E’ancora presto per tratteggiare i caratteri dell’estate meteorologica che stiamo finendo.
Al momento in cui scriviamo l’alta pressione comincia finalmente a cedere.
Lo faremo nel prossimo numero provando a interpretare e intersecare i dati del Giardino delle Erbe con quelli dell’Istituto Agrario Scarabelli e di qualche altra stazione meteo limitrofa.

Certamente abbiamo avuto una prolungata siccità : dopo la prima decade di luglio sul nostro territorio non è più piovuto se non qualche breve evento assolutamente trascurabile. Soprattutto l’agricoltura, in particolare la produzione frutticola, ha dovuto fare i conti con questo andamento stagionale: si è dovuto irrigare per compensare, oltre alla carenza di pioggia, anche l’evapotraspirazione consistente causata dalle diverse ondate di calore che si sono succedute.
Per fortuna le falde erano state caricate in una delle primavere più abbondanti di pioggia degli ultimi anni. A valle di Casola e per il Sintria tuttavia la situazione è stata disastrosa con secche di lunghi tratti dell’alveo come purtroppo ci siamo abituati a vedere ogni anno. Fino a Casola il Senio invece ha retto abbastanza bene ai prelievi.
Un ruolo importante per la salvaguardia della risorsa fiume e una funzione indispensabile per i coltivatori casolari, visto che senza acqua non è pensabile realizzare colture intensive, sono gli invasi irrigui realizzati nell’ultimo decennio. Nati su iniziativa di due consorzi volontari di agricoltori gli invasi sono stati progettati e sono attualmente gestiti dal Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale. Abbiamo chiesto ai tecnici della sede di Faenza del Consorzio alcuni dati per capire meglio il valore di queste opere.
L’invaso del Rio della Nave è a servizio dell’omonimo consorzio volontario di agricoltori che hanno usufruito di un contributo pubblico attraverso il piano regionale di sviluppo rurale. Serve 13 aziende con una potenzialità di circa 160 ettari irrigui. Ha una capacità di 54.000 metri cubi. I lavori sono iniziati nel maggio del 2002 e si sono conclusi due anni dopo. La rete di distribuzione a monte dell’invaso è di due chilometri mentre a valle lavora per una distanza di 3700 metri. Tutta l’acqua dell’invaso è ricavata dall’omonimo rio.
L’altro invaso è ubicato al Tufo di Valsenio al servizio del consorzio irriguo volontario “Renzuno” che ha beneficiato di un contributo dal Piano regionale di sviluppo rurale.
L’impianto è entrato in opera a metà circa del 2006. Ha una capacità di 58.000 metri cubi e serve 17 aziende con una potenzialità di circa 200 ettari irrigui. Ha erogato 59.500 metri cubi nel 2007 e nel 2008 ha erogato quasi centomila metri cubi di acqua. La lunghezza delle condotte della linea di monte è di 7.500 metri con un dislivello di 175 metri mentre a valle la lunghezza è di quasi tre chilometri con un dislivello di 110 metri. Il carico dell’acqua viene realizzato prelevandola dal Senio nei periodi di morbida quando è abbondante.
Va citato anche l’invaso del rio Mighe realizzato nei primi anni ottanta poi nel 1998-2000 ampliata la rete di distribuzione con un finanziamento pubblico da un consorzio irrigui volontario con una capacità di circa 70.000 metri cubi.
Da questi dati riassuntivi si può ben capire l’importanza delle due opere sia sui riflessi nell’economia delle aziende agricole sia per la ricaduta positiva sull’ecosistema fluviale che è stato liberato da un carico di prelievi affatto indifferente. E’ vero che l’agricoltura consuma in percentuale la quota maggiore di acqua fra tutte le attività umane ma quando si coniugano l’iniziativa degli imprenditori con le risorse e le strategie dell’ente pubblico nell’interesse dell’intera collettività allora si cammina con un piede nel futuro. Il principio della sostenibilità ambientale di questo tipo di opere infatti è quello di tesaurizzare la risorsa acqua nei momenti dell’anno in cui è più disponibile per renderla fruibile in quelli di maggiore domanda.
Roberto Rinaldi Ceroni
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