E' in edicola il numero 62
- Dettagli
- Scritto da lospekkietto
- Categoria: Cronaca
Lo Specchio compie 50 anni: 1967-2017
- Dettagli
- Scritto da Alessandro Righini
- Categoria: Attualita
LO SPECCHIO.. QUANTI RICORDI..STRUGGENTI.. E..RUGGENTI
In occasione delle celebrazioni dei 50 anni de LoSpecchio (che ha visto garantita la sua continuità storica da LoSpekkietto) ecco un raccolta di ricordi e testimonianze dalle prime redazioni
I RICORDI DI FABIO PIOLANTI
Cinquanta anni fa - io ne avevo venti - nasceva Lo Specchio. Questo lo ricordo bene così come ricordo che quell’anno moriva Don Lorenzo Milani e i tank sovietici entravano a Praga. Tutta roba che segna.
Per una qualche ragione ero a capo del Clan e cercavo di costruire, con la solita forte passione che aveva alimentato tutta la mia esperienza scout, momenti di coesione per i dieci-quindici ragazzi che costituivano la punta avanzata del movimento a Casola.
Avevano circa sedici-diciotto anni. Era la prima leva che si affacciava alla vita sociale dalla nostra fondazione e trattenerli nel gruppo e nella Parrocchia non era facile.
Cominciava a sentirsi in giro una voglia di cambiamento che è ben leggibile oggi, ma che in quegli anni si manifestava in una tensione indistinta verso la partecipazione alla vita pubblica, spesso in forme contraddittorie e conflittuali, anche per una comunità di periferia come la nostra.
Sarà stato il ’68 alle porte, sarà stata la nostra idea di servizio da proiettare all’esterno, sarà stato proprio il messaggio recente di don Milani sul primato dell’educazione e della partecipazione, ma a me venne spontaneo pensare a un giornalino che non doveva raccontare solo le attività degli scout e la vita parrocchiale ma riflettere gli accadimenti del paese in tutti i suoi aspetti.
Il nome che proposi, Lo Specchio, doveva essere appunto l’estratto di queste convinzioni, di sicuro un po’ velleitarie e sovradimensionate rispetto ai poveri mezzi a nostra disposizione ma c’è forse qualcuno che può dubitare del coraggio e dell’entusiasmo dei vent’anni?.
Il giornalino avrebbe dovuto assolvere ad alcune funzioni informative locati in un periodo in cui i mezzi di comunicazione erano per lo più limitati alla dimensione nazionale, mentre erano del tutto assenti a livello locale.
i ricordi di Nicoletta
- Dettagli
- Scritto da Alessandro Righini
- Categoria: Cultura
I RICORDI DI NICOLETTA CAVINA
Dopo 50 anni oggi è la prima volta che scrivo alcune righe per Lo Specchio/Spekkietto.
Il mio ricordo della vita della redazione va a quelle sere di sabato quando ci si ritrovava tutti insieme ,dopo cena , per finire il giornale e per farlo uscire entro il fine settimana.
C’era chi doveva ancora finire l’articolo, chi con gli ormografi scriveva i titoli, chi incominciava a ciclostilare girando la manovella: io ero una di queste. E finalmente alle prime ore del mattino terminavamo impaginandolo molto soddisfatti. Era molto bello stare insieme e condividere le nostre idee. Ricordo anche quando i nostri amici universitari raccontavano a noi, che vivevamo soprattutto la vita del paese, quello che accadeva a Bologna durante le manifestazioni studentesche. Insieme discutevamo gli articoli appena pubblicati e insieme facevamo proposte per quelli che avremmo scritti per il numero successivo. Voglio ribadire “insieme, nel bene e nel male” come ricorda una vecchia canzone scout, oggi un po’ dimenticata; E’ così che siamo cresciuti. Ora è tutto computerizzato, tutto on-line. Si scrive con la posta elettronica, su Facebook, un computer a testa e con Whatsapp si fa il resto. Ognuno a casa sua e il giornale te lo trovi già fatto e confezionato in una scatola, pronto per la distribuzione.
IL PRIMO FU “MERCURIO” POI VENNE “LO SPECCHIO” CHE GENERO’ “LO SPEKKIETTO”
- Dettagli
- Scritto da Alessandro Righini
- Categoria: Scout
L’ANTEFATTO CIOE’ MERCURIO
Il primo fu “Mercurio” dal nome del messaggero degli dei. Ne uscirono tre numeri, era l’organo di informazione del gruppo scout Casola Valsenio 1° . Quasi nessuno ormai se ne ricorda, salvo alcuni vecchi scout, allora ragazzini ed ora nonni.
Lo si stampava con un ciclostile modello primordiale in dotazione alla parrocchia. C’è qualcuno che si ricorda cosa era un ciclostile? Una cassetta con un paio di rulli, un inchiostratore ed una manovella.
Si preparavano delle matrici in cui un foglio trasparente, una specie di carta velina, incisa dalle lettere di una macchina da scrivere - rigorosamente Olivetti - fungeva da supporto per lo scritto. Immessa una matrice nel ciclostile, questa si inchiostrava avvolgendosi in un rullo, poi dalle lettere incise fuoriusciva l’inchiostro che riproduceva lo scritto imprimendolo nel foglio bianco.
Con un punteruolo apposito si potevano anche incidere rudimentali disegni, tipo graffiti.
Il primo numero di Mercurio uscì il 5 Gennaio 1961 e rappresenta l’inconfutabile testimonianza che lo Scoutismo a Casola Valsenio, anche se consacrato ufficialmente solo nel Maggio del 1963, con la pronuncia delle prime solenni promesse, in realtà esisteva già ben strutturato in una squadriglia libera fin dal 1960.
Nelle tre o quattro pagine di ogni numero di Mercurio troviamo un po’ di vita scout della quadriglia, un po’ di cronaca del paese, un racconto avventuroso di una tipica banda di adolescenti a puntate, qualche barzelletta e financo lo schema di un rudimentale ricettore a distanza di radiotrasmittenti.
Il virus della carta stampata
La pubblicazione di Mercurio durò solo tre numeri ma l’esperienza fu sufficiente per innestare il virus della carta stampata ed il gusto del reportage giornalistico nello scoutismo casolano, un virus che esplose qualche anno dopo e che, salvo una breve pausa di riflessione a cavallo dell’anno 1995 e 1996, aprì una epopea che dura tuttora.
Sfogliare oggi i fogli ingialliti, rudimentalmente stampati e graffitati di Mercurio, con le simpatiche storielle delle avventure di una banda di ragazzi, con le barzellette di una arguzia semplice e disarmante - che tuttavia, forse proprio per la loro freschezza, ancora oggi nel leggerle suscitano un moto di ilarità spontanea e istintiva - e con i severi “pistolotti” di elogio per la validità ed efficacia dei metodi e delle esperienze formative scouts contrapposte al qualunquismo ed al lassismo vigente in buona parte della società, provoca un moto di tenerezza e di simpatia, mista ad un leggero velo di nostalgica commozione per il passato “eroico” degli anni - ahimè! - perduti della giovinezza e per un tempo in cui, nonostante le ristrettezze economiche, tutto sembrava a portata di mano e possibile, compreso un futuro migliore.
Al di qua del mare
- Dettagli
- Scritto da pier ugo acerbi
- Categoria: Attualita
Premetto che lo spirito solidale espresso nella bella poesia di Riccardo è condivisibile e meritoria. Vorrei però sottolineare che scappare dalla guerra attraversando il mare, tra l’altro prendendosi il rischio di finire annegati, non è l’unica opzione. “Al di la dal mare”, parlo dal nostro punto di vista, non tutto è inferno. Esistono nazioni come la Turchia, la Tunisia, l’Algeria e addirittura il Sud Africa per i profughi etiopi e somali, che sono molto più accessibili dell’Italia e dove è possibile trovare un rifugio sicuro per la propria vita e per la propria dignità. L’intenzione espressa da chi preferisce invece “attraversare il mare” è chiara. Non interessa sfollare in attesa che la pace trionfi e sia finalmente possibile il ritorno, interessa piuttosto fare una scelta definitiva: quella di stabilirsi per sempre in Europa. Dunque, una migrazione dove prevale la l’opzione economica. Se così non fosse non si spiega come mai il campo allestito in Turchia tra Bozuyuk e Kutahya, esteso su un territorio che potrebbe comodamente contenere parecchie volte l’abitato di Casola, territorio pieno di casette prefabbricate allineate con una precisione quasi teutonica, sia completamente vuoto. Sono passato li davanti non più di 15 giorni fa e ho chiesto all’autista di fare una sosta per vedere da vicino questa meraviglia che magari farebbe comodo anche da noi per alloggiare i nostri terremotati del centro Italia. Struttura nuova, bella, comoda, attrezzata e… inesorabilmente vuota. Non si tratta quindi di “…brandire bastoni e ricacciare quelle mani da dove sono venute.”, per fortuna la stragrande maggioranza degli europei non pensa a questo.
Pagina 26 di 59