidando nei Paesi Occidentali, contribuendo ad una diminuzione del consumo di tabacco, cui farà riscontro un notevole aumento della diffusione del fumo nei paesi in via di sviluppo e tra le popolazioni più deboli, a dimostrazione di ciò, la pubblicità del fumo, vietata nella maggioranza dei Paesi Occidentali, è particolarmente attiva in Sud America, Paesi dell'Europa dell'EST.
Svariate sono le motivazioni per cui un soggetto si avvicina al fumo, svariati sono i danni che provoca all’organismo proprio e non solo. Alcuni medici ritengono che chi smette di fumare, in 10 anni ridurrebbe costantemente i rischi connessi a queste patologie, e sarebbe equiparabile ad una persona che non ha mai fumato, ovviamente se si sfocia in tossicodipendenza i danni sarebbero irreparabili.
Le sostanze generate dalla combustione della sigaretta, provocano seri danni agli apparati respiratorio e vascolare (con ripercussioni cardiache, cerebrali, e circolazione arteriosa periferica), emoglobina, cavità orale e laringe, primo tratto delle vie digestive, placenta e feto, apparato urogenitale, pancreas.
Non sto qui ad elencarvi tutte le forme di patologia che si possono manifestare in ogni apparato del nostro organismo, perché sarebbe molto noioso, con termini medico-scientifici, spesso non convenzionali, ma vi riporto solo i rischi per il feto e per i bambini, che penso riesca a toccare la sensibilità e la coscienza di tutti:
- I neonati nati in famiglie di fumatori possono pesare 250-300 gr in meno rispetto a quelli nati in famiglie di non fumatori.
- I neonati di madri fumatrici hanno un rischio di mortalità perinatale più elevato.
- Esistono dati per associare fumo materno ed aumento di apnea di origine centrale del bambino.
- Aumento delle malattie ed infezioni a carico dell'apparato respiratorio inferiore.
Anche se l’ho già detto, ve lo ripeto ogni anno nel mondo perdono la vita circa 5.000.000 di persona a causa del fumo. Sono numeri da Olocausto...il fumo è la principale causa di mortalità!!!. La metà di queste morti avviene tra i 35 ed i 69 anni, con una perdita di 20-25 anni di vita. Attualmente in Italia il fumo causa 75.000/80.000 morti all'anno:
- circa 39.000 per cancro.
- circa 13.000 per malattie respiratorie croniche
- 22.000 per malattie cardiovascolari
Questi dati non me li sono inventati, sono forniti dalla Peto, Lopez et al., 1994, trovati su internet, anche un po’ vecchiotti.
Anche il fumo inspirato involontariamente è fortemente nocivo, anzi da vari studi di un istituto Inglese Hackshaw è emerso che il fumo passivo nei non fumatori aumenta il rischio del 26% di ammalarsi di tumore ai polmoni, tumore alla mammella, colpo apoplettico, bronchite e asma.
Il nostro Ordinamento, con la Legge n.306 del 21 Ottobre del 2003, ha recepito il diritto dei non fumatori ad una adeguata tutela, contro il fumo passivo, in quei luoghi che per la semplice frequentazione con amici ti condannavano inevitabilmente a riempirti i polmoni di nicotina e di tutte le altre sostanze nocive contenute in un cilindretto, lungo poco più di otto centimetri e sette millimetri di diametro, bruciante. Uscivi e tuttora esci da questi locali, con gli occhi rossi che bruciano, la voce rauca, e le narici tormentate, per non parlare dei vestiti che rigorosamente, arrivati a casa, devi lasciare in sala per non rischiare di morire durante la notte in camera tua per soffocamento.
La legge, a mio modesto parere sembra abbastanza chiara, ma sicuramente avvocati in combutta con esercenti la renderanno equivoca, come succede sempre nel nostro Paese, vi descrivo le linee essenziali della normativa:
- Il divieto di fumare si estende a tutti i locali chiusi aperti al pubblico, rimangono esenti da questo divieto, soltanto quelli non aperti ad utenti o al pubblico, e quelli riservati ai fumatori e come tali contrassegnati.
I locali riservati ai fumatori dovranno essere dotati di impianti per la ventilazione ed il ricambio di aria regolarmente funzionanti.
Gli esercizi di ristorazione, devono essere adibiti ai non fumatori uno o più locali di superficie prevalente (più della metà) della superficie complessiva di somministrazione pasti.
Il divieto di fumare nei locali chiusi scatta dopo un anno dalla data di entrata in vigore del citato regolamento, durante questo periodo andranno apportate le eventuali modifiche che si riterranno opportune per adeguare gli ambienti alla normativa vigente o, in alternativa, si potrà decidere di imporre semplicemente il divieto di fumo esponendo gli appositi cartelli.
In altre parole fino al 13 gennaio 2005 non vi sarà alcun divieto di fumare nei pubblici esercizi e negli altri locali chiusi (studi professionali, negozi, uffici, botteghe artigiane, circoli privati, ecc).
Volevo concludere dicendo che il fumatore continui pure a fumare, ciò che non è più lecito, e a me sembra una conquista civile, è fumare addosso ai non fumatori, facendogli respirare il proprio fumo al bar, al ristorante (addio odori e sapori) e in ufficio. Per evitarlo, dovrebbero bastare il buon senso e la gentilezza. Purtroppo non bastano, quindi è necessaria la legge. A volte il fumatore mostra irritazione per uno Stato tanto solerte per i suoi polmoni, che «vuole salvargli la vita a tutti i costi», e assai meno solerte con l'inquinamento e con se stesso, distributore di quelle stesse sigarette così dannose, guadagnandoci sopra. Contraddizioni di vecchia data.
Ma da qui a strillare contro una presunta «crociata salutista» o una nuova forma di discriminazione, facendo del basso vittimismo, ce ne passa. In fondo è tutto molto semplice: il diritto del fumatore a fumare non può ledere il diritto del non fumatore a non respirare il suo fumo. E accanto al diritto a fumare, c'è il dovere dell'autorità di informare il fumatore dei rischi che corre. Tutto qui. Sembra poco, e lo è, ma se non abbassiamo i toni sarà sufficiente per rinfocolare una sorta di guerra tra fumatori e no. Di cui non avvertiamo alcun bisognoso.

Cladio Dardi


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